riceviamo in Redazione e pubblichiamo
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È con una certa sorpresa che abbiamo ricevuto in redazione un lavoro scientifico sul tema del confino fascista, quotato su una rivista internazionale, da parte della studiosa svizzera Francesca Falk.
Incuriositi dai nomi di persone di Ponza citate in Aknowledgements (Ringraziamenti), abbiamo chiesto ulteriori informazioni all’Autrice che ci ha detto di aver approfondito la sua ricerca attraverso due vacanze estive a Ponza ed essersi documentata in loco.
Lo pubblichiamo in file .pdf nella versione originale inglese (22 pagine) con la traduzione delle parti iniziale (Abstract) e finale (Closing Considerations)
Journal of migration history 5 (2019) 80-102
Deportations, the Spreading of Dissent and the Development of Democracy
The Confino on Ponza and Ventotene during Italian Fascism and its Political Aftermath
Francesca Falk, University of Fribourg, Contemporary History Department
Deportazioni, l’allargamento del dissenso e lo sviluppo della Democrazia
Il confino a Ponza e a Ventotene durante in Fascismo in Italia e le sue conseguenze politiche
Sommario
Lungi dal prevenire la protesta, la deportazione sul piano politico (confino) potrebbe, in alcune circostanze, aiutare a diffondere il dissenso. Di conseguenza, i luoghi dove i deportati sono stati mandati, diventano fertile terreno per nuove coalizioni. L’analisi di questi luoghi incrementa le nostre conoscenze su come la resistenza può essere contenuta, dispersa e ricostituita. La parte principale di questo articolo prende in considerazione la deportazione nelle isole pontine di Ponza e Ventotene al tempo del fascismo in Italia.
In queste condizioni vennero elaborate nuove idee politiche. La genesi del Manifesto di Ventotene sarà considerati un punto di partenza per una generazione che apre nuove traiettorie di sviluppo per un nuovo tipo di Unione Europea e in definitiva per l’attuale sviluppo della democrazia.
per questo motivo e necessario e urgente non solo richiamare la genesi di questo Manifesto, ma anche l’esperienza dei suoi autori, in quanto confinati.
Parole chiave
Confino – Dissenso – Resistenza – Alleanze – Nuove idee politiche – Manifesto di Ventotene – Unione Europea – Rifugiati
Un’isola. Film di Lizzani del 1986. La scena dello sbarco alla punta del molo
Considerazioni conclusive
Nel seguire le tracce di Maria Vitiello e Ursula Hirschmann sono state messe in evidenza le condizioni non solo private ma anche strutturali. È stato sottolineato che la pratica del confino non sempre ha portato al risultato sperato, e invece di prevenite la protesta, ha contribuito a diffonderla in altri luoghi.
Come in altre circostanze di confino, 115 deportati hanno ricordato quel periodo come un vero corso universitario di opposizione e un’accademia di resistenza. Di conseguenza questi luoghi divennero fertile terreno per nuove coalizioni e le zone di contatto dove confinati di differenti origini geografiche, politiche e di classe divennero consapevoli gli uni degli altri.
L’analisi di come Maria Vitiello divenne probabilmente la prima donna partigiana, mostra come la resistenza politica si ricostituì a partire dalle sue radici disperse.
Inoltre, nelle condizioni concrete di migrazione forzata, furono elaborate nuove idee politiche, per citarne una, la creazione del Manifesto di Ventotene.
Se l’Europa oggi chiude i suoi confini con ciò essa distrugge l’idea di base che era dietro tale visione di unificazione. Per questo è necessario non solo ricordare la genesi di questo Manifesto, ma anche l’esperienza degli autori di essere stati migranti e rifugiati.
Abstract
Instead of preventing protest, deportations on political grounds could – under certain circumstances – help to spread dissent. Accordingly, the spaces deportees were sent became fertile ground for new coalitions. Analysing such spaces furthers our understanding of how resistance may be contained, dispersed and re-constituted. The main part of this article focuses on deportations to the Pontine Islands of Ponza and Ventotene under Italian Fascism. Under such conditions, new political ideas were elaborated. The genesis of the Ventotene Manifesto will be considered as a starting point for a genealogy that opens up alternative trajectories of development for another European Union and, indeed, for today’s understanding of democracy. If, today, Europe closes its borders, it destroys the idea behind such a vision of unification. Therefore, it is urgently necessary not only to recall the genesis of this manifesto, but also the authors’ experience of being refugees.
Keywords
Deportation – Dissent – Resistance – Alliances – New Political Ideas – Ventotene Manifesto – European Union – Refugees
Closing Considerations
In following the traces of Maria Vitiello and Ursula Hirschmann, not only private, but also structural conditions are brought to the fore. It has been pointed out that deportations on political grounds did not always lead to the desired result, and instead of preventing protest, they helped spread it to other places. As in other circumstances of confinement, 115 deportees remembered their stay as a veritable university course in opposition and as an academy of resistance. Accordingly, these spaces became fertile ground for new coalitions and contact zones where deportees of different geographical, political and class origins became acquainted with one another. Analysing how Maria Vitiello eventually became the first female partisan shows how political resistance was re-constituted in its very dispersal.
In addition, under the concrete condition of forced migration, new political ideas were elaborated, let us remember the creation of the Ventotene Manifesto. If, today, Europe closes its borders, it destroys the very idea behind such a vision of unification. Therefore, it is necessary not only to recall the genesis of this manifesto, but also its authors’ experience of flight and being refugees.
Lavoro originale in file .pdf: Journal of Migration History