Proposta da Maria Conte
Mi sento vicina agli Amici che, in prosa o in versi, hanno onorato con grande affetto il Genitore, del quale anch’io, come loro del proprio, sento tanta nostalgia; vorrei tornare indietro nel tempo, per darGli tutto l’affetto che Egli meritava e che forse io non ho del tutto capito e apprezzato come persona.
Agli Amici che, nei giorni scorsi, hanno parlato del proprio Padre con tenerezza e nostalgia, desidero far conoscere, qualora non la conoscessero, questa poesia del poeta Camillo Sbarbaro, certa di incontrare il loro apprezzamento e gradimento.
Saluti affettuosi da Padova.
Maria Conte
Nella poesia che segue, Camillo Sbarbaro, che aveva avuto un complesso e problematico rapporto con il padre quando questi era in vita, recupera in due immagini semplici e intense la figura positiva del padre, dopo la sua morte.
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia avea fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia,e tutta spaventata
tu vacillando l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
dal quel cattivo ch’era il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.
Camillo Sbarbaro nasce a Santa Margherita Ligure il 12 gennaio 1888. Il padre Carlo era ingegnere e architetto, figura molto amata dal poeta, al quale dedicherà due note poesie nella sua seconda raccolta di versi “Pianissimo” (1914).