di Sandro Vitiello
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Ho il ricordo di un pomeriggio d’inverno nella casa di mio padre a Ponza.
Eravamo io e i miei fratelli, quasi tutti.
Noi da soli, senza nessun altro.
Insieme a nostro padre.
Si incomincia a parlare di cibo e come per magia prende forma un discorso corale in cui ognuno dei presenti raccontava i propri ricordi legati all’alimentazione, ai riti della tavola.
Comincio a prendere appunti.
Qualcuno mi domanda: “Vuoi raccontare la miseria?”
“Voglio raccontare la storia, la nostra storia”.
Passammo qualche ora e la discussione si fermò solo perché si era fatto tardi.
Se avevo bisogno di qualche conferma, quella sera ebbi la certezza che la storia della nostra comunità andava conservata e raccontata.
Perché la memoria spesso unisce.
Quando è nata Ponzaracconta uno dei primi scritti è stato proprio quello.
E adesso ci sono diecimila scritti che, nel bene o nel male, ci raccontano tante vicende del nostro mondo. Ci aiutano a ricordare e ci permettono di confrontare il nostro giudizio sull’attualità.
Quella che riguarda la nostra isola e anche quella che succede fuori dai suoi confini.
Diecimila può sembrare un numero importante eppure io lo considero solo l’inizio.
Ad esempio si possono raccogliere ancora tante testimonianze tra i ponzesi sparsi nel mondo.
I ricordi dei figli o dei nipoti di quanti sono partiti dalla nostra isola sono importanti perché portano con se un punto di vista ben diverso da quello di chi è rimasto a vivere a Ponza.
Ne abbiamo avuto conferma parlando con gli amici dell’Argentina o degli Stati Uniti.
Si può fare di più.
Ponzaracconta è stato anche strumento di incontro e riflessioni pubbliche.
Mi permetto di ricordare i due “Quaderni”, pubblicati dall’associazione.
Quello pubblicato nella primavera del 2014, quando sono venuti a trovarci gli amici di Aglientu, Sardegna, e quello dell’anno scorso dedicato alla navigazione pubblica tra Ponza e la costa.
Insomma abbiamo fatto cose belle ma c’è ancora spazio per farne tante altre.
Ci vediamo ai prossimi diecimila, ma anche prima.