di Ernesto Prudente
Lettera P
seconda parte
Pésce balèstre
– pesce banestra s.m. Balistes carolinensis, dei balistidae. E’ l’unico rappresentante nel Mediterraneo di questa numerosa famiglia. Si pesca occasionalmente.
Pescecane
– verdesca s.m. Galeorhinus galeus. della famiglia degli squaloidi. Pesce comune nelle acque isolane, è arrivato fino sul bassofono di Sant’Antonio, ncòppe u summariélle, dove Ferdinando e Cirillo, con colpi di “viagge”, lo catturarono.
A Ponza con il nome di pescecane si indica qualsiasi specie di squalo.
Pésce carabbiniére
– pesce martello s.m. Spyrna zygaena, squaloidi. Così chiamato per la forma della testa che rassomiglia al cappello della grande uniforme dei carabinieri. E’ un pescecane molto pericoloso. E’ chiamato anche pesce martello.
Pésce castagne
– pesce castagna s.m. Brama raii. Vive a notevole profondità. Si avvicina alla costa nel periodo estivo.
Pésce cornute
– pesce cornuto s.m. Forca peristedion. In una grande famiglia non poteva e non può mancare.
Pésce diàvule
– pesce diavolo s.m. Mobula mobular. Il genere comprende diversi tipi. Trae il nome diavolo da due pinne sulla testa che sembrano corna. Comunemente chiamata manta. Ha la forma di una razza di dimensioni immense. La lunghissima coda, per un pesce di circa due quintali, è di circa cinque metri. E’ come uno spago sottile. La manta rimane impigliata nelle reti poste in superficie. Si parlò di manta, per la prima volta, negli anni cinquanta quando alcuni subacquei partirono da Ponza per un raid nel mar Rosso. Silverio Zecca, maestro e precursore della pesca subacquea, componente del gruppo, ne fiocinò una, la prima pescata con un fucile, di oltre cinque quintali di peso.
Pésce pavone
– pesce pavone s.m. Così chiamato per la sua coda sontuosa. I pescatori lo chiamano anche mangialici.
Pésce prèute
– pesce prete s.m. Uranoscopus scabre. Da noi si chiama anche lucèrne ed è comune nei nostri mari. Vive nel fango e nella sabbia. Si pesca, in genere, con le coffe. E’ uno dei componenti della zuppa.
Pésce puorche
– pesce porco s.m. Oxynotus centrina. Ha il corpo tozzo con testa piccola la cui estremita, contenente la bocca, finisce come quella di un porco, da cui il nome. Il colore della pelle è sul marrone. Vive nei mari delle nostre coste e spesso finisce nelle reti. Il pesce porco venne in auge quando divulgai la foto di un pesce dalla forma strana, stranissima, direi. La foto mi venne data da Giuseppe, il fratello della notissima signora Carmelina Ferraiuolo. Era una foto del nonno con un gruppo di giovani ponzesi.
Questo signore, di nome Damiano, era un pescatore che giornalmente frequentava i mari di levante di Ponza e un giorno, nei pressi delle Formiche, trovò impigliato nella sua rete un pesce dalle forme strane. Un qualcosa che non aveva mai visto. Lo smagliò con attenzione e lo pose sulla prua coprendolo con un sacco. Al rientro portò, come al solito, il pescato nella pescheria ma quel pesce lo tenne da parte per portarselo a casa per farlo vedere ai suoi familiari e al vicinato. Nel percorrere il tratto di strada Banchina Di Fazio- Via Scarpellini, dove abitava, era costretto a passare, sulla Punta Bianca, davanti allo studio fotografico di Biagio D’arco, attuale negozio di “Totonno, tutto per la pesca”. Il fotografo lo notò e notò anche lo strano animale per cui gli chiese di fotografarlo. Si radunarono e parteciparono anche alcuni giovani che si trovavano occasionalmente nella zona, come risulta dalla foto. Siamo negli anni 1934- 1935. Il pesce ha, per la parte della testa, più o meno, le caratteristiche del pesce porco ma è totalmente differente nella parte centrale dove presenta due curiose pinne pettorali e nella parte caudale dove mostra due zampe simili ai piedi palmati di un gabbiano o di un qualsiasi uccello acquatico. Nessuno, fra la tanta gente interpellata a cui è stata mostrata la foto, ha saputo darmi spiegazioni. E’ un grossopterigio? Come potrebbe sembrare. Se così fosse ci troveremmo davanti ad un caso di enorme interesse scientifico perché l’esemplare potrebbe essere un celacanto, creduto a lungo estinto. Nel 1939, con grande meraviglia degli scienziati, un esemplare di celacanto fu pescato al largo delle coste sudafricane e venne chiamato latemerie dal nome di uno studioso che si interessò al caso. Da allora anche altri esemplari sono stati pescati nelle acque profonde al largo delle isole Comore nell’oceano indiano. Se il pesce pescato dal Tagliamonte fosse, pertanto, un celacanto aprirebbe nuovi discorsi tecnici perché la sua pesca risale a diversi anni prima del 1939, anno dell’esemplare preso al largo del Sudafrica, e il luogo di pesca sono le acque delle Formiche, una secca ad un miglio ad est dell’isola di Ponza, nel pieno del mar Tirreno..
Pesce sciabbule
– pesce sciabola s.m. Lepidopus caudatius. Di forma piatta e allungata, di colore argenteo. Ha una dentatura agghiacciante. Frequenta i mari della Botte. Incomincia a far parte dei piatti isolani.
Pésce sèrre
– pesce serra s.m. Pomatomus saltatrix. Dalla particolare dentatura scaturisce il suo nome.
Pésce spate
– pesce spada. Xiphias glaidius. Pesca giovane per gli isolani. Ha meno di cinquanta anni. Venne introdotta negli anni sessanta del secolo scorso da alcuni siciliani. Il primo attrezzo da pesca furono le coffe, con una particolare armatura. Seguì la rete che portò vantaggi enormi. Da alcuni anni, per legge europea, è proibito pescare il pesce spada con la rete. In questi ultimi anni la pesca del pesce spada ha rappresentata la fonte di maggiore guadagno nell’attività pescatoria isolana.
Pésce vacche
– pesce vacca s.m. Haxansus griseus, squaloide. Non è altro che il capopiatto.
Pésce vétre
– pesce vetro s.m. Ho voltato pagine e pagine di libri ma non sono riuscito ad inquadrarlo. Pesce nuovo per Ponza. Si impiglia nelle reti da posta in superficie ed è molto fragile. La pelle si squarcia facilmente, da cui il nostro nome.
Pésche
– pesca, s.f. Attività, lavoro.
Peschèrécce
– peschereccio, s.m. Naviglio da pesca che usa la rete a strascico.
Petàgne
– galleggiante s.m. Boa con relativa corda a cui vengono legati gli attrezzi da pesca posti sul fondo.
Pète i puorche
– Piede di porco s.m. Paletto di ferro idoneo a schiodare o a far leva.
Pettàrèlle
– pesciolino s.f. Pesciolino che spilluzzica l’esca senza abboccare.
Pettàte
– pendio s.f. Versante, scarpata sottomarina.
Pèttene
– pettine s.m. Conchiglie di varie specie: nucula nuclus, anafora corbuloides, glycymeris tinca. Tutte buone da mangiare.
Pettenésse
– Tordo pavone s.f. Crenilabrus tinca, dei lamellibranchi. Colorito vivace, vive in acque basse, scogliose e ricche di alghe. Si pesca con la rete e con la lenza. Discreto il sapore.
Pezzale
– pezzale s.m. Parte della rete di una cianciola dove vengono confluiti i pesci che sono stati circuiti.
Pezzogne
– Occhialone s.f. Pagellus centrodontus, famiglia degli spatidi. Vive a grosse profondità su fondo roccioso. Si pesca con il bolentino per l’intero anno. Una volta la pesca alla pezzogna si effettuava solo nei mesi primaverili e si pescavano grosse quantità. Oggi è la pesca preferita dai dilettanti che arrivano anche dal continente. L’unico professionista isolano che esercita questa attività è Paolo Cristo, sansone. Luigi Ferrucci, alias maresciallo, ha pescato, con il suo equipaggio di quattro marinai, nelle acque di Gaeta, in una sola giornata, dodici quintali con esemplari che raggiungevano i quattro e cinque chili di peso. Penso di non sbagliare affermando che, nelle nostre acque, la pezzogna è in fase di estinzione.
Pezzòtte
– ritaglio s.m. Pezzo di legno usato per riparare una spaccatura o una lesione.
Picche
– picco avv. La voce picco ha diversi significati. A picco si sta quando la nave è perpendicolarmente sull’ancora o quando l’ancora è stata sospesa dal fondo. Questo modo avverbiale si usa anche per dire “colare a picco o andare a picco” in luogo di “a fondo”.
Piéde
– piede s.m. Misura inglese pari a cm. 30,47, usata internazionalmente per misurare l’immersione delle navi. Il piede di pollo è, invece, un nodo particolare.
Piérne
– perno s.m. Asse intorno al quale gira una ruota o unisce più pezzi o sostiene qualcosa. Fulcro, cardine, sostegno.
Pegnone
– Pignone s.m. Parte posteriore del picco di carico che è inanellata all’albero.
Pile i séte
– filo di seta s.m. Filo di nailon usato per fare lenze.
Pilòte
– pilota, s.m. Il pilota è una persona che dimora a terra e che ha la perfetta conoscenza della configurazione subacquea e di qualsiasi altra condizione meteomarina del posto in cui opera. Il pilota è autorizzato a dirigere le manovre di entrata e di uscita delle navi da quel porto. Quando sale su una nave, il pilota ha il diritto di comandare qualsiasi e qualunque tipo di manovra senza, con ciò, diminuire la responsabilità del comandante per eventuali danni che avvengano mentre il pilota comanda la nave.
Pinte i rré
– donzella s.m. Thalassima pavo, della famiglia dei labridi. E’ un pesce saporitissimo. La sua dolce morte è la frittura.
Piovàsche
– piovasco, s.m. Con piovasco si indica un forte colpo di vento con pioggia.
Piràte
– pirato, s.m. Il pirata è colui che corre i mari per commettere depredazioni e violenze contro le marinerie dei paesi costieri. Il pirata, a differenza del corsaro, agisce di propria iniziativa, in qualsiasi tempo, contro navi battenti qualsiasi bandiera, per far bottino a suo esclusivo vantaggio.
Piròghe
– piroga, s.f. La piroga è una imbarcazione ottenuta da un tronco d’albero scavato. Viene spinta con pagaie. E’ la prima imbarcazione creata dall’uomo ed è la prima imbarcazione che ha solcato i mari ponziani.
Pisciavìnnule
– pescivendolo s.m. Chi esercita il commercio ittico.
Pittà
– pittare, v. Pitturare, verniciare.
Plance
– plancia, s.f. E’ il ponte di comando di una qualsiasi nave. Oltre alla timoneria vera e propria fanno parte della plancia la sala radio, il locale per il carteggio e, su tante navi, anche l’alloggio del comandante.
Pollece i mare
– pulce di mare s.m. Talitro
Polverizzatore
– polverizzatore s.m. Apparecchio che serve per immettere nella camera di scoppio o nella caldaia combustibile polverizzato in modo che possa bruciare immediatamente.
Pompa
– pompa s.f. Attrezzo, di forma e contenuto diversi, presente su ogni tipo di imbarcazione.
Pònte
– ponte s.m. Piano orizzontale che si estende per tutta la lunghezza della nave, dividendone l’interno. Si chiama ponte di coperta quello superiore.
Pònte
– ponteggio s.m. Impalcatura. Struttura in legno destinata a sostenere i marinai che si dedicano ad un lavoro lungo le murate esterne.
Ponte
– punta s.f. Prominenza della terra sul mare: a ponte a Uardje, a ponte u Ffiéne, a ponte i Capejanche, a ponte u Nciénze, a ponte i Tramuntane, a ponte i Mezejuorne.
Poppavje
– poppavia s.f. Usato per definire qualunque cosa che, rispetto ad un’altra, si trova dalla parte della poppa.
Poppe
– poppa s.f. Parte posteriore dell’imbarcazione che può essere di forma quadrata o rotonda.
Pòrtòlane
– portolano s.m. Libro, edito dall’Istituto Idrografico, che contiene la descrizione dei porti e tutte le notizie utili per il navigante.
Poste pe dà funne
– posto di dar fondo loc. Il punto dove deve ancorarsi una nave su ordine dell’Ufficio marittimo.
Poste d’incéndje
– posto d’incendio s.m. L’assegnazione fissa, per ogni membro dell’equipaggio, del luogo dove deve operare per lo spegnimento di un eventuale incendio.
Poste i lavàgge
– posto di lavaggio s.m. L’assegnazione per ogni marinaio della zona dove deve avvenire il lavaggio dei ponti.
Poste i manovre
– posto di manovra s.m. L’assegnazione fissa per ogni membro dell’equipaggio per le varie operazioni che si devono compiere per l’ormeggio e il disormeggio della nave.
Praje
– pagro s.m. Pagru spagrus, del gruppo degli sparidi. Ha forma simile al dentice e all’orata, di colore argenteo. Vive su fondali rocciosi. Abbocca facilmente all’amo ma finisce anche nelle reti. E’ pesce di prim’ordine.
Pràteche
– pratica s.f. Con tale termine si definisce l’operazione obbligatoria che ogni nave deve fare portando i registri di bordo nell’Ufficio marittimo per l’apposizione del visto con il quale le si concede la possibilità di comunicazione con la terra ferma. Con questo termine al maschile, u pràteche, si indica il pratico locale, persona designata alle funzioni di pilota.
Prèmetrécce
– premitrecce s.m. Arnese che serve a rendere stagno il passaggio dell’acqua.
Prése d’acque
– presa d’acqua s.f. Prendono questo nome quei punti, a bordo o sulle banchine, dove è possibile attingere acqua sia dolce che salata.
Prèstantine
– prestantino s.m. Nelle navi in legno si dà questo nome alle due estremità, poppiera e prodiera, del paramezzale che tendono a rialzarsi per seguire poi la forma interna del dritto di poppa e della ruota di prua.
Previsione
– previsione s.f. Pronostico, preventivo delle condizioni metereologiche. E’ difficile accertare il sicuro perché è difficile, nonostante i mezzi tecnici a disposizione, dare in tempo rapido il preavviso di una perturbazione atmosferica.
Prore
– Prora s.f. Estremità anteriore della nave, a forma di cuneo chiamata anche prua.
Prutése
– prodese. s.m. Cima che si stende da prua per il tonneggio della nave.
Puggià
– poggiare, v. Cambiare rotta. In genere si puggia allontanando la prua della nave dalla direzione del vento in modo da riceverlo in una posizione più favorevole.
Puggiate
– poggiata, s.f. E’ la posizione di una nave che, interrotta la navigazione, si ferma in una rada o baia per evitare i danni di un cattivo tempo.
Pulégge
– puleggia s.f. Rotella che si trova nei bozzelli o nelle pastecche o in qualsiasi carrucola. Sono di legno durissimo e sono scanalate per un ottimo alloggiamento della cima.
Puléne
– polena, s.f. Decorazione di forma umana che ornava la prua dei velieri.
Pummadore
– pomodoro s.f. Actinia equina. E’ un mollusco, di colore rosso e simile ad un pomodoro, attaccato agli scogli con una ventosa.
Punènte
– ponente s.m. La direzione del punto cardinale ovest. Occidente. Vento che spira da questa direzione. Forma, con il vento proveniente da sud, il ponente e libeccio-OSO, e con quello proveniente da nord il ponente e maestro- ONO.
Puntale
– pontuale s.m. Pezzo di legno che corre, lungo i fianchi, da poppa a prua, di un bastimento. Su di essi poggiano le estremità dei bagli che si incastrano poi nel trincarino.
Punte
– punto s.m. Posizione della nave in navigazione.
Puntile
– pontile s.m. Opera in muratura, ferro o legno costruita per l’attracco dei natanti.
Puntille
– pontello s.m. Sostegno.
Puntone
– pontone s.m. Grosso e consistente galleggiante, con prua e poppa quadre, usato, nei porti, per il trasporto di qualsiasi tipo di merce.
Puorte
– porto s.m. Ricovero lungo la costa dove le navi si possono rifugiare per svolgere operazioni commerciali o per ripararsi da un temporale.
Purpare
– polpara, s.f. Piccolo e particolare attrezzo da pesca per la cattura dei polipi. Piccola ancora usata per afferrare qualcosa che si è persa in mare. Gruppo di ami uniti.
Purpe
– polipo, s.m. Ozoena aldovrandii, dei cefalopodi. Abbonda in tutti i mari. Quello da chilo è l’ideale per prepararlo all’insalata dopo una cottura di venti minuti in abbondante acqua con peperoncino. Tagliato a fette va condito con aglio, olio e prezzemolo. Va mangiato dopo diverse ora dalla preparazione perché si deve insaporire. Il limone va aggiunto quando lo si porta a tavola.
Purpésse
– polpessa s.f. Octopus macropus. Non ha le stesse virtù del fratello.
Purtàte
– portata s.f. Capacità di carico di una nave mercantile che si esprime in tonnellate..
Purtiélle
– portello s.m. Qualunque tipo di apertura che serve per dare aria e luce all’interno di un natante. Coperchio della stiva dei piccoli gozzi.
Pustale
– postale s.m. Nave che svolge una regolare linea di collegamento fra i vari porti per il trasporto dei passeggeri e della posta per la qual cosa viene sovvenzionata dallo Stato.
Putènze
– potenza s.f. Capacità di sviluppo di una qualsiasi macchina motrice. Si misura in cavalli vapori.
Puzze
– pozzo s.m. Con tale termine si definiscono quei ripostigli che servono per depositare la tanta roba che vi è su una nave. I principali sono i due pozzi delle catene destinati a contenere le catene delle ancore. Durante il salpaggio un marinaio si reca nel pozzo per sistemarvi, a spire larghe, la catena così che ciascuna spira sia totalmente libera da quella che le è sotto e ciò perché quando si dà fondo la catena deve scorrere liberamente senza impigliarsi.
(continua)