di Vincenzo Ambrosino
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Il 27 aprile, nella Sala consiliare, Danilo D’Amico, coordinatore di Fratelli d’Italia a Ponza, ha presentato il suo libro dal titolo “Si può fare”. Ad accompagnarlo nella presentazione c’era oltre alla consigliera comunale Maria Sandolo anche il senatore Nicola Calandrini. In una sala piena di persone attente c’era anche il sindaco Franco Ferraiuolo.
V. A.
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D. Caro Danilo, la prima parte del tuo libro la dedichi alla politica dell’ex sindaco Vigorelli, quindi è giusto approfondire questo capitolo. Vigorelli ha vinto le elezioni del 2012 – come tu hai ricordato nel tuo libro – per soli 14 voti.
Quell’anno si confrontarono 3 tre liste: quella di Vigorelli, una capeggiata da Balzano e un’altra da Ferraiuolo.
Vigorelli – pur essendo un noto giornalista, pur essendo stato capace di agganciare Franco De Luca (che in quel periodo si era messo in testa di fare una sua lista) e il comitato “Ponza C’è” (distintosi per la politica contro Porzio) – malgrado tutto questo armamentario, ha vinto solo di misura.
Eppure Vigorelli incarnava una possibilità di cambiamento reale. Uomo di cultura e di esperienza internazionale, uomo di comunicazione sicuramente imparagonabile rispetto ai candidati passati, presenti e forse futuri, pur presentatosi ai ponzesi con questi requisiti non ha preso molti voti. Non è riuscito a convincere, già allora, la maggioranza dei ponzesi. Questo che cosa ti fa capire?
R. Caro professore, intanto grazie per aver letto il mio libro “#SiPuòFare” e grazie per questa intervista. Come al solito dimostri di essere l’unico capace di suscitare dibattito.
Si, Vigorelli vinse per un soffio e, come ho spiegato nel libro, non fu un caso o la fortuna, fu un risultato scaturito da un preciso bisogno dell’elettorato ponzese. Antonio Balzano non avrebbe mai potuto vincere, neanche se avesse corso da solo, perché rappresentava quel ritorno al pressappochismo politico che ci costò il commissariamento. Ferraiuolo era “l’usato sicuro”, l’uomo rassicurante che non prometteva il cambiamento ma il ritorno ad una non meglio specificata ponzesità. L’anima stessa del comune di Ponza, l’unico che poteva sfidare “il forestiero”.
Vigorelli entrò a gamba tesa nella politica ponzese, con il suo stile. Era quello di cui aveva bisogno l’elettorato perché fu l’unico ad interpretarne correttamente la voglia di cambiamento. La manciata di voti di differenza fu una conseguenza della campagna poco empatica con l’elettore medio e il frutto della bravura degli avversari di additarlo come nemico dei ponzesi. La vittoria doveva avere uno scarto maggiore, ma anche un voto in più è più che sufficiente.
D. Vigorelli comunque, anche se con solo 14 voti in più, ha vinto e governato alla sua maniera. Come anche tu dici “il cambiamento che ha promesso in parte lo ha realmente realizzato”: l’isola con Vigorelli è stata più pulita, più ordinata, più visitata, ecc.
Ma allora ti chiedo: tu pensi che la maggioranza dei ponzesi sia autolesionista e pur avendo nelle mani il “campione che da solo può far vincere il campionato vota per mandarlo via? I ponzesi hanno –secondo te – sbagliato a non dare la maggioranza a Vigorelli?
R. “Il popolo sbaglia spesso, ma mai nella cabina elettorale”. Questo era Andreotti a dirlo, ed è una delle poche cose giuste che abbia mai detto. Perciò no, i ponzesi non hanno sbagliato. L’errore fu di Vigorelli, e solo il suo, perché sottovalutò l’aspetto politico e puntò troppo sugli indiscutibili risultati amministrativi che la sua squadra aveva ottenuto.
Si fueris Romae, romano vivito more era un detto in uso nell’antica Roma: se vivi a Roma, vivi secondo gli usi e i costumi di Roma. Lui non lo ha mai fatto, ed è stata la sua forza, per carità, ma non è riuscito a capire per tempo che quel messaggio di cambiamento, che aveva con successo lanciato, era stato sostituito nella mente dei ponzesi dal messaggio di restaurazione portato avanti dai suoi avversari. Questo e una serie di errori durante la campagna elettorale, dovuti ai consigli sbagliati dei troppi “lecchini” che gli ruotavano intorno, lo ha portato ad una sconfitta.
D. Vigorelli non ha mai amato il “consociativismo”, ha sempre rifiutato di dialogare con i comitati cittadini e le varie associazioni che chiedevano di partecipare alle decisioni importanti. Ricorderai le polemiche sull’esclusione alle conferenze dei servizi dei comitati per il porto a Le Forna? Vigorelli voleva imporre il cambiamento producendo nuove strutture per nuove organizzazioni. Fare il porto a Le Forna era per lui un reale cambiamento che si imponeva alla società e alla organizzazione isolana. Tu pensi che le strutture possono essere imposte ad una comunità per il suo bene?
R. È una domanda a cui posso rispondere in parte. Non posso parlare di ciò che Vigorelli “amasse” o meno. Posso dire che l’impressione che ha dato è stata quella del voler imporre alcune scelte importanti senza aver prima sondato il terreno. Il suo errore è stato non tanto non aver dialogato con alcune Associazioni, dopotutto il Sindaco viene eletto per prendere delle decisioni e non per farle prendere a delle Associazioni che rappresentano quasi nulla del nostro tessuto sociale. In fondo il suo programma, che è o dovrebbe essere il motivo principale per cui eleggere un candidato piuttosto che un altro, era ben chiaro: cambiamento. L’errore fu politico. Lui e la sua squadra in cinque anni sono stati più presenti su Facebook che in mezzo alla gente. Risultati ottimi, e lo dico a gran voce, ma che non sono passati nel verso giusto. Perciò no, i grandi progetti non possono essere “imposti” dall’alto. Vanno fatti partire dalla base. Ecco uno dei motivi per cui ho scritto questo libro.
D. A Ponza c’è un problema: per vincere le elezioni bisogna piacere alla maggioranza dei ponzesi! Per conservare il potere bisogna fare la politica che piace alla maggioranza dei ponzesi. Ma in queste condizioni, come si può prospettare un cambiamento reale di questa isola che ha bisogno minimo di due mandati elettorali?
R. Due mandati? Caro prof sei ottimista! Io dico almeno tre, e chi dirà il contrario in campagna elettorale mentirà sapendo di mentire. Credo che i ponzesi non siano stupidi, anzi. Credo anche che il disastro di questa amministrazione abbia fatto ben capire che il tempo dei dilettanti deve finire. Lessi, tempo fa, un tuo interessante articolo dove dicevi che ci sarebbero potute essere solo due tipi di amministrazione. “La prima avrebbe dovuto fare ciò che serve alla popolazione, con conseguente vita politica breve. La seconda, invece, è quella che fa ciò che vuole la popolazione, creando danno all’isola ma di durata politica maggiore”. Credo ne esista una terza: quella che, partendo cinque anni prima delle elezioni e non i soliti 40 giorni, faccia capire alla popolazione che è necessario un cambio di rotta. Una volta eletta, questa amministrazione, dovrà essere rappresentata da un politico e la squadra dovrà essere “tecnica”. Lavoro amministrativo quotidiano e comunicazione. Bravura tecnica e impegno e conoscenze politiche. Se poi sarà un amministrazione giovane, anche meglio.
D. A Ponza siamo ancora alle barricate tra famiglie vicinali, non c’è un minimo di organizzazione commerciale, le istanze sociali non trovano sintesi in coordinamenti politici, in comitati civici. Tu dici di ritornare alla politica per costruire la base di una democrazia dialogante e costruttiva. Anche per questo tu hai scritto con coraggio il tuo libro, anche per questo hai organizzato l’associazione Punto di Svolta?
R. Punto di Svolta è nata per dare una casa a diverse sensibilità politiche. Destra e Sinistra, con i vari distinguo tra loro. È un’operazione che mi è riuscita in parte. La strada è stata in salita. Ripidissima. Proprio per le divisioni di cui parlavi. “Quello mi è antipatico, quello ha votato Vigorelli, quella Ferraiuolo”, e così via… Essere un leader significa trovare la sintesi tra queste varie anime e riunirle sotto un unico progetto, e devo dire che sono sempre di più. Anche e soprattutto grazie a questo libro #SiPuòFare non è solo lo slogan del nostro programma ma è anche il mio motto nella vita di tutti i giorni. Voglio portare questo motto nella vita politico-amministrativa dell’isola. Sono conscio delle difficoltà in cui siamo, ma allo stesso tempo sono sicuro che con la squadra giusta, unita sotto questo progetto, ce la possiamo fare. Possiamo e dobbiamo e ci stiamo lavorando. Dico “ci stiamo” perché, per quanto non si notino, intorno a me c’è un gruppo di persone che mi aiuta e consiglia.
D. Caro Danilo con il tuo libro ci dici che con te i giovani sono ritornati a fare politica. Che la tua generazione vuole di nuovo determinare il proprio futuro, dici che “se non lo fate adesso probabilmente questa isola diventerà un villaggio vacanze e i giovani devono rassegnarsi a fare i camerieri o gli animatori”. Bene, il tuo messaggio principale quindi va ai giovani! Come vuoi convincere anche gli altri giovani, quelli che stanno nell’orbita Ferraiuolo, e che bisogna incontrarsi e prospettare insieme un’alternativa di governo generazionale?
R. Con il lavoro giornaliero. Sono più di due anni che lavoriamo incessantemente per Ponza. Abbiamo portato già degli ottimi risultati e solo chi non vuol vedere non li nota. Inoltre io sono sempre in giro tra Provincia, Regione, Parlamento e tra poco anche al Parlamento Europeo. Sono il tramite delle istanze del nostro popolo verso i palazzi della politica, perché è lì che dobbiamo essere presenti. I giovani, e non solo, devono capire che è con la politica che si risolvono i problemi, non eleggendo il pescivendolo di turno che al massimo proverà a condonarsi la casa di famiglia. Basta analizzare il nostro passato e il nostro presente per far capire alla mia generazione come affrontare il futuro. Molti giovani lo hanno già fatto. Alcuni di questi, come hai riassunto, “ruotavano intorno all’orbita Ferraiuolo”. Permettimi di dire, però, che questo è un falso problema. I fanatici, o come li chiama il mio amico Guido gli Avengers, ci sono in entrambi i lati della scacchiera. A me personalmente non interessano né gli uni né gli altri. Io lavoro ad un progetto alternativo, con alcune ottime idee dell’amministrazione Vigorelli, è vero, e le polemiche le lascio al Consiglio Comunale. A me personalmente piace lavorare per portare a casa dei risultati, come per esempio il DDL sulle zone franche per le isole minori, e se devo “rompere le scatole” ben venga! Non mi hanno zittito con le botte, non lo faranno creando ad arte degli inutili pregiudizi. Ho votato e sostenuto Vigorelli, e se tornassi indietro lo rifarei con ancora più convinzione, ma Almirante, di cui sono un estimatore, diceva: Non rinnegare, non restaurare. Ecco, io guardo al futuro e Ponza deve fare lo stesso.
D. Caro Danilo, quando si fa un progetto bisogna individuare un Fine. Io dico che il Fine è salvare la residenza invernale da cui poi devono partire tutti gli obiettivi politici da portare avanti. Sei d’accordo con me che il Fine di questa isola è salvare la residenza invernale?
R. Assolutamente d’accordo. Il punto focale del mio programma è la lotta allo spopolamento, di conseguenza la salvaguardia della residenza (o resistenza) invernale. Sgravi fiscali, sanità, scuola, lavoro, devono tornare al centro del dibattito politico. Non possiamo limitarci alla polemica e al favore al parente o amico di turno. Allo stesso modo non accetto però che a darci lezioni siano persone che pontificano dal loro bel salotto radical-chic di città oppure i protagonisti del malloppo estivo. Io posso pontificare, costoro no, e lo dico con tutta la grinta (o forse rabbia) di cui dispongo. Tre anni fa feci una scelta: lasciai il mio lavoro da Capo Animazione, ben pagato e che mi faceva girare il mondo, per tornare a Ponza. Ho scelto di venire a “buttare il sangue” (in tutti i sensi) qui sull’isola senza certezze e con poche speranze per il futuro. Come ho scritto nella retro copertina del libro: Non si spera in un momento migliore, lo si crea. Ecco, sono tornato per provarci.
D. Dopo il Progetto, un governo di cambiamento produce una politica amministrativa. Quindi organizzazione della macchina amministrativa. Deleghe ai vari assessori che hanno obiettivi chiari da raggiungere. Organizzazione del lavoro politico, comunicazione di questo lavoro. Tutto questo si può raggiungere con una lista civica oppure bisogna tornare ad una coalizione di partiti?
R. L’ho scritto nel libro. La Lista Civica è il veicolo migliore per ottenere la vittoria, ma poi? Poi nessuno ti si fila senza la politica. Credo che, seppur civica, la futura lista debba essere politicizzata. Coalizione? Dipende. Su Ponza l’unico partito sempre presente, ben strutturato e che ha portato delle istanze per il territorio è Fratelli d’Italia. La Lega, che recentemente ha visto aderire il Consigliere Franco Ambrosino, e il M5S sono disorganizzati. Se si strutturassero ne beneficerebbe l’isola intera. Credo nel dialogo, ma non nelle prese in giro. Per una coalizione ci vogliono degli interlocutori seri e affidabili. Con chi devo parlare? Con chi devo sedermi a tavolino per mettere in campo squadra e programma? Finché ci sarà questa confusione è chiaro che Fratelli d’Italia andrà avanti per la sua strada. Dal partito ho avuto la cosiddetta “carta bianca” sull’isola e quindi sono prontissimo ad accordi di governo, ma alle mie condizioni, è ovvio. Per quanto riguarda il PD, finché i suoi esponenti e possibili interlocutori rimarranno i vari Gennaro Di Fazio o Michele Nocerino è ovvio che non ci sarà nulla di cui discutere. A differenza di chi salta da un partito all’altro, o da un’idea all’altra, io ho una sola parola. Si chiama coerenza.
D. Nel tuo libro hai accennato ad arredo urbano, pulizia, decoro, che hanno bisogno di efficienza e organizzazione nell’erogazione dei servizi, ma anche collaborazione da parte dei cittadini. Come agiamo concretamente in questa società che rimane individualista e divisa, per promuovere e organizzare questa efficienza che ha bisogno di collaborazione convinta?
R. Andandoci giù come un treno. Serve grinta, competenza e si deve dare il buon esempio. Siamo divisi? Vero. Badiamo solo al nostro orticello? Vero. È difficile ottenere la collaborazione? Diavolo se ne so qualcosa! Ma, caro professore, ti sembra forse che io mi sia scoraggiato? Ho continuato a testa bassa a lavorare e sai cosa è successo? Che sempre più persone ora – un piccolo passo alla volta – mi danno una mano. Vero, mi faccio un fegato tanto, ma se serve per aprire la pista allora ben venga. Voglio fare lo stesso una volta al governo dell’isola. Deve essere la politica a dare il buon esempio, iniziando dal linguaggio. Quando ho iniziato usavo un linguaggio molto aggressivo, l’ho ammesso. Poi, essendomi circondato volutamente di consiglieri che smorzano il mio caratteraccio, ho modificato la comunicazione. Mi sono accorto che da rappresentante politico non potevo essere complice dell’imbarbarimento del dibattito politico. Questo non significa che la mia posizione nei confronti dei nostri amministratori si sia ammorbidita, ma semplicemente responsabilizzata. Ai ponzesi non frega nulla dei post idioti che girano su Facebook. Vogliono i risultati, che deve portare a casa la politica. Io sono proiettato verso questo e sono sicuro che con questo metodo la collaborazione ci sarà da parte di chi vorrà darla. Per le teste più dure basta il buon vecchio pugno duro. Dobbiamo tornare ad essere una società di diritto e non di sopruso.
D. La nostra isola è sempre più ristretta. Gi spazi economici sicuri diminuiscono ogni anno. Malgrado questo, grandi imprenditori sono sempre più aggressivi e ogni anno occupano sempre nuovi spazi economici. In questa oggettiva situazione, come possiamo garantire a tutti i residenti il benessere: a quelli che già lavorano di migliorare e valorizzare i loro investimenti e ai disoccupati di avere un lavoro degno di questo nome?
R. La coperta è corta. Bisogna resettare e valorizzare. Il lavoro non lo si crea per decreto, ma con gli investimenti. Poniamoci una domanda: i nostri operatori turistici, commercianti e imprenditori sono invogliati a investire? La risposta la conosciamo tutti. Quale amministrazione ha avuto le idee chiare in tal senso? Forse solo quella di Vigorelli. Dico forse perché non abbiamo fatto in tempo a vederne i frutti, visto che tutto il lavoro fatto è stato smantellato. Le associazioni di categoria, come ConfCommercio e Federalberghi ad esempio, devono essere parte attiva dell’attività amministrativa. Il Comune e gli imprenditori devono capire che o si trova la giusta sintesi oppure continueremo a farci la guerra tra noi, che già ora ha mietuto molte vittime. Guerre che poi si trasferiscono tra i piccoli commercianti portando il nostro mercato al ribasso dell’offerta piuttosto che al rialzo del servizio. Ecco, è tutto lì. Un mio caro amico, Massimo Guglietta, gestore del Sarracino Club, una volta mi disse: “Non c’è la cultura dell’offrire una novità, se un imprenditore fa una cosa il suo competitor la copia. Non pensa ad offrirne una diversa e questo non crea nuova clientela, divide quella già sul mercato.”
Ecco, Massimo ha ragione, ed è grazie a persone come lui che Ponza ha uno svago anche durante il lungo inverno. Che ha fatto la politica per tutelare imprenditori come lui? Nulla. Vogliamo creare lavoro? Dobbiamo tutelare questi esempi di buona impresa, altrimenti perché un qualsiasi commerciante dovrebbe aprire l’inverno? Io non lo farei, e neanche tu prof. Nel mio libro spiego bene come questo passaggio sia complesso, ma si può fare: sgravi sulla TARI, tutela del made in Ponza, programmazione turistica e turnover nelle aperture invernali delle attività commerciali. Insomma, la collaborazione da parte dei cittadini è essenziale, ma l’amministrazione deve portarli a credere che uscire da questa crisi è possibile sul serio.
D. Nel tuo libro hai parlato molto di turismo e di politica turistica. In breve: a quale turismo dobbiamo puntare? Dalla parte della domanda o da quello dell’offerta?
R. Te la pongo io una domanda stavolta: alla qualità o alla quantità? Domanda o offerta è un concetto che è morto con lo sviluppo esponenziale del mondo di Internet. Gestivo villaggi turistici anche di 3.000 persone e ho imparato molto in quel mondo. La gente oggi viaggia prima sul web e poi con i mezzi. Come siamo pubblicizzati? A che target turistico ci rivolgiamo? È facile, o veloce, arrivare da noi? Qualcuno ha mai programmato la nostra offerta turistica ponendosi queste domande? Io credo proprio di no. Il turismo non lo abbiamo mai, e dico mai, gestito, lo abbiamo subito. Che è ben diverso. Allora qui la faccenda, nella sua complessità, è semplice. Il turismo è la nostra fonte di reddito. O lo gestiamo come si deve oppure verrà chi lo farà per noi, con la conseguenza che la nostra comunità morirà del tutto. Primo passo, la qualità. Finora abbiamo avuto un basso livello turistico sia per numero che per possibilità di spesa, e per di più mordi e fuggi. Potenziamo i servizi, proteggiamo il porto borbonico con delle scogliere anti levante, tutelando così il nostro miglior turismo, e cioè la nautica, colleghiamo l’isola ad un aeroporto puntando non solo alla semplificazione nei trasporti (Fiumicino è l’ideale) ma anche alla destagionalizzazione. Promuoviamo Ponza nei paesi del Nord (Svezia, Germania, Russia) e vedremo affluire turisti anche in primavera. Per far questo vanno potenziate le offerte turistiche che possiamo offrire sull’isola: archeologia, escursioni, intrattenimento… qualsiasi cosa che possa farci vendere il “prodotto Ponza”. Favoriamo le cooperative che, con la dovuta preparazione e formazione, possano accogliere i nostri ospiti e farli tornare. Ponza deve diventare un’eccellenza, altrimenti prepariamoci a soccombere in questa nuova era del turismo che fino ad ora non abbiamo saputo sfruttare. Di cose da fare ce ne sono a iosa e devono essere i giovani a farle. La vecchia politica ha già dato e ha fallito. Io ho le idee chiare e non vedo l’ora di cominciare a lavorare per Ponza. Si può fare.
Conclusione: Danilo ti ringrazio di aver scritto il tuo libro perché con questo libro tu riaffermi un concetto forte e chiaro: “I giovani vogliono di nuovo interessarsi della loro isola e lo vogliono fare scendendo in campo da protagonisti e non da comprimari”. Non hai paura di pronunciare di nuovo le parole care ai giovani dei miei tempi come: Impegno Politico, Partiti, Progetto e Squadra di Governo. E’ un libro coraggioso nei contenuti ma soprattutto nel linguaggio, mi ha ricordato un vecchio giornalino che scrivevamo e ciclostilavamo a mano molti anni fa “Punto Rosso”. Penso che chi voglia fare politica e interessarsi della cosa pubblica debba fare i conti con te, con il tuo Partito e con il tuo gruppo “Punto di Svolta” e questo è un bene perché tu hai deciso che il confronto o lo scontro politico debba essere su progetti alternativi di governo dell’isola e non su chiacchiere da bar. Lavoro politico preparato nel tempo attraverso l’elaborazione di idee e di azioni concrete coerenti.
Luisa Guarino
9 Maggio 2019 at 16:32
Prima di tutto congratulazioni e tutta la solidarietà a chi, come me del resto, è riuscito ad arrivare alla fine di questa intervista, lunghissima e al di là di ogni umana sopportazione. E’ immorale scrivere tanto, fare domande così lunghe, dare risposte altrettanto lunghe. Bisogna avere un ego davvero stratosferico per pensare di approfittare dell’attenzione altrui in questo modo. Forse come Redazione avremmo dovuto dividere lo scritto in almeno due parti: ma non è prassi consueta in un’intervista, che tra l’altro secondo me si sarebbe dovuta intitolare “Caro Danilo, caro prof”. Come se non bastasse codesto flusso ininterrotto, Vincenzo ribadisce, chiosa, torna sui concetti. Davvero troppo. Per chiunque.