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Con quattro ulteriori puntate viene completato – con l’inclusione di Ventotene e Santo Stefano – il “Memoriale” di Tommaso Montaruli, sottintendente del Distretto di Gaeta, al servizio di sua maestà Gioacchino Murat; A.D. 1810
Il sotto Intendente del Distretto
Al Sig. Intendente della Provincia
Sig. Intendente
il solenne possesso dell’isola di Ventotene è stato da me preso in nome di Gioacchino Napoleone Re delle due Sicilie nel giorno ventisei del caduto mese di gennaio, e qui allegato rimetto a V. S. Ill.ma il processo verbale da me formato a tale uopo.
Vado ora a rassegnarLe le deboli nozioni che ho raccolto sulla faccia del luogo, nei due giorni che vi ho soggiornato, e perché V.S. Ill.ma possa ordinarle a suo piacimento, vado a comprenderli sotto diversi articoli nello stesso modo che ho fatto per l’isola di Ponza.
Articolo I – Posizione dell’isola di Ventotene, sua estensione e popolazione.
L’isola di Ventotene situata rispetto al Golfo di Gaeta dista dal Continente circa trentasei miglia, dall’isola di Ponza trenta circa, e da quella d’ Ischia miglia ventiquattro. La sua forma è ellittica e gira intorno la sua circonferenza miglia quattro circa. Si eleva poco dal livello del mare. È piana quasi da per tutto ed il suo nocciolo è un composto di tufo calcare ricoperto da per tutto di competente quantità di terra, ove più, ove meno profondo; quasi sempre buonissima alla vegetazione; in taluni siti sciolta ed arenosa.
Cominciò ad essere popolata nel 1772 ed i suoi primi abitatori furono tirati parecchi dalla Torre del Greco, pochi dall’isola d’Ischia; altri servi di pena, dopo spirato il tempo della loro condanna, formarono anche parte di questa Colonia nascente. Oggi la sua popolazione, compresi i preti, è di circa quattrocento individui.
Articolo II – Estensione dei suoi terreni, qualità dei medesimi. Piante che vi si coltivano. Animali quadrupedi che vi si trovano.
L’estensione dei terreni, per quanto mi ha assicurato quel Parroco, è di moggia 27. Io però sono sicuro che la quantità delle terre sia più considerevole. Tutte le terre si trovano censite a quei coloni dal passato Governo alla ragione di moggia cinque per ogni capo di famiglia, e di carlini sei annui per ogni moggio di terra, comprese le piccole abitazioni fabbricate tutte a spese del Governo. I terreni sono tutti coltivati, con ottimo metodo.
Quest’isola sembra un ameno giardino diviso in due da una comoda e ridente strada, che attraversa l’isola in tutta la sua lunghezza da Levante a Ponente. I piccoli campicelli sono terminati ordinatamente da siepi di così detti fichi d’India, che presentando una forte barriera ai venti, difendono le piante dai loro malefici influssi.
La pianta la più propagata e che corre dapertutto la sua superficie è la vite. Il raccolto dell’uva è quasi sempre ubertoso. La qualità del vino che si ricava supera ordinariamente il fabbisogno degli abitanti. La sua qualità è buona ma sarebbe ottima se si mettesse maggior cura nella scelta delle uve, adattandole al terreno, nella fermentazione del mosto, ed infine nello scavo delle cantine.
Il bisogno ha resi industriosi i Coloni di Ventotene. Avendo piccole quantità di terreno hanno escogitato di stabilire le viti ad una certa distanza l’una dall’altra, e nei vuoti che vi restano, vi seminano ogni sorte di legumi, che tutti riescono di ottima qualità, avendo anche l’attenzione di piantare le fave, o altri legumi, accanto alle viti, e poco grano in mezzo. Il legume, di cui si raccoglie maggior quantità è la lenticchia, cosicché supera i bisogni della popolazione, estraendone qualche centinaio di tommola ogni anno e per le isole di Procida e di Ischia.
La coltura di fave e fagioli è anche estesa in quell’isola ed il prodotto supera ben’anche i bisogni degli abitanti. Il grano che si raccoglie è in poca quantità, e basta per soli pochi mesi dell’anno.
Pochissimi alberi da frutta esistono nell’isola di Ventotene. Quei coloni mi hanno assicurato che vi allignano bene. Io però avendo osservato che i pochi che vi si trovano sono in buonissimo stato ho dedotto che la coltura delle vigne e dei legumi, come di maggior profitto, ha fatto mettere in non cale quella degli alberi fruttiferi.
Animali quadrupedi non ne esistono, tranne quattro suini. Avendone chiesto conto a quegli abitanti, mi si è risposto che la mancanza del pascolo, soprattutto in estate, gli vieta il piacere di avere delle pecore o capre.
Debbo rimarcare che in tutta l’isola non vi è alcuna sorgente di acqua dolce: se ne trova una sola nelle vicinanze del Porto, ma questa è salata.
[Il Memoriale di Montaruli. Ventotene (1) – Continua]