di Francesco De Luca
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Il titolo è appropriato ma tanti altri sarebbero stati altrettanto indicati. Perché la canzone, pur vestendosi di versi quasi vezzosi, ha significati profondi e inconsueti. Come inconsueta è la sua costruzione. Non è una ninna nanna e nemmeno un inno. E’ una invocazione.
L’Autore prega le stelle, le campane, gli angeli e chi è affratellato intorno alla Culla affinché riconoscano in quel neonato d’essere partecipi di un solo, grande palpito d’amore.
Un amore insidiato dal male eppure presente anche se nascosto, un amore capzioso perché parla a tutti con voce di bimbo e sembianza di madre.
La canzone è di don Luigi M. Dies (Gaeta 1937 – Roma dicembre 1973), scritta negli anni della guerra. La prima a cantarla fu sua sorella, Sisina, morta prematuramente.
L’arrangiamento e l’esecuzione musicale sono di Tonino Esposito, con voce di sottofondo. La voce solista è mia.
Stelline d’oro
Stelline d’oro splendide e gioiose come occhi luminosi di bambini
Campane d’oro tinnule e festose come festosi e lieti i cuoricini
Angeli d’oro splendidi e armoniosi che in coro qui scendete a noi vicini
diteci questa notte: amore amore
Amore è il nome del buon dio bambino
Amore che discendi
amore che ti ascondi
amore che fiorisci tra le mani di giglio
d’una mamma d’amore .
Amore che vagisci alle grida d’orrore di un mondo che tradisce
amore che ti sveli
amore che ti celi
amore che importuni per essere riamato
Gesù amor raduna sì tutti intorno a te
e fa’ che ogni alma ognuna
ti canti Amore e Re
E’ il mio Augurio di buone Feste.
Questa la versione cantata:
Nota
Sul sito è già stata pubblicata questa canzone in “Rievocazione a mente del Natale 1956“.