di Sandro Vitiello
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Quarantacinque anni fa, oggi, il Cile sprofondava in una delle più sanguinarie vicende della sua storia.
Quel giorno il presidente democraticamente eletto della nazione sudamericana, Salvador Allende, venne ucciso da un golpe militare portato a compimento da gran parte delle forze armate.
Augusto Pinochet li comandava, lui prese il potere. Alle sue spalle gli Stati Uniti d’America e gli interessi delle multinazionali che da quella stretta e lunghissima nazione che si affaccia sull’oceano Pacifico traevano profitti ingenti, soprattutto grazie all’industria mineraria.
Perchè Salvador Allende e il suo governo sono stati spazzati via da una mano così feroce?
Perchè rappresentavano un esempio, un modello che avrebbe potuto contagiare tutto il continente latino-americano.
Allende andò al governo del Cile dopo le elezioni del settembre 1970 alla guida di un vasto schieramento politico che comprendeva tutte le formazioni della sinistra, della borghesia illuminata e di una parte importante del mondo cattolico.
Vinse e governò il paese privilegiando gli interessi delle classi meno abbienti.
La riforma sanitaria, i servizi sociali, il diritto allo studio e alle libertà personali divennero le parole d’ordine della sua azione di governo.
La riforma agraria, la nazionalizzazione delle principali industrie come quella del rame, il controllo sulle banche, sulle assicurazioni e sui trasporti fecero del programma di Allende un modello di riferimento che venne definito “la via cilena al socialismo”.
Era un modello che funzionava.
La qualità della vita e il benessere dei cileni crebbe in maniera significativa nei tre anni in cui Unidad Popular – la coalizione di forze che sosteneva Allende – governò il Cile.
Poteva e sarebbe stato un modello contagioso.
Se il Cile avesse vinto la sua scommessa, il sudamerica lo avrebbe imitato.
Era un rischio che non si poteva correre.
Ci pensarono i militari cileni che prendevano ordini dalla Cia.
Salvador Allende morì con le armi in pugno per affermare il suo diritto a governare democraticamente il suo paese.
Fino all’estremo sacrificio.
Alcuni scrivono che si suicidò; poco importa.
Lui morì ucciso dai nemici della democrazia.
I giorni e gli anni che seguirono furono i peggiori per la storia del paese e per tutto il continente sudamericano.
Una intera generazione venne spazzata via.
Migliaia di morti, sindacalisti, politici, studenti, artisti.
Ogni forma di vicinanza agli ideali di Salvador Allende era una condanna a morte già scritta.
Vogliamo ricordare tra i tanti Victor Jara al quale, prima di essere ucciso, spezzarono le dita.
Perchè non suonasse più la sua chitarra che ci aveva regalato emozioni incredibili.
Pablo Neruda morì dopo un paio di settimane, probabilmente ucciso da un’iniezione letale, mentre era ricoverato in ospedale.
Dopo il golpe sanguinario di Pinochet migliaia furono i cileni costretti all’esilio; molti di loro scelsero l’Italia. Tra questi il gruppo musicale degli Inti Illimani che si trovava nel nostro paese nel settembre del ’73.
Ci volle tanto tempo prima che la democrazia tornasse in Cile e in tutto il sudamerica e i fatti di quegli anni hanno purtroppo condannato quella parte di quel mondo alle odierne difficoltà.
I giovani che avrebbero dovuto governare il sudamerica, quelli che andavano a scuola e studiavano, quelli spesso definiti anche oggi dalle nostre parti in maniera dispreggiativa come “intellighenzia” erano stati ammazzati o erano dovuti scappare all’estero.
Il sudamerica si era giocato, oltre a tutto il resto, una intera generazione della sua “meglio gioventù”.
giovanni hausmann
13 Settembre 2018 at 10:31
Al riguardo suggerisco di leggere il libro “Shock economy” di Naomi Klein.
Lei è una giornalista indipendente americana che ha studiato alcune grandi crisi dagli anni ’70 agli anni ’00 tra cui appunto quella del Cile e dell’influenza delle teorie di Milton Friedman della Scuola di Chicago che promuoveva un neoliberismo estremo contro le teorie ecomiche di J. Maynard Keynes del Deficit Spending.
Il libro è abbastanza leggibile anche da chi ha poca conoscenza dei fenomeni economici, anche se su alcuni passaggi è molto forte in particolare sui sistemi di coercizione come il waterboarding.
Vale la pena di leggerlo perchè consente di avere un ulteriore punto di vista sull’attuale situazione politica, economica e sociale sia negli Stati Uniti sia in Europa che qui da noi, con particolare riferimento al ruolo di Steve Bannon e del movimento iperliberal che sta dietro al Presidente Trump ed a molti dei movimenti cosidetti “populisti” europei.
Ovviamente, essendo uscito nel 2007, non tiene conto del fenomeno dei social network ma si può facilmente ipotizzare come questi ultimi abbiamo di fatto sostituito la propaganda tradizionale, in parte anche estremamente coercitiva, sul tema del nemico comune e sulle semplicistiche ricette che oggi vengono appunto mediate dalla rete
Buona lettura
gh
vincenzo
13 Settembre 2018 at 11:11
Il Golpe in Cile, fece grande impressione nel segretario del PCI Enrico Berlinguer fu allora che elaborò il “Compromesso Storico” per l’Italia.
http://www.qualcosadisinistra.it/2013/09/11/berlinguer-e-il-cile-cosi-nacque-il-compromesso-storico/
Rinaldo Fiore
19 Settembre 2018 at 15:20
Gli articoli su Salvator Allende e sul Cile vittime del colpo di Stato militare “guidato” dagli americani mi fa sentire “colpevole” di non aver capito, mentre accadeva, l’enorme significato di soppressione della liberà di un paese che aveva scelto, democraticamente, il proprio destino…
Evidentemente la “distrazione” della vita quotidiana e, forse, una lettura non corretta degli eventi sui vari quotidiani mi portarono a non prendere in giusta considerazione quegli eventi. Ho impiegato settant’anni e più per capire i gravi errori compiuti dalle Istituzioni americane nel corso degli anni, diciamo a partire da Hiroshima e Nagasaki: ai miei occhi l’America ha perduto quel afflato di paese di frontiera dove la libertà è alla base concreta di ogni attività; ho scoperto un’America opportunista e ingiusta che ha fatto tanti (troppi) danni in giro per il mondo, senza che sia necessario fare i confronti con gli altri paesi.
Sembra oggi di vivere in una arena dove i galli lottano tra loro fino alla morte dell’avversario, e questo in ogni dove.
Purtroppo in Sudamerica i popoli pagano la vicinanza agli USA (Ah! …la geografia!) e la propria incapacità ad autodeterminarsi. Certo, è ben difficile stabilire se e quando realizzare la propria autonomia, nella immensità degli spazi territoriali e nella distribuzione dei cittadini sudamericani nei propri paesi, ma la storia si compie anche da sé, senza progetto o studio, con l’avvento della colonizzazione brutale dei tempi
moderni da parte dei paesi occidentali, analogamente a quella iniziata con la scoperta delle Americhe…
La riflessione, oggi possibile, se sia proprio necessario acculturarsi e avere un paese moderno, cosiddetto democratico, o vivere la propria vita nella propria enclave costruita nel corso dei secoli mantenendo il senso della vita dei propri avi, povero ma ricco della umanità conquistata senza cellulari, TV, auto… ecco oggi possiamo fare queste riflessioni, a fronte della schizofrenia di felicità “apparenti” – mia opinione – tra violenze di ogni genere…
E se pensando all’enorme disboscamento in Amazzonia, all’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere in Sud-America per lo sfruttamento minerario, viene voglia di arrendersi a queste violenze, come un’amica ha sostenuto, “non dobbiamo rinunciare…” a tutto e ogni giorno ricominciare la lotta contro le ingiustizie!
Non ho parlato di Salvator Allende ma la sua storia l’ho inserita nella storia globale dei tempi moderni e continuo a credere che la bellezza ci salverà!