di Emilio Iodice (traduzione dall’inglese di Silverio Lamonica)
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La settima puntata (tradotta dall’inglese) dell’ottimo saggio di Emilio Iodice su Mussolini, pubblicato sulla rivista americana The Journal of Values Based Leadership (Il giornale della Leadership basata sui valori), attualissimo (luglio 2018).
La Redazione
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Il culto del Duce
“Il fascista accetta la vita e la ama, non sapendo nulla al riguardo e disprezzando il suicidio; piuttosto egli concepisce la vita come dovere, lotta e conquista. La vita, che dovrebbe essere alta e piena, va vissuta non per se stessi ma soprattutto per gli altri: per coloro che sono a portata di mano e per coloro che sono distanti, per i contemporanei e per coloro che verranno”
(Benito Mussolini)
I fascisti crearono un’aureola personale intorno al Duce che penetrò in profondità e in modo vasto nella società italiana e in alcuni casi giunse oltre i confini. Gli esempi sono tratti dai diari di italiani durante il regime. Esprimono sentimenti di lealtà, fiducia, ammirazione e perfino di affetto per il Duce.
“Naturalmente, valutare il livello o la natura del ‘supporto’ per un regime totalitario, è notoriamente difficile. Con le forze di opposizione schiacciate e il dissenso spesso punito, è davvero difficile trovare delle prove affidabili nella pubblica opinione. Le lettere possono fornire qualche informazione … ma anche loro presentano delle difficoltà nella informazione, come i diaristi non necessariamente hanno esposto (i vari argomenti) semplicemente per registrare i loro purissimi pensieri e sentimenti. Ma essi, più di altre fonti disponibili, offrono un’occasione migliore per vedere come la gente comune considerava il fascismo (Christopher Duggan – I seguaci volenterosi di Mussolini – BBC History Magazine, 2012). http://www.historyextra.com/article/premium/mussolinis-willing-followers).
Il Duce lancia un’immagine di sé di un uomo forte che sa guidare e perfino pilotare un aereo
L’Archivio Nazionale del Diario a Pieve Santo Stefano, Toscana, ha collezionato centinaia di diari di gente comune durante il periodo fascista. Erano alfabetizzati e spesso ben educati e articolati (Duggan ibidem).
Ad esempio, questi erano i pensieri di un soldato siciliano che si recò a Roma per ascoltare il discorso di Mussolini: “Senza la rivoluzione fascista… l’Italia sarebbe caduta preda del bolscevismo, dell’anarchia, della bancarotta, della povertà… e noi saremmo diventati la ridicola barzelletta delle altre nazioni, peggio di come eravamo prima della guerra”.
Una genovese sentì uno dei discorsi radiofonici del Duce nel 1938 ed ebbe questa impressione: “O mio Duce, per molto tempo hai parlato di venire a Genova, ed io ho un tale desiderio di vederti, anche se solo da lontano, per confermare che non sei un mito, ma un uomo e per una volta ascoltare le tue parole appassionate, non attraverso la radio, ma dalle tue labbra. Ti aspetto presto, o Duce mio…”.
“Una giovane donna toscana confessò nel suo diario che il Duce la fece ‘fremere di eccitazione’ (‘Ho solo bisogno di ascoltare le sue parole per essere trasportata, nel cuore e nell’anima, in un mondo di gioia e di grandezza). Ciò indica bene la venerazione che molti italiani manifestavano a Mussolini. Nell’agosto del 1939 ella scrisse: “ O Duce, Duce della nostra vita, comandante di un popolo intero, ognuno ripone il proprio amore in te… Grazie, o Signore, per aver dato all’Italia l’orgoglio e la gioia di un uomo unico, l’orgoglio e la gioia di avere un uomo ammirato e invidiato in tutto il mondo” (Duggan ibidem).
I disastri che l’Italia dovette successivamente affrontare per mano dello stato fascista, venivano spesso attribuiti al tradimento dei subalterni incompetenti e raramente a Mussolini, come viene espresso in questo diario di un direttore d’albergo fiorentino:
“Fino a quando mi daranno prove concrete e tangibili, non crederò all’infamia che viene urlata in faccia ad un uomo il quale, con passione, ha voluto la nostra grandezza. Ci sono stati degli errori… finora può essere accusato soltanto di una cosa, cioè di avere eccessiva bontà (Duggan, ibidem).
Le parole del Duce erano scritte sugli edifici di tutt’Italia
Nel corso degli anni ’20 e ’30, giornalisti, scrittori e intellettuali, affascinati, espressero ammirazione per il dittatore italiano. Il Saturday Evening Post pubblicò a puntate l’autobiografia. Il Time riportava di frequente storie su di lui, come pure il New York Times e altre riviste e tabloid in tutto il mondo. Alice Rohe, nella sua intervista a Mussolini, subito dopo che diventò premier, disse questo:
“Benito Mussolini è uno degli uomini più colti d’Italia, ma ha raccolto la sua conoscenza non alle fonti rinsecchite dell’apprendimento… Conosce molte lingue, avendo svolto lavori di ogni sorta per pagarsi gli studi di letteratura, nella lingua madre in altri paesi. Di quest’uomo, dalla potente personalità ed ora primo ministro d’Italia, ciò che mi ha affascinato di più sono state l’altezza e la profondità della cultura che ha manifestato. Un uomo che è in grado di discutere i vari periodi degli affreschi etruschi, con la stessa capacità con cui riesce a comprendere la politica economica ed è in grado di provare un fremito di fronte alla sognante malinconia di un Notturno di Chopin … di certo è un uomo che capisce molto della vita (Alice Rohe – Mussolini, Speranza della Gioventù, l’Uomo del Domani d’Italia – New York Times, 1922).
Mussolini con sua moglie Rachele ed i figli
Un umorista americano, autore, stella del palcoscenico e dello schermo, Will Rogers, visitò il Duce nel 1926. “Per anni Rogers ‘ebbe un debole’ per Mussolini. ‘Dalla fine della guerra egli ha fatto, per il suo paese, molto di più rispetto a centinaia di uomini in qualsiasi altro paese’. Scrisse nel 1929.
Quattro anni dopo, Rogers tornò sull’argomento: “Mussolini potrebbe governare questo paese in un batter d’occhio. Infatti è quello il modo di procedere del nostro congresso. Mussolini, senza denaro, senza risorse naturali, senza alcunché, ha mantenuto il suo paese in carreggiata, mentre noi, con un surplus di ogni bene al sole, siamo l’esempio tipico di libertà rognosa. Però noi non possiamo digerire né l’uno né l’altro (Peter Carlson, Incontro – Will Rogers amico di Mussolini – American History Magazine, November 8, 2016).
Will Rogers, per gentile concessione della tana dei Ragni e citazioni di Will Rogers: “I contribuenti mandano i membri del congresso in costosi viaggi all’estero. Potrebbe valerne la pena, a patto che non si accingano a tornare”.
La propaganda fascista coinvolgeva tutti, raggiungeva in profondità la vita degli italiani: dalla scuola, alla chiesa, alle istituzioni e perfino alle famiglie. Fu progettata per raccogliere il sostegno popolare e per legittimare l’autorità del Duce sulla nazione. Spettacoli sfarzosi, retorica e manifestazioni di ogni tipo venivano tenute giornalmente, da qualche parte, nella penisola, dai paesini alle grandi città. Le sezioni locali del partito fascista erano impegnate, quasi ovunque, in uno sforzo di controllo, monitoraggio e indottrinamento. La stampa era orientata a promuovere la verità fascista contro coloro che, da forze esterne o interne, si opponevano al regime. Il tema unificante era il culto di Mussolini.
Il Duce aviatore
Il Duce veniva ritratto come un uomo di azione, virile, un uomo del Rinascimento, un leader militare, il capofamiglia (sebbene avesse numerose amanti). Ciò rispecchiava la sua presentazione di uomo universale, esperto in ogni materia; nel suo ufficio veniva lasciata una luce accesa per molto tempo, dopo che s’era addormentato; era parte della propaganda che lo rappresentava come un uomo insonne, a causa della sua natura che lo costringeva a lavorare (Gallo Max 1973 – L’Italia di Mussolini – Macmillan Publishing Co. Inc., New York, pp. 212–13).
“Mussolini creò l’immagine di un eroe valoroso e impavido. Praticava molti sport come la scherma, pilota di auto da corsa, lo sci, l’equitazione, domatore di leoni, e nuoto.
Per il prestigio di Mussolini era particolarmente importante essere aviatore alla maniera di Charles Lindberg, dal momento che per il fascismo l’aeroplano incarnava qualità come il dinamismo, l’energia e il coraggio. Lo stesso Mussolini supervisionava le foto che potevano apparire, ad esempio ne scartava alcune perché non sufficientemente importanti a figurare nel gruppo (Falasca- Zamponi, Simonetta 2000. Spettacolo Fascista, l’Estetica del Potere nell’Italia di Mussolini – Stampa dell’Università di California pp. 68 – 70).
I temi fascisti erano l’azione, la guerra e la purezza razziale, la superiorità della civiltà italiana e la mollezza della democrazia e tutto ciò che era straniero. L’educazione era strettamente controllata per indottrinare i bambini e diffondere il verbo del fascismo e il culto del Duce.
La propaganda del regime pretendeva di trasformare l’Italia e gli italiani in un popolo nuovo e Mussolini era la loro guida, il loro padre e il loro nuovo imperatore. Il Duce era l’ odierno Augusto che aveva fondato un impero di pace, di prosperità e aveva reso l’Italia di nuovo grande.
Il ritratto “futurista” di Mussolini, di Alessandro Bruschetti
Iodice. Lezioni dalla Storia (7) – Continua
Qui la prima puntata
Qui la seconda puntata
Qui la terza puntata
Qui la quarta puntata
Qui la quinta puntata
Qui la sesta puntata
Qui la presentazione generale con il file .pdf nell’originale inglese
silverio lamonica1
17 Agosto 2018 at 22:26
Mussolini, tra le tante amanti, ebbe Margherita Sarfatti, una intellettuale di origini ebraiche, la quale svelò che il Duce da giovane, fu affetto da sifilide.
http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=0000001385021