Qualche giorno fa in negozio entra una bella signora, fa un giro e mi chiede cosa vuol dire il termine “scelta”, scritto su una magliettina.
Capisco che è straniera e mi preparo ad applicarmi a parlare un’altra lingua; le chiedo quale e mi risponde: – Espanol.
– Ammazza, l’unica che non ho studiato neanche a scuola! – lei però mi sorride rassicurante e dice che capisce un po’ di italiano.
Allora la faccio semplice: – “Ponzesi per scelta… c’è chi nasce a Ponza, ed è ponzese e chi, invece, ci viene, e quindi sceglie di essere ponzese.
La signora capisce e mi traduce in elecciòn.
– Sì, mi suona bene – è il termine adatto: ponzese para elecciòn.
La signora aggiunge: – Mio marito è ponzese, ma ponzese ponzese..!”
Mi incuriosisco e inizio a chiedere…
Mi racconta che vive in Uruguay con suo marito e che con lui, “il ponzese”, hanno fatto sei figli e hanno 16 nipoti!
– Risata… eh sì, si è dato da fare!
Mi dice che ogni anno vengono a Ponza per un mese, per San Silverio ovviamente, e che quest’anno hanno fatto un tour per l’Europa e l’ Italia con alcuni amici, quindi sono arrivati tardi a Ponza.
La ringrazio per la chiacchierata e mi promette che passerà con “il ponzese” per prendere qualche regalino per i nipoti.
Il giorno successivo passa il caro dott Isidoro a salutare, a conclusione del giro di visita degli ammalati; mi dice: – Marti’, ti ricordi quel pezzo che hai scritto su quella barca Isla di Ponza? (leggi qui – NdR).
Gli rispondo affermativamente, e lui: – Il proprietario sta a Ponza, perché non ti ci fai una chiacchierata!
Mi si accende una lampadina e penso alla simpatica signora del giorno prima… troppe cose tornano: magari è la moglie?! Dico al “doc”, se gli capita di vederli, di portarli da me, così da poter conoscere il ponzese-uruguaiano e salutare di nuovo quella signora tanto gentile.
Detto fatto, il giorno seguente li vedo arrivare tutti e tre! La signora mi dice: – Hai visto che te l’abbiamo portato?!
– Piacere, Italo Scala.
Italo, un nome importante e non da poco, solo successivamente, chiacchierando con lui, capisco il perché.
Le sue radici affondano nella famiglia Califano e Mazzella, oltre che in quella degli Scala, ormai scomparsa. Purtroppo sono nate tutte figlie femmine, mi dice, e visto che in Italia non c’è il doppio cognome, quello delle femmine si perde.
Il padre di Italo si chiamava Daniele e subito dopo la seconda guerra mondiale era emigrato, così come tantissimi italiani. La sua meta fu appunto l’Uruguay, ed è lì che sono vissuti Italo ed i suoi nove fratelli.
Partirono nel 1950, Italo aveva sette anni, un bambino: – A Ponza si moriva di fame… siamo dovuti scappare – mi dice, quasi come se si dovesse giustificare.
Non è stato facile, il viaggio, l’arrivo e la vita a Montevideo, ma con l’impegno e i sacrifici si ottiene tutto.
Daniele inizia a fare quello che anche a Ponza era il suo lavoro: il pescatore. Riesce a comprare una barca, che ovviamente chiama “Isla de Ponza”.
I figli crescono lì, lui e la moglie si rifanno una vita, ma non dimenticano mai Ponza.
Italo crea un’impresa di “lanchas de trafico” dove ovviamente la Isla de Ponza è l’ammiraglia utilizzata per far ormeggiare le barche e le navi in porto.
La “Isla de Ponza” è stata rimessa a nuovo e nella flotta ovviamente c’è anche il “San Silverio”.
Italo mi chiede come faccio a conoscere “Isla de Ponza”; allora gli racconto di Ponzaracconta, dell’articolo che scrissi qualche tempo fa quando un mio amico passò a Montevideo con la nave e facendo un giro in porto vide la barca, si fece la foto e me la mandò.
Lui subito mi risponde: – Pensa la faccia, se vedeva il San Silverio!
Mi racconta di quando conobbe Claudio Romano, il capitano, che come il mio amico, passando per il porto vide la barca e non credeva ai suoi occhi.
La signora fa acquisti e alla fine mi salutano e mi danno appuntamento al prossimo anno.
Mi è dispiaciuto parlarci solo per poco (anche perché c’era un bel viavai di gente) e non avergli potuto regalare la Card del Capitano di Ponzesi per scelta, così da mandarmi una foto dall’altra parte del mondo.
A parte questo, la cosa che più mi ha colpito è stato il legame che quest’uomo ha con Ponza, anche se l’ha lasciata che era un bambino; come ogni anno vi ritorna nonostante l’età e il lunghissimo viaggio, cosa che spesso neanche chi ha vissuto qui per 50 anni ha, o lontanamente prova.
Italo è innamorato di Ponza e ha trasmesso questo amore a sua moglie che ogni anno lo accompagna… Sarebbe bello vedere l’amore che ho visto nei suoi occhi in quello di tutti i ponzesi!
Grazie Italo per questo meraviglioso esempio di amore e di rispetto verso la tua terra natìa.