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Tutti i giorni gli organi di informazione parlano di tragici fatti di cronaca riconducibili a vicende familiari o comportamenti deviati all’interno delle nostre comunità.
La droga, la violenza domestica, la perdita del lavoro sono motivo di gesti estremi che riempiono le pagine dei giornali.
Eppure in tantissime famiglie si è insinuata una disgrazia che è l’anticamera di tante altre: il vizio del gioco.
Non stiamo parlando delle bische clandestine e di fenomeni simili.
Qui si parla di quelle persone che giocano alla luce del sole – tutto legale – con le macchinette mangiasoldi, che hanno la mania dei gratta e vinci, del lotto e di altre forme di scommesse.
Sono numeri impressionanti.
Sono montagne di soldi che escono dalle tasche della gente, che vengono sottratte ai bilanci familiari, che mandano in frantumi il sogno di cambiare casa o mandare i figli all’università.
Insomma una tragedia nazionale.
Dietro la quale c’è qualcuno che ci guadagna.
Sono in tanti a guadagnarci. Lo stato italiano prima di tutti.
Una parte va direttamente nelle casse dello stato.
Il resto, al netto delle vincite se lo spartiscono i proprietari dei locali in cui queste sono posizionate, i proprietari noleggiatori delle macchinette e la concessionaria che gestisce l’utilizzo delle macchinette.
Ma di cosa stiamo parlando?
A Ponza per esempio nel 2016 c’erano 33 macchinette e sono stati giocati due milioni e novecentotrentamila euro.
Questo significa che ogni ponzese – uomo, donna, bambino, vecchio – ha giocato ottocentosettantacinque euro.
Pari al sette per cento del bilancio familiare.
Visto che il reddito pro capite dichiarato è di 13.300 euro per i 3348 abitanti.
Un mese di stipendio medio che entra in ogni casa dell’isola finisce nelle macchinette.
Siccome, per fortuna, tante famiglie sono estranee a questo fenomeno questo significa che altre famiglie, nelle quali è entrata questa malattia, subiscono un danno ben peggiore.
Stiamo parlando solo di slot machine – le macchinette mangiasoldi – e non del superenalotto, del lotto, dei gratta e vinci eccetera.
Ricordiamo che intanto diventa sempre più significativa la realtà del gioco on-line, dal computer di casa.
Stiamo parlando di una tragedia vissuta nel silenzio in tante abitazioni.
Gente che vive affianco a noi, gente con la quale condividiamo tante cose.
Gente perduta che manda a fondo le famiglie.
Vicende nazionali ci portano a casi di mariti che uccidono le mogli perchè queste, dopo anni di sofferenze legate alla dipendenza dal gioco del coniuge, decidono di separarsi.
Donne dalla vita normale che, per nascondere le perdite da gioco, iniziano a prostituirsi per coprire gli ammanchi di denaro nel portafoglio di casa.
Queste sono le notizie che ci arrivano dalla cronaca nazionale.
Questa è la realtà di una nazione che pensa di risolvere la crisi del bilancio statale anche attraverso questi sistemi.
Non si può accettare questo stato delle cose.
Sappiamo benissimo che le famiglie colpite da questo triste fenomeno poi si presentano ai servizi sociali del comune per cercare di trovare risposta ai minimi bisogni familiari.
Sappiamo inoltre che dietro al gioco legalizzato c’è comunque la lunga mano delle organizzazioni criminali che provvedono a ripulire i guadagni illeciti con false vincite o con la gestione poco legale delle macchinette.
Bisogna che lo stato a livello centrale ridefinisca nella forma e nella sostanza la normativa che regola questo fenomeno e che i comuni, nel rispetto delle leggi vigenti, trovino comunque il modo per ridimensionare la presenza di queste macchinette sul territorio.
Ne va del nostro futuro.
Ps: i dati presentati in questo scritto sono tratti da un articolo del gruppo “L’Espresso” a questo link
Biagio Vitiello
4 Giugno 2018 at 20:32
In merito all’articolo sul gioco d’azzardo, faccio sapere (dal TG 3, ore 19,30 di oggi) che il sindaco di Capri ha vietato nel suo comune le cosiddette “macchinette”.
Non potrebbe fare la medesima cosa il nostro sindaco, visto che il fenomeno gioco d’azzardo è così diffuso a Ponza ?