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Come se ad Adriano Madonna invadessero le Galàpagos con uomini armati, incuranti del Museo Naturale in cui si muovono. Così mi sono sentito ieri quando ho letto questa notizia:
Yemen
La battaglia per Socotra, l’ultimo paradiso
di Francesca Caferri
Secondo alcuni testi antichi è il luogo dove sorgeva il Giardino dell’Eden. Da Alessandro il Grande a Marco Polo, tutti i più grandi viaggiatori ne furono affascinati: ma oggi l’isola di Socotra, “le Galapagos dell’Oceano Indiano”, come è conosciuta, è in pericolo. Ultima vittima di una guerra, quella nello Yemen, che ha già fatto più di 50mila morti e ridotto un intero Paese alla fame.
Dopo aver silenziosamente aumentato la loro presenza negli ultimi mesi, nei giorni scorsi gli Emirati Arabi Uniti hanno inviato nell’isola 300 soldati, accompagnati da carri armati e da altre attrezzature militari.
Una mossa che il governo yemenita in esilio a Riad appoggiato dall’Arabia Saudita e dagli stessi Emirati – non ha esitato a definire ostile, denunciandolo come un tentativo degli Emirati di appropriarsi dell’isola.
Strategicamente posizionata all’imbocco dello Stretto di Aden, Socotra è un punto di passaggio fondamentale per le navi che dall’Oceano indiano si dirigono verso lo stretto di Suez e quindi verso il Mediterraneo. La sua importanza geografica è accresciuta dal fatto che i due Paesi che la circondano, lo Yemen (di cui fa parte dal 1967) e la Somalia, sono Stati “falliti”, privi di governi con forza reale e diventati basi per i terroristi islamici.
Ragioni di sicurezza, di predominio commerciale ma anche la volontà di sfruttare dal punto di vista turistico uno degli ultimi luoghi incontaminati del mondo sarebbero dunque alla base della decisione.
«Gli Emirati hanno di fatto annesso questa parte dello Yemen, costruito una base militare, reti di telecomunicazioni, condotto un censimento e invitato chi ha bisogno di cure mediche a recarsi a Dubai per riceverle gratuitamente», scrivevano nei giorni scorsi due giornaliste del britannico The Independent, le prime a sbarcare sull’isola dall’inizio della guerra nel 2015.
L’articolo proseguiva raccontando dei progetti per la costruzione di hotel di lusso sulle spiagge bianchissime e della creazione di voli diretti fra Dubai e l’isola.
Ma la scelta potrebbe rivelarsi un boomerang: la rabbia della gente, raccontata su Facebook da diversi abitanti, insieme a quella del governo, potrebbero minare la posizione emiratina nell’alleanza. L’Arabia Saudita sta tentando una mediazione, ma il timore è che nel caos della crisi in Yemen questo angolo di Paradiso divenga una spoglia di guerra.
Timore condiviso da chi – fra cui moltissimi italiani – per anni ha lavorato per preservare Socotra e la sua natura incontaminata. Nei mesi scorsi si era parlato anche del trasferimento negli Emirati di diversi alberi del sangue di drago, pianta millenaria che cresce solo in questa isola: le voci non avevano trovato conferma, ma sono il simbolo della preoccupazione che circonda Socotra.
Ieri intanto la guerra ha fatto altre sei vittime: civili uccisi da un raid saudita nel centro della capitale Sana’a.
[Da la Repubblica dell’8 maggio 2018]
File .pdf dell’articolo in questione: Socotra. Art. da la Repubblica dell’8.05.2018
Perché me la prendo tanto?
A causa di un viaggio, che ho fortemente voluto fare, all’isola di Socotra, nel gennaio 2008.
Le impressioni, le piante, le foto di quel viaggio, sono nel reportage uscito sul Magazine di Omero “Scuola di Scrittura in Roma”, e qui riportati in file pdf: Piante di Socotra. L’erbario di Atlantide
Panorami, piante, alberi mai visti, che esistono solo là al mondo, ed ora sono a rischio che ci si scateni una guerra.