di Franco De Luca
La prima l’ho già scritta in un articolo precedente ed è: voltare pagina.
Una seconda la dico ora ed è: non attendersi aiuti esterni.
Detta così dà la stura a svariate interpretazioni, perciò la esplicito meglio.
Voglio dire che dobbiamo ostacolare il nostro (di noi ponzesi) atteggiamento mentale, per cui da altri dobbiamo attendere che dipani la matassa dei nostri problemi.
Quali altri? Innanzitutto ora si aspetta dalla signora Commissario Prefettizio che faccia pulizia negli interstizi delle decisioni prese dalla passata Amministrazione. Non lo farà perché non lo potrà fare, dati la temporaneità del mandato, l’esiguo tempo di cui dispone, l’intrigo delle situazioni pregresse.
La qual cosa NON deve essere giudicata come una mancanza, bensì come un fatto fisiologico.
Questo danneggia i Ponzesi? ASSOLUTAMENTE NO. Vorrei gridarlo. No, perché soltanto il fatto che oggi possiamo affermare senza essere smentiti e senza fare pettegolezzo che la situazione amministrativa dell’isola è disastrosa, solo il poterlo dire serenamente, è una conquista.
Oggi soffermiamoci su questo gradino di libertà. Assaporiamola appieno, dopo anni di mugugno indispettito ma a bocca cucita. Abbiamo avuto una gestione amministrativa a dir poco inadeguata, e sappiamo chi l’ ha diretta.
Oggi siamo in una situazione di stallo, è vero, ma questo scotto dovevamo pagare per toglierci dal groppone chi ci ha appesantito col malgoverno.
Se facciamo confronti non c’è dubbio alcuno che oggi è meglio di quel clima di clientelismo imperante che ha declassato noi ponzesi a complici, non c’è dubbio che quel fare improvvisato, al limite della legalità, è stato una pena.
Chi tenta di avvilirci con il sorrisino compassionevole, dicendo: – È meglio mo ca nun se po’ ffà niente ? – ci vuole privare della soddisfazione di immaginare che nel nostro futuro ci sia la possibilità di diventare cittadini di serie A, ossia cittadini che non devono ossequiare per vedere affermati i loro diritti, che non devono negare la loro moralità per un piatto di lenticchie. Costui è un compaesano che non valuta appieno il suo attuale valore civico, oppure è in malafede.
Convinciamolo che ci vorrà un impegno nuovo, un impegno vero (non di facciata), un voto convinto (non barattato).
E se c’è bisogno di un aiuto dobbiamo trovarlo nella nostra convinzione, nella nostra determinazione che siamo capaci di rendere giustizia all’isola, dalla quale traiamo sostentamento, e di porgerla ai figli come un’eredità che vale e non di cui disfarsene.
Francesco De Luca (Franco)