di Gennaro Di Fazio
Scorrendo youtube mi sono imbattuto nelle canzoni di fine anni ‘60 e successivi ‘70, le quali emotivamente mi hanno ricondotto a quando io, insieme a tanti ragazzi di Ponza, uscivamo dall’isola per andare a studiare in continente; chi in collegio chi, più “fortunato”, in case famiglia, soprattutto a Gaeta, dove sono andato anch’io. Le speranze erano tante, i sogni altrettanto. Poi venne l’Università, l’impegno politico e il desiderio di sentirsi utile e forse importante. L’impegno degli studi si alternava a quello politico, le ansie degli esami con quello dei primi amori. Poi i contrasti in famiglia, le interminabili discussioni politiche ed ideologiche tra noi e con chi la pensava diversamente. Ci sentivamo forti e sicuri, e soprattutto eravamo convinti che avremmo cambiato il mondo. Le vacanze le impiegavamo a fare rappresentazioni teatrali, giornalini, tornei di calcio, riunioni politiche e tante altre piccole cose, pur tuttavia riuscivamo a superare gli esami universitari nonostante la baronia del tempo. L’impegno e i sacrifici erano tanti, ma comunque sempre convinti di andare avanti, non solo perché pensavamo di costruirci un futuro migliore, visto che all’epoca la laurea era un traguardo come …..non lo so, tanto era lontano, soprattutto per i nostri genitori che avevano la 5° elementare o addirittura le 2° come mio padre, che oltretutto non so neanche se l’avesse mai ultimata, ma anche perché eravamo continuamente seguiti dall’ enorme ombra rappresentata dai sacrifici della nostra famiglia, un’ombra enorme e incessante che sembrava non ci abbandonasse mai.
Eravamo solo nella prima adolescenza quando siamo andati via dall’isola, un’ isola lontana, male servita dai collegamenti,(niente a che vedere con quelli attuali invernali per quanto precari ) con ancora tante persone povere ma dignitose. La nostra sofferenza non era però certo legata alla mancanza dei soldi in tasca, ma quanto alla lontananza dalle nostre famiglie e dagli altri affetti oltre che dai nostri luoghi dell’infanzia a noi tanto cari.
Diventati grandi e laureati, in tanti siamo stati amministratori al Comune di Ponza, molti hanno affrontato la vita come professionisti altri ancora come imprenditori, poi la Vita ci ha levigato e allontanati dall’isola e dalle tensioni locali anche se per alcuni solo a tratti. Credo però che abbiamo fatto tanto, nel bene e nel male, ma abbiamo fatto. La classe della prima metà degli anni ’50, a cui io appartengo, oggi è al limite della pensione; qualcuno di noi è stanco, qualcun altro è deluso qualcun altro ancora, nonostante tutto, rimane speranzoso. E tra questi vi è chi ha costruito “Ponza racconta” e chi ha in mente di organizzare una cooperativa socio – culturale per mettere insieme e organizzare i vari pezzi di una Ponza dispersa tra le illusioni e le delusioni del consumismo sfrenato e della felicità perduta per le piccole ma anche per le grandi cose.
la musica degli anni ‘70 che ha accompagnato la mia adolescenza e con essa i ricordi in parte ancora vividi, mi ha riportato indietro nel tempo e mi ha fatto rivivere quasi per magie i momenti intensi di felicità o di malinconia, la quale ultima è collegata soprattutto ai grandi sacrifici di mio padre e al grande amore di mia madre ai quali dedico e dedicherò sempre la mia riconoscenza associato purtroppo al rimorso di non aver loro potuto dedicare abbastanza tempo perché preso dal vortice della vita.
Questa lettera non è solo un ricordo delle mia vita passata, è un appello ai giovani ponzesi affinché si diano il cosiddetto “colpo di reni” e mettano in moto le vitalità della nostra isola con la stessa lena e passione che noi, ragazzi degli anni ’70, abbiamo offerto gratuitamente.
Cari ragazzi e care ragazze, cari giovani di Ponza, oggi Voi avete molto di più di quello che avevamo noi , non sciupate la vostra energia, il vostro intelletto e le vostre passioni solo dietro un pallone, un fucile di caccia, una pescata o una partita a carte; Ponza e i Ponzesi attendono il vostro orgoglio e le vostra determinazione. Il vostro impegno e la vostra energia interiore sono indispensabili al cambiamento di rotta verso una migliore vita isolana che, per condizione anagrafica ma non solo, appartiene soprattutto a Voi.
Un ultimo invito, un po’ più accorato, mi sento di farlo ai quei giovani che già si sentono pronti ad affrontare un impegno sociale per l’Isola e/o che in parte lo hanno già abbracciato, affinché facciano proseliti senza la paura di sentirsi soli, e comunque nel caso in cui si sentissero abbandonati, sappiano che i loro affanni stanno riempiendo le loro coscienza e costruendo la storia della loro Vita.
Con affetto
Gennaro Di Fazio
Lino Pagano
9 Novembre 2011 at 14:06
E’ con immenso piacere che ti rileggo, credimi. Ci mancavi un po’ a tutti. Mi hai fatto fare un tuffo indietro agli anni ’70 / ’80. Ero giovane e forte, rileggendoti l’orologio della vita è ritornato a quei tempi, come dici tu, tra la musica dei ROX e quella di Caterina Caselli e dei Rolling Stones. Si partiva per un futuro più sereno e felice. Allora Ponza era diversa, si viveva solo di pesca e agricoltura; il turismo era agli albori. Insomma chi come me ha avuto la fortuna di fare i corsi di alberghiera sulla Torre dei Borboni, voluti da Bariton, ha fatto la sua fortuna. Ero l’orgoglio dei miei perché navigavo sulle super-navi di allora, la Michelangelo, la Raffaello e via dicendo… ero sempre in giro per il mondo.
Auguro ai giovani di Ponza che possano vivere sull’isola come abbiamo vissuto noi negli anni ’60/’70, con poco o niente, ma l’abbiamo vissuta intensamente.
Grazie Gennaro, e grazie a Ponza
Lino Catello Pagano
Antonello Feola
15 Novembre 2011 at 23:05
in risposta a Gennaro Di Fazio sull’appello ai giovani.
Caro Gennaro, il tuo invito sembra arrivare in ritardo. Come ben sai alle passate elezioni amministrative appartenevo ad una lista la cui età media non superava i 40 anni. Eravamo tutti giovani di Ponza tra i 23 ei 40 anni armati di buona volontà, voglia di migliorare le cose, novità da apportare… e sai già com’è andata.
Non è vero come dici che “Ponza e i Ponzesi attendono il vostro orgoglio e le vostra determinazione” …Perché allora, ovvero solo tre anni fa, non ci ha dato l’appoggio nessuno, se non pochi sostenitori a livello familiare? Il tuo partito democratico che tanto si dice progressista e innovatore ha apertamente dato l’appoggio alla lista vincente… Si è schierato dalla parte del più forte. Ovviamente più comodo, più facile, più conveniente. Dire adesso: “Ma dove sono i giovani?” sembra essere a mio avviso una presa in giro…
Io invece chiedo dove eravate voi tutti che ci avete voltato le spalle?
Perché avete considerato una lista di giovani troppo inesperta per amministrare?
Con affetto,
Antonello Feola
Gennaro Di Fazio
16 Novembre 2011 at 01:56
Caro Antonello,
Ti rispondo in maniera sintetica ma spero incisiva:
1) Gli inviti anche se in ritardo sono comunque un atto
di fiducia;
2) Attivarsi non significa solo fare la lista negli ultimi
mesi della campagna elettorale, ma lavorare negli anni a
livello politico e sociale; e purtroppo non basta solo
la buona volontà ma ci vuole perseveranza e abnegazione;
3) Non faccio più parte del P.D.da prima del 2008
(anno delle ultime consultazioni amministrative ponzesi)
e ad aggi non sono iscritto a nessun partito;
4) Io personalmente rifiutai l’invito a partecipare
alla coalizone che poi ha vinto;
5) Nessuno Vi ha voltato le spalle visto che siete arrivati
secondi;
6) Aver perso una volta non significa che non si possa
vincere nel secondo tentativo, magari con qualche
modifica di nomi e di programma;
7) Non essere pessimista! fai il gioco dell’avversario.
8) Mi dispiace che il mio accorato appello sia stato
travisato in una presa in giro, era un sincero
incitamento ad andare avanti nella lotta così come noi,
“ragazzi degli anni ’70”, avevamo lottato nella vita e
per la politica.
Con stima ed affetto
Gennaro Di Fazio