di Gennaro Di Fazio
In molti, direi in troppi articoli che riguardando il dibattito sulle prossime elezioni amministrative a Ponza, si parla dell’agire: “ per il bene di Ponza”.
Si scrive che bisogna attivarsi, fare programmi politici, scegliere uomini etc. solo per il bene di Ponza, al di là degli schieramenti e delle ideologie.
Ma quali sono le scelte che sarebbero “per il bene di Ponza” ?
I pontili sono un bene o un male ? le condizioni che essi determinano favoriscono l’economia ponzese o solo alcuni ? Bisogna insediarli anche a Le Forna o addirittura diminuirli a Ponza ? Dobbiamo farli gestire solo dai privati o fare un consorzio con il comune ?
Il turismo deve essere di elite o di massa ?
Bisogna sfruttare il territorio a tutti i costi per arricchirci o difenderlo dalla speculazione ?
La caccia bisogna allargarla per maggiori periodi dell’anno perché a Ponza si hanno pochi svaghi o chiuderla completamente ?
La zona ex miniera bisogna lasciarla così com’è, farla diventare un parco pubblico o farla gestire dai privati ?
Vogliamo orientarci verso un sistema di protezione del territorio o lasciarlo al libero mercato ?
Vogliamo lavorare sole 3 mesi l’anno o tentare di cambiare il sistema economico e sociale dell’isola ?
D’estate vogliamo ridurre / bloccare l’accesso delle macchie o incentivarle a farle venire altrimenti la zona di Le Forna viene tagliata fuori dal turismo?
Bisogna lasciare che tutto rimanga così com’è o fare qualcosa ?… E se sì mi chiedo:
che cosa fare?
Quelli citatati sono solo alcuni degli esempi che dimostrano di come il cosiddetto “bene di Ponza” ha un carattere molto relativo. Se ci divertissimo a fare una indagine su queste poche domande ci rendemmo conto che c’è una tale varietà di risposte da indurci a pensare che il bene di Ponza è molto personale, è diverso in ognuno di noi a secondo la propria condizione culturale e/o emotiva. Pertanto non è certo con i proclami: ”l’importante è fare il bene di Ponza”, che si possono affrontano le questioni politiche, tantomeno oggi che Ponza sta attraversando un difficile periodo amministrativo ed etico. Inoltre c’é dire che non è neanche facile parlare di programmi anche perché questi li fanno gli uomini e gli uomini o vengono scelti o si auto – convocano. Se a ciò aggiungiamo la carenza dei partiti che prima selezionavano i personaggi, e la mancanza delle ideologie che una volta riuscivano ad accomunare le persone più disparate, allora le scelte diventano veramente ardue; per cui io credo che in primis si debba cercare di capire dove si vuole andare. Ma per partire è necessario iniziare con ampi dibattiti, a vari livelli e a tutto campo, che sappiano poi scegliere gli uomini e i programmi secondo un rapporto reciproco di armonia di intenti. In fin dei conti le ideologie e i partiti semplificavano le scelte, oggi bisogna inventarci qualcosa per evitare di perdere altro tempo prezioso. Sarebbe molto opportuno pertanto che qualche organizzazione o associazione si prendesse l’onere e l’onore di organizzare qualche incontro al fine di trovare il bandolo della matassa della “questione Ponza” in tutti i suoi aspetti, quindi non solo economici ma anche sociali, etici, ambientalistici e culturali, che in sintesi vuol dire tendere ad una migliore qualità della vita, se non per tutti, almeno per la maggior parte della popolazione isolana.
Potemmo appunto partire proprio dal concetto di “qualità della vita”, “il bene comune”, come scrive Polina Ambrosino nel commento all’articolo di Vincenzo Ambrosino: “in esilio sognando la primavera di Ponza”, e tentare di capire, attraverso l’esame dei vari problemi che attanagliano i vari settori, cosa bisogna sviluppare, le regole da imporre, in che direzione andare e in che maniera articolare le procedure e le strategie politiche e amministrative per arrivare agli scopi prefissati.
Queste sembrano solo parole vuote, ma attenzione al troppo pragmatismo, esso per comportamento favorisce solo alcune fasce sociali e/o economiche, la qualità delle vita invece, per concetto intrinseco, riguarda una popolazione intera nei suoi aspetti più generali; poi chi ha più capacità e mezzi per ottenere di più si attivi pure.
Il compito è sicuramente arduo ma va affrontato. L’impegno in questa direzione deve essere motivo di orgoglio per tutti coloro che si adopereranno nell’intento comune di far rinascere la Popolazione Ponzese nei suoi aspetti soprattutto sociali, ma non solo. Anche perché, e questo va sottolineato, il disinteresse per la politica non solo favorisce chi vuole trarre da essa solo proventi a vario livello, ma è a discapito della sua stessa vita sociale ed economica. E poi non troviamo la solita scusa che “tanto son tutti uguali”, perché sappiamo bene che ciò non è vero; a volte è solo questione di pigrizia, preferendo semmai stare a casa e vedere una partita di calcio o andare a fare una bella pescata, anziché impegnarci in un incontro politico, semmai noioso e/o litigioso.
Ma in questo momento storico, e credo che su questo ci siano dubbi, Ponza ha veramente bisogno dell’impegno di tutti pertanto spero e mi auguro fortemente che ognuno si impegni a fare la propria parte.
Gennaro Di Fazio
[email protected]
7 Novembre 2011 at 19:35
Fare un bel esame di coscienza ed assumersi le proprie responsabilità,per quelle persone che per il bene del paese e della comunità siano in grado di assumersi responsabilità politiche,con i fatti e non solo parole.