di Gennaro Di Fazio
Mi è giunta una lettera in forma privata, in risposta alla mia pubblicazione: “le prossime elezioni a Ponza: proviamo a parlarne”, che, in relazione alla particolarità dei suoi contenuti, ho deciso di pubblicarne una parte al fine di dare una ulteriore spinta al confronto sulla “questione Ponza”. Anche se questa lettera appare alquanto pessimistica, (meglio sarebbe però definirla come un misto di amore e rabbia), la presento comunque sperando di stimolare, magari attraverso la forma provocatoria con la quale essa si presenta, le coscienze dei Ponzesi ancora assopite e/o silenti per paura di esprimersi, al fine di cercare di dare qualche stimolo in più al dibattito, visto la stasi della discussione politica che soggiace ancora sull’isola.
Pensieri su Ponza
“………..Io credo che “a Ponza” non siamo proprio abituati al dibattito, alla discussione, al confronto costruttivo e propositivo. A ben guardare sembra che questa caratteristica manca proprio dal nostro DNA.
Infatti, se guardiamo al nostro passato,dobbiamo riconoscere che mai la discussione e il dibattito franco e leale è albergato nella classe politica (specchio fedele della popolazione) dell’isola. Sia nella storia recente, che in quella passata, desumibile dai libri e dagli atti, riscontriamo che il gruppo perdente (salvo rare eccezioni che confermano la regola), non è mai rimasto a fare una opposizione ferma, ma costruttiva e propositiva per tutto il mandato, tesa a proporsi come alternativa valida per la successiva tornata elettorale.
Si è sempre, dopo poco, rinunciato alla politica e fatto ricorso a esposti, ricorsi, libelli, spesso con cattiveria ingiustificata, affinché altri al di sopra e al di fuori dell’isola, facessero quello che non aveva fatto il popolo con il voto………………………………………………
Non è una tesi Berlusconiana né voglio giustificare quello che è successo il 17 settembre, ma ,in un certo modo, anche quel terremoto è una conferma.
E’ come se sull’Isola ci sia una specie di gigantesca fattura, che affonda le sue radici nella nostra storia, antica e recente.
Può darsi che nostra indolenza perniciosa, la ponzesite, scaturisce da una maledizione della Maga Circe: (rappresentata nell’immagine in sovraimpressione) una vendetta contro quest’isola che nonostante la barriera dei suoi numerosi scogli non seppe tenere lontana la nave di Ulisse, che la ferì duramente nel suo cuore di donna.
O forse Ponza è rimasta impregnata dalle maledizioni, le sofferenze, ‘e jastemm, delle migliaia e migliaia di persone che nei secoli vi sono state relegate,in molti casi anche senza colpe.
Forse ci vorrà un esercito di esorcisti per liberarci da queste maledizioni!
Poi, allacciandomi a quella parte del tuo ragionamento, in cui attribuisci ai troppi soldi in mano a poche famiglie, una sorta di causa effetto dei nostri problemi, penso che potremmo tentare di fare un discorso sociologico, sulla disgregazione dei valori che ha colpito la nostra comunità negli ultimi decenni.
A mio avviso, a tutto ciò non potrebbe essere estraneo il cattivo esempio che il turismo e il turista ha fornito alla nostra comunità. Ai giovani in particolare, i nostri ospiti saranno sembrati come esemplari da imitare, senza capire che certi loro comportamenti vacanzieri erano falsati proprio perché in vacanza, mentre invece i loro veri valori li avevano lasciati a casa, mostrandosi a noi quindi la loro parte peggiore.
Abbiamo incamerato così valori non nostri e falsi.
Pur non essendo un medico, sono anni che cerco , inutilmente, la cura alla ponzesite che anzi nel frattempo è degenerata in qualcosa di molto più grave, che non so definire.
Di sicuro – secondo me- ci sono anche delle nostre colpe, intendo della classe più colta. Forse neanche noi abbiamo fatto abbastanza, o non l’abbiamo fatto bene insieme. Forse abbiamo anteposto le nostre idee o ideologie all’interesse generale. Non so, è un dubbio che spesso mi viene.
Scusami per questa lunga tiritera, ma sai la passione e l’amore per la nostra isola, nonostante tutto, non mi abbandona mai….”
Per l’autore: Gennaro Di Fazio