Editoriale

Epicrisi 522. Quale Europa? E le nostre isole?

di Giuseppe Mazzella

 

Per noi che ne facciamo parte, una delle questioni più urgenti di questi tempi è certamente il futuro dell’Europa. Siamo tutti molto preoccupati. Quale sarà il suo destino? E anche per le nostre isole quali sono le prospettive?
Viviamo tempi inquieti, tra guerre e contrasti profondi, che stanno portando a cambiamenti epocali, dei quali forse non avvertiamo ancora del tutto l’imponenza.

Su questo clima di incertezza e di forti tensioni in Italia si è innescata la dichiarazione della nostra Premier che ha letto alla Camera alcuni “passi scelti” del Manifesto di Ventotene, criticandone l’impostazione. Questo ha suscitato la reazione dell’opposizione che, insorta a difesa del documento politico scritto 81 anni fa dai confinati antifascisti Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e il contributo di Eugenio Colorni, ha dato vita ad un dibattito importante che è stato ripreso anche sul nostro sito. Ne ha scritto, infatti, Giuseppe Mazzella di Rurillo, che nell’analisi della proposta di un’ ’Europa libera e unita’, l’ha opportunamente inquadrata in una visione storica, anche sulla base delle sue visite a Ventotene e ai contatti avuti con gli abitanti in un suo recente viaggio, mettendoci in guardia da semplificazioni o da fraintendimenti. Il nostro amico giornalista e scrittore ischitano definisce i tre dei “rivoluzionari tranquilli”, così come Jacques Delors descrisse “il processo dell’Unione europea che anche se non completa e carente ha raggiunto una valenza superiore ad ogni aspettativa di quella mensa di sei persone”. E conclude: “Forse oggi, nel contesto mondiale che stiamo vivendo abbiamo bisogno di visionari”.

Al di là delle dichiarazioni di buona volontà, è che oggi l’Europa appare divisa e indecisa nei confronti delle grandi sfide mondiali alle quali è chiamata e molte restano le perplessità su quanto fin qui costruito. Di questo scottante argomento scrive anche Enzo Di Giovanni, che sottolinea che sulle guerre in corso che più ci toccano da vicino, quella israelo-palestinese e russo-ucraino, sembra non avere una strategia comune e una politica estera unitaria. Troppe le omissioni, le ingerenze che abbiamo fatto finta di non vedere, e conclude “bisognerebbe assumere un’identità e una dignità che vadano ben oltre il rimembrare Dante o Shakespeare, che restano altrimenti strumenti propagandistici solo per entrare con merito nella banda dei quattro, ma non per rivendicare un’anima, o almeno un’etica”.

Tra le proposte del sito di questa settimana sulla politica internazionale l’articolo sulla figura Di Putin, ripreso da Repubblica, in una intervista che mette a fuoco la personalità e l’agire del leader russo attraverso gli anni, culminati nei tre anni di guerra in Ucraina e sui riflessi inevitabili sull’Europa.

Anche le nostre isole, nell’ambito delle normative europee, sono state a volte penalizzate. Basti guardare alla categoria dei pescatori – le nostre isole solo sessanta anni fa avevano una delle flottiglie più attrezzate e produttive del Mediterraneo – costretti da appesantimenti burocratici a volte assurdi, tartassati da fermi e limitazioni di ogni tipo, mentre altre flottiglie straniere, con la semplice accortezza di pescare fuori le acque territoriali, depredavano i nostri mari. Proprio per fare il punto sulla questione dei pescatori isolani si è tenuto a Ponza (leggi qui) nella chiesa del Porto un incontro organizzato dal Comitato culturale della parrocchia coordinato dal prof. Gino Usai.

Tra i problemi più urgenti da risolvere per le nostre isole restano ancora inattuate del tutto le garanzie di assistenza sanitaria e quella dei collegamenti che, ancora una volta mostrano la loro criticità, con disservizi e mezzi inadeguati. Quali saranno, allora, le opportunità che potranno giovare alle nostre isole da un’Europa non più, ci auguriamo, dominata da una visione burocratica, così lontana dalle speranze degli autori del Manifesto e dalle aspirazioni dei Padri Fondatori?
Resta una storia tutta da scrivere che comporterà un grande impegno da parte di tutti i paesi dell’Unione e da ogni singolo cittadino.

E passiamo alle notizie che ci riguardano più direttamente. Il Sindaco di Ponza Franco Ambrosino, su delega del Consiglio, e in accordo con la Regione Lazio e la Facoltà di Biologia Marina dell’Università della Tuscia, per la gestione e il controllo di SIC e ZSC delle nostre isole, ha formalizzato la costituzione dell’Azienda Speciale Isola di Ponza, che si occuperà, tra l’altro, della gestione dei campi boe, del controllo delle strisce blu e dell’amministrazione e controllo delle normative ZTL.

Contributi culturali ci arrivano dall’instancabile Francesco De Luca che, in un incontro casuale con una sua amica d’infanzia di Forna Grande, ci fa conoscere un’antica filastrocca dialettale. Lo stesso, poi, racconta un nuovo episodio della vita di mare e di pesca di Biagino Pagano (leggi qui), al quale ha già dedicato altre interviste, cogliendo l’occasione per fare il punto sui cambiamenti di questo antico mestiere. E sempre Francesco si ripropone ancora con una delle sue più significative poesie (leggi qui), che descrive l’accorato e silenziose sgomento che prende chi è costretto ad allontanarsi da Ponza.

Il nostro professore e diplomatico Emilio Iodice, ancora una volta ci sorprende con un altro bellissimo libro Il fuoricampo di Frankie, che racconta il “viaggio di un ragazzo verso il sogno americano. Più di un semplice libro di memorie, è una testimonianza dello spirito umano duraturo, una celebrazione delle diversità culturali e un promemoria senza tempo dell’importanza di amare le persone e i luoghi che modellano le nostre vite”. Un’opera che, partendo dalle storie familiari, si allarga alle grandi questioni storiche passate e recenti, che la rendono particolarmente attuale. Prendendo lo spunto dal libro di Emilio, Sandro Russo (leggi qui), supportato da Michele Serra, scrivono di un’America che non è più la stessa e che sembra tanto mutata da quella della nostra giovinezza.

E pensando all’America non posso non pensare al mio amico Franco Romano , per tutti Franchino, emigrato giovanissimo proprio negli Stati Uniti, scomparso a Boston a 78 anni. La notizia della sua morte mi ha profondamente addolorato. Mio compagno di scuola all’Avviamento professionale di tipo marinano, aveva un carattere gioviale e positivo. Atleta straordinario, credo che fosse il più veloce alunno di tutta la scuola. Possedeva, invidiato, una bicicletta da corsa che, lui ogni mattina portava a spalla da Forna Grande – nei primi anni sessanta non esisteva la strada che oggi costeggia la baia di Cala Feola – fino alla sommità della località nota come Santa Croce. Di li, finalmente, poteva scendere a forte velocità fino alla nostra scuola che era allora al Cuore di Gesù. Un giorno, ricordo, fu fermato dai carabinieri, che gli chiesero perché la bicicletta non avesse la lampadina e lui, un po’ intimidito ma prontamente la trasse dal suo giubotto. E i freni? Gli chiesero ancora. E lui, anche questi li estraeva dalle sue capienti tasche. Alla fine tutto finì in una risata. Emigrato giovanissimo, ebbe successo come riparatore di elettrodomestici e poi come rivenditore, credo grazie anche alla sua irresistibile simpatia. Veniva spesso a Ponza, l’ultima volta due anni fa, e sempre ci incontravamo per ricordare i bei tempi passati. Il suo sorriso aperto e pulito sarà il suo passepartout per il Paradiso. Alla famiglia le mie condoglianze più vive e quelle rinnovate della redazione.

Condoglianze che inviamo di tutto cuore anche ai familiari di Civita Scarpati, scomparsa a Formia all’età di 92 anni.
A compenso di queste notizie ferali la nascita di Leonardo La Torraca, secondogenito di mamma Candida Scotti e di padre Ettore.

Patrizia Maccotta ci regala, nel ricordo della nipote Patrizia, un profilo dell’ingegnere minerario Francesco Savelli, che fu tra i trucidati alle Fosse Ardeatine. Figura di spessore che, scoprendo l’unica bentonite bianca esistente al mondo in quel di Le Forna, offrì ai ponzesi nuove opportunità lavorative in un periodo estremamente critico. Erano anni che non si era ancora sviluppata la sensibilità verso la protezione e conservazione dell’ambiente e quindi furono perpetrati dei danni che non sono stati ancora sanati. Ma erano anche anni in cui la fame e il disagio, solo parzialmente compensati dall’emigrazione, rendevano la vita molto incerta e difficile. Savelli non fu solo un geniale ingegnere, ma anche un benefattore sociale, offrendo alla nostra popolazione aiuti e servizi nuovi come l’istituzione dell’asilo e un locale dopolavoro per le attività ricreative e la celebrazione solennizzata con doni nelle festività a tutte le famiglie degli operai. Credo che meriti certamente di essere ricordato nella topografia ponzese.

Pasquale Scarpati torna con le sue analisi filosofiche-antropologiche (leggi qui) ad approfondire un delle caratteristiche umane forse più inestirpabili: la cupidigia, che sotto diverse forme fa la sua apparizione purtroppo ad ogni generazione Lo stesso, sul filo del del ricordo, recupera l’importanza per le famiglie di un tempo dell’uccisione del maiale, preziosa riserva di carne.

Tra le altre proposte culturali della settimana Gabriella Nardacci ci regala quattro sue poesie giovanili “di sperdimento e d’amore”, mentre la redazione segnala l’ultimo numero di “Focus”, che ospita tra l’altro un’interessante nota di Fabio Lambertucci su Churchill giornalista.

Ancora Giuseppe Mazzella di Rurillo, prendendo spunto dalla fiction su Peppino di Capri, racconta la sua presenza artistica a Ischia, facendosi conoscere altri aspetti della vita di un uomo “eccezionale di un’epoca storica irripetibile”.

Mario Moiraghi, infine, propone dopo quasi trent’anni, di organizzare a Ponza un nuovo Convegno – il primo si tenne nel 1996 – sul monaco cistercense Raniero da Ponza (1130-1207) (leggi qui), figura illustre e abile diplomatico papale.

Moiraghi, che a Raniero ha dedicato diverse pubblicazioni, rivolge l’invito a quanti vorranno dare il loro contributo, sollecitando con una nota ricca di nuovi dati storici, la riscoperta di questo personaggio. Una personalità di grande rilievo che la nostra isola può vantare a buon diritto come sua gloria. Un’opportunità, il Convegno, che richiamerà a Ponza storici e appassionati, e che permetterà di approfondire non solo un passato poco noto, ma potrà dare nuova linfa ed ispirazione nella costruzione di un nostro futuro migliore.

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