riceviamo in Redazione da Mario Moiraghi e volentieri pubblichiamo
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Gentile Redazione,
facendo seguito ad uno scambio con Sandro Russo, della Redazione, invio in allegato copia del documento predisposto per presentare l’iniziativa su Raniero da Ponza.
Si tratta di un testo introduttivo che vorremmo diffondere a tutti i potenziali destinatari del nostro messaggio.
Ad esso vorremmo far seguire periodici aggiornamenti sulle iniziative, sulle ricerche e sugli apporti che progressivamente acquisiremo, con il concorso di chiunque voglia contribuire.
Sono graditi commenti e osservazioni.
Con viva cordialità
Mario Moiraghi
Rainerius De Pontio
Una serie di circostanze fortuite ha stimolato, anni fa, la ricerca di dati e notizie storiche sulla figura di Raniero da Ponza, un quasi sconosciuto monaco vissuto fra il 1130 e il 1207.
La documentazione raccolta ha permesso di delineare una personalità avvincente e complessa, pressoché totalmente caduta nell’oblio, chiamata a ricoprire rilevanti ruoli, prima accanto a Gioacchino da Fiore, teologo e mistico in fama di santità, poi come persona di fiducia di papa Innocenzo III, infine come legato pontificio in Spagna, in Linguadoca e a Milano.
Le sue capacità diplomatiche, la profonda conoscenza delle Sacre Scritture e l’adeguata formazione teologica suggerirono a Innocenzo III di avvalersi di lui, nel tentativo di affermare la posizione della Chiesa Romana, sia nei rapporti con il potere civile, sia nella lotta contro le eresie dilaganti.
Sulla base degli approfondimenti condotti si tenne nell’Isola di Ponza, nel 1996, un Convegno dedicato a Raniero, che riunì storici provenienti da università e centri di ricerca italiani ed europei. Fu confermata la rilevanza storica di Raniero e si raggiunse l’obiettivo di raccogliere e rendere disponibili le notizie su di lui. Si restituì alla cultura e alla conoscenza di tutta la sua figura, riproponendo il messaggio offerto dalla sua personalità e stimolando linee di ricerca e di approfondimento delle vicende a lui legate.
In particolare, emerse l’immagine di un uomo di vastissima cultura, degno della fiducia di regnanti e prelati, di papi e di principi, capace di trasmettere messaggi di pace e di profonda umanità.
Ponza, con un nuovo Convegno, intende fregiarsi a buon diritto di questa figura, forse dimenticata ma certamente valida, nell’orizzonte contemporaneo dove la Pace appare come un concetto scialbo e quasi sgradito. Raniero da Ponza può forse gettare ancor oggi una luce positiva sul mondo attuale.
Ora, dopo trent’anni, ci si può porre infatti alcune domande: il pensiero di Raniero è ancora attuale? In un mondo oggi attraversato da violenze e intolleranze il suo messaggio può essere riproposto?
E, infine, cosa resta di Raniero nella memoria di Ponza e dei ponzesi?
Induce a riflettere il fatto che, alla sua morte, Ugolino di Segni, vescovo di Ostia e futuro Papa Gregorio IX, scrisse una singolare e lunga lettera agli abati e ai fratelli dei monasteri cistercensi di Fossanova, Casamari e Salem (in Germania), lamentando il loro silenzio su quest’uomo “pater et dominus frater Rainerius, memoriæ venerandæ“, Raniero, padre e signore, di veneranda memoria.
Qui sorgono importanti interrogativi: Ugolino di Segni era uomo certamente colto e istruito, veniva da una famiglia illustre ed era stato nominato Cardinale, ancor giovane, dallo zio, Innocenzo III. Sarebbe diventato Papa, col nome di Gregorio IX, un pontefice legato alle figure di san Francesco, santa Chiara, san Domenico.
Perché allora la morte di Raniero lo colpì così profondamente? Quali sono i motivi per cui in un ambiente papale nel quale non mancavano certamente teologi, confessori, consiglieri, chierici, dotti di ogni genere, la morte di Raniero è così sconvolgente, tanto da far dire, più avanti, nella stessa lettera, che “il sole è caduto dal cielo“?
Non è solo simpatia e affetto personale, perché anche papa Innocenzo III, aveva tessuto lodi sconfinate di Raniero.
Chi è dunque quest’uomo su cui due grandi pontefici del Medioevo formulano incondizionati elogi?
Occorre, a questo punto, riprendere una breve sintesi della sua vita.
Frater Raynerius de Pontio nacque, probabilmente fra il 1130 e il 1140, da genitori di ceto sociale elevato, forse nobili (claris ortus natalibus, come disse un cronista dell’ epoca).
Il fatto che nel suo nome sia indicata la provenienza ponzese risponde ad un suo legame profondo con l’Isola, forse per la sua effettiva origine e forse per una sua appartenenza ad un monastero locale. Anche sulle isole ponzesi di Ponza, Palmarola e Zannone esistevano infatti, in quell’epoca, monasteri di regola benedettina, fra i quali il Cenobio di Santa Maria, dove era stato confinato Papa Silverio, deposto da un antipapa nel 538.
Non lontano da Ponza, a Celico, nei pressi di Cosenza in Calabria, era nato nel 1135 Gioacchino da Fiore. Circa nel 1175 Gioacchino entrò nel monastero cistercense di Corazzo, diventando priore e poi abate, ma il suo cammino era destinato a convergere con il percorso che Raniero stava compiendo. Infatti, fra il 1182 e il 1188, a Casamari e a Petralata, dove Gioacchino si era ritirato, i due monaci si incontrarono e le loro due vite si ritrovarono comunque unite, come testimoniato sia nei racconti di Luca Campano (biografo di Gioacchino), sia in alcuni documenti cistercensi, sia nella letteratura gioachimita e in altre fonti che risalgono al XIII secolo.
Nel 1189 Gioacchino si allontanò dall’ Ordine cistercense, trasferendosi in una zona più remota della Sila e fondando, a San Giovanni in Fiore, una comunità di eremiti. Anche Raniero, forse seguendo Gioacchino, forse per altri motivi, si allontanò dall’ambito cistercense.
I cistercensi incominciarono a manifestare preoccupazione e dissenso, nei confronti dei due confratelli che se ne erano andati più o meno ufficialmente.
Sorprendentemente da questo momento nella vita di Gioacchino non si parlò più di Raniero, anche se nell’autunno del 1192, come conseguenza dei loro atteggiamenti, il Capitolo generale dei Cistercensi inflisse un biasimo congiunto a Raniero da Ponza e a Gioacchino da Fiore, “ordinando loro di tornare ai loro posti, entro il 24 giugno dell’ anno seguente, sotto pena di essere considerati fuggitivi. La minaccia si concreti1zzò quando, nel 1195, Raniero e Gioacchino, constatato il loro allontanamento persistente, vennero definiti ufficialmente “fugitivi“.
La vita dei due monaci si era divisa. Ma il loro legame ideale rimase: la condotta di Raniero, quando fu incaricato di contrastare l’eresia Catara, sembrò ispirarsi alle parole di Gioacchino:
“Riponi la tua spada nel fodero. Infatti, non si deve combattere così per la Verità, bensì maggiormente con la preghiera e con il digiuno… Fa’ dunque ciò che puoi, con le armi spirituali.
Se non puoi vincere con queste metti da parte.”
Nel 1198 Il Pontefice Innocenzo III (Lotario de’ Conti di Segni) pochi mesi dopo la sua elezione, nominò Raniero da Ponza, divenuto suo confessore, Legato Pon1ficio.
È rilevante notare che il Papa lo designò Legato senza elevarlo alla porpora cardinalizia come consueto, poiché Raniero stesso rifiutava qualunque carica per rimanere fedele alla sua povertà monacale.
Sette lettere di Innocenzo III, dal 16 aprile 1198 al 12 luglio 1199, indirizzate a Raniero, testimoniano che dal 1198 al 1202 frater Raynerius operò per lui.
In questi scritti Innocenzo lo loda come “uomo di vita virtuosa e di conversazione limpida, per grazia divina forte nella parola e nell’azione, uomo parimenti rispettabile per scienza e per fede, gradito a Dio e agli uomini per sapienza e onestà“.
Risulta che Raniero avesse ripetutamente sollecitato il pontefice perché lo liberasse dagli impegni e lo lasciasse tornare alla meditazione, forse turbato da una responsabilità inquisitoria che non condivideva. Sappiamo dagli scritti del Cardinale Ugolino che Raniero chiese di tornare a Ponza, per essere più vicino a Dio, per tornare al convento, all’eremitaggio e alla vita contempla1va.
Ma è solo nel 1202 che la sua salute sembrò compromessa in modo talmente grave da indurre il Papa a sollevarlo dall’incarico e a riattivare una struttura di regola cistercense a Ponza, dove Raniero potesse risiedere.
Il ritiro a Ponza di Raniero non significò la fine della sua attività pubblica.
Anche a Ponza, molti vennero da lui, re, principi, prelati, come avrebbe testimoniato Ugolino nella citata lettera di cordoglio per la sua morte.
Raniero morì fra il 1207 e il 1208 e portò con sé alcuni misteri.
Certamente lasciò scritti rilevanti, scritti noti e discussi nei secoli seguenti ma dei quali non è praticamente rimasta traccia.
Ci si chiede ancora dove sia sepolto Raniero da Ponza e perché la Storia abbia dimenticato la sua figura, lasciando ai ponzesi l’onere della memoria.
Il documento in file .pdf: Raniero_Presentazione Convegno_05
Immagine di copertina: stemma araldico riferibile a Raniero da Ponza
Alcuni libri di Mario Moiraghi (da https://www.promontevecchia.it/)
Schermata dall’indice del sito con altri articoli pubblicati su Raniero Da Ponza (cliccare sull’immagine per ingrandire)
