di Gabriella Nardacci
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La ragione del cuore
Ho fatto pulizia nelle stanze della mia ragione
e ho ritrovato lettere d’amore mai spedite
vecchie fotografie impolverate
e scarpe usate stagione dopo stagione.
Ho ritrovato diari ormai ammuffiti
con parole certe e quesiti esistenziali
scandite in giorni spesso tutti uguali
e orari di treni persi verso paesi sconosciuti.
Ho ritrovato un libro di ricordi complicati
e petali di rosa da esso sono caduti
e come vetro
si sono frantumati i sogni e i bisogni
e il tempo è ormai perduto.
Dentro le stanze della mia ragione
ho ritrovato il cuore ed ogni sua emozione…
Di ogni sentiero percorso
ho ritrovato la strada battuta
da quella che oggi è ancora
una corsa strillata…
***
L’infinito
É il mare calmo
della prima sera
che arriva a spianare
la piega dell’anima mia:
apre i miei occhi alla meraviglia
mentre i miei piedi
a passi felpati
camminano fin dove
l’orizzonte è di fuoco.
Osservo intorno e m’incanto
e il mio pensiero vibra
di fronte all’infinito.
***
Lontano
Quando me ne vado lontana da mia madre
io delle cose che lascio racconto le storie.
Son storie di foglie di piazze e colline
son storie di campi da arare e di ulivi
son di sere speciali
son storie appassite
son storie vicine che sento
quando da mia madre me ne vado lontana…
Quando da mia madre me ne vado lontana
io delle persone che lascio racconto le storie…
Son storie di figli di uomini e padri
son storie di streghe di suore e fanciulle
son storie di bimbi speciali
son storie vivaci
son storie di storia che imparo
quando da mia madre me ne vado lontana…
Quando da mia madre me ne vado lontana
io dei sensi riporto le storie a me stessa…
Un odore uno sguardo un richiamo
della gente le strette di mano
e se provo a pensare più piano…
il rumore dei sogni
i sussurri d’amore
il ticchettio della sveglia che segna le ore
il canto dei grilli nelle notti serene…
Son storie di sensi
di sogni e bisogni e chimere che sento
quando da mia madre me ne vado lontana.
***
Fammi rondine
Portami con te dietro i portoni
sulla sabbia
nel buio dei cinema
nei corridoi stretti dei treni in corsa…
Dammi le tue mani e le tue parole
fammi sentire i tuoi sospiri nell’incalzare dei respiri…
Lascia che io ti spiani le pieghe dell’anima
concedimi di scrollarti i pensieri faticosi del vivere…
Chiuditi l’inverno alle spalle
e fammi rondine.

Tano Pirrone
25 Marzo 2025 at 21:30
Non mi permetterei mai di mettermi a fare il critico poetico, io che esco da una fase di fanciullezza svagata di poetamento, ma c’è nelle quattro poesie una vena di grande capacità immaginifica ed una puntuale abitudine a irreggimentare le parole. Trovo però che siano frammiste con quell’infantilismo lirico molto comune nella poesia femminile, almeno di quella che io ho letto e in alcune occasioni analizzato e presentato. Appena la poetessa si libererà di questi viluppi e manierismi scolastici avremo una poetessa finita!
E’ un commento che credo non vada pubblicato: potrebbe essere interpretato come un atto di snobismo e non lo è!
Ma la capacità evocativa, nucleo radioattivo e vitale per la produzione di poesia, è buonissima!
Risponde Gabriella Nardacci
Quando penso alla poesia, mi viene sempre in mente un concetto espresso in un film di cui non ricordo il titolo… “Oggi tutti scrivono poesie, ma nessuno compra libri di poesie. Chi scrive poesie non legge poesie e quindi scrive brutte poesie…”.
Ovviamente non sono d’accordo accordo con questo concetto perché io leggo poesie anche se non ne scrivo molte. Questa mia prima raccolta di poesie riguarda un’età che va dall’adolescenza fino più di vent’anni fa e quindi la valutazione di Tano ci sta. E poi… ho ricevuto anche riconoscimenti e critiche positive. Comunque lungi da me pensare di piacere a tutti e di diventare famosa! Scrivo perché mi piace e leggo perché ho sempre voglia di.. viaggiare.
Ringrazio Tano per la sua critica. Conosco come scrive e… chapeau! Avrò modo di conoscerlo anche come poeta e chissà che non diventi sua fan!
P.S. – Il mio commento si può pubblicare, in risposta a Tano