di Francesco De Luca
In questo oziare.
Nell’oziare vago che mi posso permettere in forza del pensionamento sono capitato a Forna Grande.
Per chi ha memoria giovane ricordo che questo appellativo comprendeva, fino a quarant’anni fa, tutta la zona di Cala Feola. La denominazione era stata data dall’ Amministrazione scolastica e riguardava esclusivamente la Scuola Elementare. Che, allora, aveva classi anche a Cala Feola, denominata Forna Grande.
Io provengo dalla Scuola e talora affiorano ricordi di anni passati.
Orbene, laggiù a Cala Feola, mi sono ritrovato giorni fa con una signora, oggi in età come me, conosciuta quando era bambina. Ricordi, aneddoti, una tazzina di caffè e, parlando, è venuta dalle sue labbra questa antica preghiera. Mi dice che la recitava ogni sera nell’andare a letto.
La propongo per un vezzo antropologico. Questo sito, fra i tanti meriti, ha anche quello di testimoniare la provenienza della cultura ponzese e il suo stato attuale.
Imprescindibile è stata, per la cultura ponzese, la massa di impulsi che le sono venuti dalla tradizione e dalla pratica religiosa.
Con queste tiritere dialettali i coloni ponzesi hanno affrontato e vinto l’isolamento, la povertà, l’ignoranza e il duro processo della vita sulle isole ponziane.
Stasera me cocco
Stasera me cocco
e me faccio la croce.
Me chiammo Gesù
cu bona voce.
Lu vero figliuolo de Maria
te sia raccumannata
chest’annema mia.
Putenza de lu Patre,
sapienza de lu Figlio,
virtù de lu Spirito Santo
libberace ‘a freve terzana
quartana,
maligna
e quotidiana.
Libberace
da ogne male
e così sia.
Da ogne male
e così sia.
Questa la versione recitata
NdR, nell’immagine di copertina: ‘Madonna col bambino’ olio su tela di Roberto Ferruzzi (1853-1934)
