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Come al solito sono i pezzi della settimana a ispirare il titolo delle nostre epicrisi. Questa volta i filoni portanti sono stati i commenti seguiti alla manifestazione di Roma del 15 marzo e su un altro versante un tema inconsueto per questo sito. Delle cose brutte, sgradevoli, urticanti tendiamo a parlare/scrivere il meno possibile. Ma questa volta è accaduto, e ne prendiamo atto.
Una terza linea narrativa è stata quella del viaggio in Marocco.
Poi ci avrò anche messo del mio… si sa che il tono dell’epicrisi dipende (anche) dal vissuto della settimana dell’estensore di turno, con quali occhiali e con i vetri di che colore, ha letto gli articoli usciti.
Di notevole, a inizio settimana (lunedì 17) ho seguito una lezione di cinema di Alessandro Alfieri/UPTER. Abbiamo fatto un film che quando uscì avevo evitato di vedere: mi erano bastati i commenti degli amici.
Due edizioni del libro di George Bataille del 1951: la prima edizione italiana, Mondadori, 1969 e l’edizione SE del 2017
Alessandro ha proposto (e analizzato a fondo) Ecco l’impero dei sensi (Ai no korīda, lett. “Corrida d’amore”), un film del 1976, scritto e diretto da Nagisa Ōshima, basato su un famoso episodio di cronaca avvenuto nel Giappone degli anni trenta. Naturalmente la lezione è stata centrata sugli aspetti filosofici retrostanti, a partire dai rapporti tra Eros e Thanatos, attraverso l’opera del marchese De Sade oltre che sull’opera fondamentale di George Bataille L’erotismo (1951); infine – e non meno importante – sull’intendimento del regista di utilizzare l’arte, cinematografica in questo caso, per sconvolgere e sovvertire. Obbiettivo raggiunto, a giudicare dall’impatto che ha avuto su di me.
Ho visto la Mostra di Caravaggio a Roma, a Palazzo Barberini, qui illustrata da un articolo di Melania Mazzucco. E sono quadri – a penetrarli compiutamente – che ti fanno entrare in un mondo oscuro, tenebroso, seppur con improvvisi sprazzi di luce.
Non sto ovviamente a comparare Milo Manara con Caravaggio, ma in queste graphic novel – che ho riguardato per l’occasione – viene esposta un originale punto di vista sulla Grazia che tocca l’artista nel suo momento più buio
Infine ho visto in sala – metto insieme a caso, ma ho premesso che l’associazione è personale –l’ultimo film di Gabriele Mainetti [quello di Jeeg Robot e di Freaks out) (clip musicale e Commento): La città proibita, un Kung-fu movie ambientato a piazza Vittorio (!)… Violento e sanguinario quanto basta, anche se con una ritualizzazione della viulenza “alla Tarantino”.
Poi a fine settimana ho anche avuto una seduta dal dentista con “sangue e stridor di denti”, che ha contribuito anch’essa al mood della settimana.
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Naturalmente non solo turbamenti emotivi, nella settimana: anche eventi gradevoli. Ho incontrato un’amica dalla Sardegna con cui avevo avuto finora solo un rapporto epistolare (l’occasione è stata appunto quella di andare a vedere la Mostra di Caravaggio); abbiamo avuto un pranzo insieme ad altri amici e un altro giorno ho partecipato alla presentazione della raccolta di poesie di Tano alla Biblioteca Europea – leggi anche qui – in un tripudio di amici e parenti, ospite d’onore il nipotino Vittorio, luce dei suoi occhi.
E sempre in tema di poesia, una perla di Wislawa Szymborska.
Tano Pirrone, Andrea Malagamba e Fiorella Virgili alla presentazione del libro
Ecco come, nei ritagli di tempo, ho letto e gestito gli articoli della settimana.
Mi è corso il pensiero a una vecchia epicrisi di Enzo Di Fazio che accingendosi a scrivere, vede al di là della vetrata, nel giardino di casa sua, un pettirosso che razzola nella terra smossa, e tra balzi e saltelli, sulle sue alucce, prende il volo l’epicrisi .
Per dire… una genesi apollinea e una dionisiaca. Non che rappresenti un criterio di merito: succede… uno ci si trova in mezzo e empaticamente risponde.
Della Manifestazione di Piazza del Popolo di sabato 15 marzo 2025 si è continuato a parlare nel corso della settimana, dopo che l’epicrisi della settimana scorsa era stata varata che ne ero appena tornato, io che non sono certo incline alla partecipazione di piazza.
La lettura dell’accaduto come il significato della manifestazione non sono stati valutati in maniera concorde nell’ambito del gruppo “Dialettica” di cui mi onoro di far parte, che riunisce (e mette a confronto) diverse anime della Sinistra.
Ecco gli articoli (sempre in ordine temporale di pubblicazione, con i più recenti per ultimi)
– Sulla Manifestazione del 15 marzo: Serra e Starnone
– Il Manifesto di Ventotene, per noi sacro, l’intervento di Meloni in aula e la sentita replica del deputato Federico Fornaro del Pd;
– La vignetta di Ellekappa e ‘ll Dottor Stranamore’, una speculazione cinefila su una vignetta satirica sulla natura profonda della premier Meloni;
– L’orrore si insinua a piccoli passi…, con un articolo di Corrado Augias;
– Ventotene alla ribalta grazie a Meloni;
– L’intervento di Gustavo Zagrebelsky alla manifestazione del 15 marzo, in video, proposto da Luigi Narducci del gruppo “Dialettica”;
– Per non dimenticare mai come e dove è nato il Manifesto per un’Europa libera e unita, articolo di Antonio Carioti dal Corriere della Sera.
L’argomento clou – e rendiamo conto del titolo di questa epicrisi -, notevole per non essere troppo di frequente trattato su questo sito, è stato innescato dal racconto breve di Fabio Lambertucci, una ricostruzione di fantasia della morte di Pasolini.
Ha fatto seguito una clip dal film di Scola Brutti sporchi e cattivi, proposta dallo stesso Fabio e, rotti gli argini, un articolo da me letto e messo da parte, tirato fuori adesso per motivi che ho cercato di spiegare: Odio e violenza, sangue e dolore… Questa è la guerra.
C’è da dire che quest’articolo, trascrizione di un video, porta all’estremo limite le possibilità della scrittura di descrivere l’orrore. Ne abbiamo degli esempi: nella mia galleria personale Niente di nuovo sul fronte occidentale (1928), di Eric Maria Remarque e Un anno sull’altipiano (1938), di Emilio Lussu; sul versante dei film – l’articolo di Gianluca Di Feo ricorda Salvate il soldato Ryan, di Spielberg -, Orizzonti di Gloria (Paths of Glory; 1957) dell’immenso Kubrick, con Kirk Douglas; più di recente Dunkirk (2017), di Christopher Nolan, solo per dare un’idea.
Ma qui siamo all’ultima frontiera, prima di partecipare di persona, in carne e sangue (*). Una webcam personale sempre più spesso fa parte della dotazione dei combattenti; essa riprende in diretta tutto quel che lui stesso vede e i risultati possono essere atroci; come in questo video/articolo, o nell’incursione del 7 ottobre 2023 scorso di Hamas contro Israele al Festival musicale ai margini del deserto e nei kibbuz vicini.
Eppure la scrittura ha ancora uno spazio, pur nella asprezza/inagibilità dell’argomento. Cercherò di renderne conto appena possibile. Sto recuperando un racconto di Fredric Brown straordinariamente centrato e attuale: si intitola Arena. È ‘fantastico’! Pur scritto nel 1944, rappresenta per me la descrizione più alta mai letta dell’odio e della violenza in un duello ai margini della Galassia alla maniera degli “Orazi e Curiazi”, ma ‘uno contro uno’. Il titolo italiano è Il duello. Leggere per credere!
Altro filone quello del Viaggio in Marocco, di cui sono usciti finora nel sito 16 articoli (!). In comune hanno che del viaggio delineano non tanto gli aspetti geografici o ‘turistici’ ma soprattutto gli echi delle persone incontrate e del proprio mondo interiore al cimento con l’ambiente estraneo.
Questi gli ultimi:
– Viaggio in Marocco (13). Le bleu Majorelle, di Sandro Russo;
– Viaggio in Marocco (14). Meryem e la scatola di fiammiferi, di Brunella Borsari;
– Viaggio in Marocco (15). Una tripletta di Marco da Essaouira, di Marco Muratore;
– Viaggio in Marocco (16). I sogni vanno a morire a Essaouira, di Sandro Russo.
Naturalmente il sito ha pubblicato nella settimana tanti articoli e con essi ciascun lettore potrebbe compilare una sua propria epicrisi con gli argomenti che più lo hanno preso o secondo le affinità che ha identificato.
Vado ad elencare qui di seguito gli altri pezzi; stavolta in ordine temporale inverso (dai più recenti, a ritroso):
– Ponza, attivato il servizio riabilitativo di neuropsichiatria infantile;
– La festa di San Giuseppe… il giorno dopo, di Martina Carannante;
– Le Giornate FAI di Primavera a Roma e nel Lazio;
– Antonio Lauri ci ha lasciato: era il marito di Marisa Bonifacio, sorella del nostro amico e collaboratore Enzo Bonifacio;
– 26 luglio 1988, con le storie di Biagino Pagano, di Franco De Luca;
– Dalla stampa notizie su Ponza e Ventotene;
– inNatura, il numero di febbraio 2025;
– Un ricordo di Nino, di Franco De Luca, il commosso ricordo di un amico che manca a tutti noi;
– I festeggiamenti in onore di San Giuseppe, su segnalazione di Martina Carannante e Luisa Guarino;
– Il secondo libro di Anna Teresa Formisano, di Pino Candido;
– La posta dei lettori. Ricerca genealogica (2);
– Notizie dalla stampa. Rappresentante del Comune nel comitato della centrale. Fibra ottica, stato dei lavori;
– Meteo & Foto (216). La settimana da lunedì 17 marzo 2025, a cura della Redazione col contributo di Sandro Romano;
– Raffaele Vitiello, storia di un pescatore, di Sandro Vitiello;
– Obnubilati, di Franco De Luca.
Note
Immagine di copertina. Aurora borealis in rosso sangue (da https://curiosando708090.altervista.org)
(*) – A proposito di sensazioni, fittizie ma vissute come proprie, leggi I ricordi, il calamaro e il cyberpunk, nel film Strange Days (1995), di Kathryn Bigelow. Notevole. È il futuro possibile, appena dietro l’angolo!
È davvero tutto (tanto), per questo giro di giostra.
Buona domenica

Sara Serafino
23 Marzo 2025 at 08:13
Ho trovato questa epicrisi affascinante e intensa, capace di riflettere con grande sensibilità sui temi trattati nel corso della settimana, intrecciando il vissuto personale con spunti culturali, politici e sociali. Mi ha colpito la naturalezza con cui Sandro Russo riesce a passare dalla filosofia dell’erotismo alla brutalità della guerra, dalla luce tagliente di Caravaggio alla ritualità tarantiniana del nuovo cinema italiano, senza mai perdere il filo di un discorso profondamente umano.
Quello che apprezzo di più è proprio la capacità di tenere insieme la leggerezza – come l’incontro con un’amica – con la densità di riflessioni sulla violenza e sulla morte. È una tensione continua tra Apollineo e Dionisiaco, che restituisce un’immagine complessa e vera della realtà, così com’è.
E trovo bellissimo anche l’invito, più o meno esplicito, a costruirsi una propria epicrisi, scegliendo gli articoli che ci hanno colpito di più. È un modo per sentirsi parte attiva di questo spazio condiviso, che va ben oltre la semplice lettura. Un pezzo davvero denso, vivo, vibrante.
Grazie
Sara
Gabriella Nardacci
24 Marzo 2025 at 13:33
Caro Sandro
Perché “sporca e cattiva”? Occorre avere il coraggio di apprezzare punti di vista diversi dal proprio per ritenersi capaci di analisi e autoanalisi. L’onesta intellettuale non è forse questa? Oppure occorre sempre stare in una zona confort dicendo sempre e solo quello che gli altri si aspettano di sentire? La vera cultura non appartiene a una parte o all’altra. Il colto sa riconoscere il talento in una persona pur non condividendone il contenuto, ma è capace di dubitare su ciò che riteneva dovesse essere una sua verità.
Ho letto tante cose ultimamente e il risultato sorprendente è stato quello di non sentirmi di stare più da nessuna parte. Sospesa. Ho trovato tanta cattiveria in giro da parte di alcune persone che, pur di trovare proseliti e suscitare bagarre, mettono alla gogna chi esprime un parere diverso dal proprio. Ho trovato tanta superficialità in chi propone testi e pellicole che incitano sempre più alla violenza, dichiarandole utili per “sconvolgere e sovvertire”… Mah!
Il guaio è che anche io fatico a trovare un modello di riferimento… Non mi riconosco più nella sinistra in mano a personaggi “fiammiferini” e cattivi. Non ho neanche quello spirito religioso di un tempo e non riconosco Dio nei suoi ministri. Non sento più sincerità in certe persone che ritenevo amici. E la vita va… tra momenti in cui mi sento “in prestito” e momenti in cui mi sorprendo di me stessa perché, finalmente, ho il coraggio di dire quello che penso senza mortificare il pensiero di chi (spero) mi ascolta.
Perdona questo mio “sfogo”, ma il tuo pezzo mi ha aiutato a tirar fuori un certo malumore che oggi sento. E pertanto… Grazie!
Un saluto agli amici della Redazione
Gabri