tre racconti brevi di Marco Muratore
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Al seguito di altri già pubblicati (leggi qui), ancora tre “tarocchi” di Marco:
I fratelli di Ibn
Ibn Battuta, il grande viaggiatore del XiV secolo, racconta dei tipi di viaggiatori che ha incontrato. Cita i devoti pellegrini, augurandosi che Allah vegli su di loro. Accenna ai sereni commercianti, auspicando che il Perfetto abbia cura dei loro beni e li moltiplichi. Si sofferma poi su “coloro che sospirano contemplando il vago orizzonte del mare”
Sono, spiega, “strani uomini senza alcun attaccamento ai beni che Dio dispensa loro. Preferiscono dipendere dalla sua volontà durante le terribili
tempeste che godere dell’amorosa ospitalità del bazar. Le loro anime trovano maggiore pace nello spaventoso ruggito del vento, che nella pia voce
dell’imam quando dall’alto del minareto annuncia l’ora della preghiera. Che il Misericordioso allevi le loro pene e le mie, perché sento che questi sono in
miei fratelli”
Penso di essere anch’io, un fratello di Ibn.
Il guardiano del porto
Ogni mattina prende il suo posto, ritto sulla torretta di destra, sopra la porta di entrata alla città.
Da qui si domina, oltre che la strada di accesso al centro, anche tutto il porto. Dove, nei secoli scorsi, erano salpati i vascelli dei portoghesi, carichi di
schiavi, arrivano ora le barche dei pescatori, cariche di sardine.
Seguiva con attenzione i movimenti, tenendo pure d’occhio cosa facevano i suoi colleghi, spesso distratti da questioni effimere, in cui si perdevano a
bisticciare.
Lui invece interviene solo quando ne vale veramente la pena, perché fare fatica quando puoi farne a meno?
Ecco, il suo sguardo ha colto un movimento brusco: un’intera cesta di sardine, malamente caricata sul carretto, lascia scivolare il suo contenuto.
Apre allora le sue ali e si getta sui succulenti pesci. D’altra parte, il guardiano del porto, ha diritto alla sua paga.
Il cannone di Josephus
Sul bastione di Essaouira i cannoni sono puntati verso il mare. Sono antichi cannoni di bronzo, che riportano il marchio della fonderia ed il nome del fabbro che li realizzò: Josephus Barnola fecit Barc[ello]na 1758 si riesce a leggere su uno di essi.
La città fu porto fenicio, cartaginese, portoghese. Tornata in mano dagli arabi, fu ambita preda, mai domata, da parte di inglesi, spagnoli, francesi. I cannoni sono bottino delle tante battaglie che si svolsero per la sua conquista.
Al di là dell’oceano, dove punta il cannone di Josephus, a contorno della statua equestre del generale Andrew Jackson, di fronte alla Casa Bianca, c’erano altri quattro cannoni realizzati dallo stesso artista. Sono stati rimossi nel 2020 perché danneggiati dall’assalto a Capital Hill. Quello di Essaouira resiste invece ancora: la democrazia è più solida da questa parte dell’oceano?
