racconto breve di Fabio Lambertucci
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Presentazione.
Quest’anno cade il Cinquantenario del delitto Pasolini che è ormai divenuto uno dei misteri italiani. Inchieste giudiziarie e giornalistiche hanno condotto a poco o a niente e la tragica vicenda è divenuta così materia per romanzi e film
Per questo breve racconto mi sono ispirato alla “pista cinematografica” sostenuta nel 2005 dal suo grande amico e collaboratore Sergio Citti e ho voluto collocare l’origine del delitto nel mondo del cinema romano degli anni Settanta.
Avverto i lettori che, a parte l’innesco dai fatti di cronaca, le ulteriori associazioni sono di pura fantasia.
F.L.
Pier Paolo ti vendicherò!
A Stefano “Cecio”
Roma, via Livia Orestilla, sabato 29 febbraio 1992, ore 7,30.
“..questa sera conosceremo il vincitore della 42esima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo…”.
Spensi l’autoradio quando vidi uscire l’uomo dal portone di casa con in mano una busta della monnezza e lo riconobbi subito dalla possente stazza. Era proprio lui: Franco Annibale detto “Francone”, ex attore caratterista di cinema, cascatore e controfigura di Bud Spencer, ora procacciatore di comparse per le produzioni cinematografiche dei vicini stabilimenti di Cinecittà. Velocemente indossai un cappuccio e caricai la mia pistola. Scesi dall’auto, mi avvicinai, lui si girò di scatto e iniziò una fuga disperata. Gli sparai due colpi: uno alla gamba, uno alla schiena. Cadde. Con calma me ne andai.
“…purtroppo l’uomo è giunto cadavere all’ospedale…” – sentii dalla radio.
Urlai: “E vai! Pier Paolo, ora finalmente ti ho vendicato!”.
Avevo quindici anni quando lo scrittore, poeta e regista Pasolini mi notò mentre servivo ai tavoli di una trattoria di Trastevere e mi volle per un film con la grande attrice Anna Magnani e un altro, addirittura con l’americano Orson Welles! Fu per me come un fratello maggiore, mi fece studiare e io lo amai. Anni dopo mi volle per un film diretto da Sergio Citti, suo grande amico e più stretto collaboratore.
Poi nel 1975 Ettore Scola mi diede il ruolo di uno dei molti figli mariuoli di Giacinto Mazzatella ovvero il grande Nino Manfredi nel film “Brutti, sporchi e cattivi”. Questo film doveva essere il seguito ideale di “Accattone” e Pasolini doveva infatti scriverne il prologo e Citti ne era il consulente ai dialoghi. Nel cast c’erano anche “Francone” nella parte di figlio-ladro e un giovanottello nel ruolo del femminiello che batteva il marciapiede che Pasolini aveva già ingaggiato per il film dei racconti arabi e per l’ultimo, “Salò o le 120 giornate di Sodoma”.
Però a Ferragosto alla Technicolor in via Tiburtina erano state rubate delle bobine di negativi di questo film assieme a quelle de “Il Casanova” di Federico Fellini con Donald Sutherland e alla versione definitiva del western con Terence Hill “Un genio, due compari, un pollo” di Damiano Damiani.
A fine ottobre fu montato il set tra le baracche abusive all’Idroscalo di Ostia per girare la scena del pranzo di famiglia durante il quale Giacinto sarebbe stato avvelenato per punirlo del tradimento con la prostituta Iside con un piatto di pasta con le melanzane condito con ben quattro scatole di veleno per topi! Giacinto si sarebbe poi salvato dalla morte praticandosi una lavanda gastrica con una pompa da bicicletta e acqua di mare! Le riprese di questa scena dovevano durare due settimane.
Alle 5 del 2 novembre arrivammo sul set. Dopo qualche ora si sparse la voce che Pasolini era stato assassinato nella notte proprio lì vicino! Ero incredulo e scoppiai in un pianto inconsolabile! Dissero poi che era stato ucciso da un giovane ragazzo di vita con cui si era accompagnato. Una morte violenta molte volte sfiorata…
Il 5 fui tra la folla al suo funerale prima alla camera ardente alla Casa della Cultura a Trastevere e poi a Campo de’ Fiori e ascoltai commosso il discorso dello scrittore Alberto Moravia, suo amico.
Alberto Moravia, Enzo Siciliano e Bernardo Bertolucci ai funerali romani di Pasolini
Mentre sul set a Ostia pranzavo da solo con il cestino della produzione nella roulotte, non visto, ascoltai fuori una conversazione tra Francone e Giancarlo, un altro attore del film: – “A Gianca’, che grandissima cazzata avemo fatto! Florestano Strega che ha lavorato nel western di Damiani m’ha proposto, pe’ svolta’ ’na volte pe’ tutte, de ruba’ ’e pizze der firme e chiede un forte riscatto! Lui ce l’ha a morte cor produttore, quello che quarche anno fa gli ha sparato tra i piedi perché secondo lui voleva troppi sordi! A Ferragosto non c’era nisuno, è stato facile ma nella cella frigorifera c’erano pure le pizze de n’artro produttore, i film de Fellini e del frocio! Se li semo presi tutti! Poi ho mandato uno da Citti pe’ dije che c’avevamo noi er filme de Pasolini. C’è stata ’na trattativa e alla fine j’avemo detto de darce qualche miglione, tanto a noi ce fregava solo de quello de Fellini e del western con Terence Hill! Se semo messi d’accordo de vedesse a mezzanotte e mezzo ar campo de pallone qui vicino. Me so’ portato oltre a Strega anche l’amico mio Pasquale Tullio che puro lui è ecse pugile. Quer frocio de Pasolini invece s’era portato dietro un ragazzetto de quelli che se rimorchiava lui… Che cazzo Gianca’, non avemo fatto in tempo a apri’ bocca che quello ce s’è scajato contro come ’na furia! Non ce lo facevo così! Noi però grossi e cattivi come semo l’avemo pestato de brutto! L’avemo lasciato lì steso a tera. All’artro frocetto tutto tremante l’avemo minacciato de morte, lui e ’a famija sua, e semo scappati via. Hanno poi detto che quello stronzetto ner bujo pe’ sbaglio j’e passato sopra con ’a machina sua! Che grandissimo casino!”
– A Franco, mo co’ ’sta bufera è mejo fa passa’ un po’’ de tempo pe’ ’sto affaraccio dee pizze!.
– Sì, porca mignotta, me sa proprio che c’hai raggione!
Rabbrividii. Ero senza fiato. Era stato Francone con gli amici suoi a provocare in fondo la morte di Pier Paolo! Per soldi! Avevo però troppa paura e decisi di tacere. Speravo che ci avrebbe pensato Citti a indirizzare le indagini verso la verità, invece non accadde niente.
Perduto ormai il mio maestro e amico, Mario Monicelli mi offrì una figurazione nel finale di un film con Alberto Sordi, poi cinema poco o niente e in più mi ammalai pure di cuore mentre Francone divenne famoso per un gran bello schiaffo datogli da Vittorio Gassman, poi per i film di Bud Spencer e i poliziotteschi con Tomas Milian Er Monnezza! Tanto che infine divenne capo-comparse a Cinecittà!
E Strega, che aveva già lavorato con Sergio Leone, ebbe un bel successo con i film di Carlo Verdone! Dieci anni dopo la morte di Pasolini, Citti lo diresse pure in un episodio di una serie televisiva! Perciò infine presi il coraggio a due mani e decisi di vendicare me e Pier Paolo…
Epilogo
Nel maggio 1976 il materiale trafugato dei film Salò e Casanova riapparve a Cinecittà. Non fu mai più ritrovato quello dello spaghetti-western che montato con inquadrature di scarto divenne il film campione d’incassi del Natale ’75.
Il vendicatore di Pasolini non riuscì poi a sparare nè a Strega che morì di infarto due anni dopo il delitto Francone, nè a Pasquale Tullio che scomparve nel 2014 e
nel 1999 fu “il vendicatore” a morire per una malattia cardiaca.
Nel 2005 Citti, poco prima della morte, rivelò la “pista cinematografica” del delitto Pasolini chiedendo di essere ascoltato per la prima volta dalla Magistratura che però non lo ritenne degno di attenzione e così anche l’omicidio Francone è rimasto insoluto.
© Fabio Lambertucci (2025).
