Racconti

26 luglio 1988

di Francesco De Luca

 

26 luglio 1988 – ricordo il giorno esatto…”.

Bivacca in un posticino giù sulla Banchina dove stazionano i pullman per Le Forna, in faccia al sole. E già, perché oggi, vigilia di San Giuseppe, il vento di levante, crescendo, punge, ma al sole si sta un amore.
Biagino Pagano, nonostante la salute (che il Signore gliela preservi) ha i suoi anni e riguardarsi è un imperativo. Lo saluto e inizio una conversazione leggera. Ma in lui c’è una massa di ricordi che è sempre pronta a scivolare giù a valanga. In un racconto. Delle sue esperienze di pescatore, accanito e pervicace.

Allora… “il 26 luglio 1988 stavamo ad Anzio e non avevamo neanche un quattrino da spartire. Stavamo fermi al molo. Do i soldi al cuoco per andare a fare la spesa. Fra l’equipaggio tira una brutta aria. A pranzo dico a tutti che nel pomeriggio salpiamo. Per Ponza…  tutti hanno la testa a casa, e quella decisione li solleva. Così nel pomeriggio si salpa…  ma per la Sardegna. Andiamo a fare un giro lì…  se va male, ritorniamo a casa. Con dispiacere si va. Ad Arbatax stiamo bloccati tre giorni. Il mare non ci fa uscire e lo scontento in tutti è grande”.

In Sardegna lui c’era andato fin da piccolo col padre. Prova così a gettare la rete in un posto dove col padre si prendevano scorfani e dentici. C’era una secca poco profonda. Con lo scandaglio vede qualcosa di eccezionale. Vi stazionano ricciole in quantità. Cambia la rete, mette quella più forte e cala. Tira su una quantità di grosse ricciole. All’asta fa un apprezzato introito. E così pure il giorno dopo e l’altro ancora.
La campagna di pesca, che sembrava compromessa, prende la strada giusta.
Nei giorni successivi viene il grossista che acquista il pescato e gli dice: “Biagì…  abbiamo inondato l’Italia di ricciole. Basta, non fanno più prezzo”.
Biagino chiese all’amico di ripetere queste parole all’equipaggio. Non ci sarebbero state più le pesche con guadagno.

Mi dice tutto questo. Perché? Perché lui ha il gusto del racconto. Sì, sì…  c’è anche l’esaltazione della sua figura…  ma…  non è questo quello che vuole rimarcare. Sono tante le considerazioni da fare. Le accenna soltanto: il pesce non ce n’è più tanto nel Mediterraneo; le condizioni del lavoro a mare sono cambiate: troppo inquinamento; i sistemi di pesca sono diventati elaborati e il pesce non ha scampo…
Ragiona su tutto, e l’inclinazione alla riflessione lo ha sempre aiutato. A lui che era privo di studi e di moneta. Eppure ha spaziato nel Mediterraneo, traendo da esso abbondanza di pesce e di guadagno.
Il pensionamento gli ha addolcito il carattere ma in fondo rimangono intatte le sue doti: accanito e pervicace.

 

NdR – Nell’immagine di copertina: “Pescatori di sardelle” opera grafica di Giuseppe Migneco

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