Attualità

Obnubilati

di Francesco De Luca

 

Obnubilati dall’imperante azzurro del mare che non abbandona gli occhi di chi si consuma su questa isola, si finisce per non decifrare la realtà dei fatti e dei comportamenti che intorno brulicano e si impongono.
Declina l’inverno e nuove atmosfere circolano dal Lanternino a Piana Incenso.

Ci si domanda se si tornerà a vedere di nuovo intristire l’isola agli schiaffi impietosi della pioggia, oggi, che il falco pellegrino lancia il suo gracidìo di richiamo e l’upupa, solitario, ai rumori dei passi si alza timoroso per posarsi due catene più in là.
La domanda è impastata di timore. Quello tipico dei vecchi. Perché Ponza è un’isola di vecchi.
Il mercoledì sul Poliambulatorio si rinnovano i saluti. Strette di mano e sguardi fra l’investigativo e il compiaciuto. Ciascuno valuta le condizioni di salute dell’altro e cerca di rinforzare il suo esserci. “Ci sono anch’io. Ancora” .
L’isola non permette ai vecchi di vestirsi di dignità. Deficitario è il supporto medico. Inesistente quello conviviale. Chi può cerca tutto questo in continente. Il che alimenta l’esodo invernale dei residenti anziani.
Porre rimedio a tale fenomeno potrebbe essere oggetto di merito.

Nemmeno lo schietto sorriso dei bimbi allieta la vecchiaia depressa. I bimbi sono pochi. E i genitori li tengono protetti nelle istituzioni appropriate: le scuole, le sacrestìe, lì dove si danza, ove si fa musica, ove si fa teatro. Non sciamano per il paese, non lo esplorano e non ne sentiranno la mancanza. Rimangono privi di ciò che alcuni decenni fa offriva l’intreccio dei vicoli, il colloquio in dialetto, il colorito relazionarsi dei compaesani, in una parola: il paese con la sua vivacità organizzativa. Che oggi manca perché la sua esistenza è squilibrata.

Da ottobre ad aprile la vita sull’isola è contratta, lenta, inattiva. Inautentica perché non è mossa dalla carica vitale della riproduzione di se stessa. Da aprile ad ottobre l’organizzazione civica del paese si struttura per raggiungere il solo fine del guadagno economico. La restante parte, quella fatta di socialità, di partecipazione, di comunicazione, di convivialità è lasciata al caso, all’opportunità. La dualità (inverno-estate) si ripercuote sulla realtà viva del paese. La quale non tende a riprodurre se stessa nel tempo (coniugando tradizione e innovazione).
No. Il paese finalizza la sua esistenza:
1 – a far passare il tempo economicamente sterile col meno danno possibile;
2 – a tesaurizzare il tempo economicamente fruttifero. Questa frattura (inverno-estate; vita in attesa e vita dinamica) erode la forza vitale sia dei vecchi che dei giovani. Essi non hanno certezze. Nel senso che mancano di riferimenti culturali che illuminino l’ esistenza. Lo prova la festività del Natale. Una volta (pochi decenni fa) fonte di attrazione e di ritorno dei ponzesi in continente, e oggi occasione per lasciare l’isola.

A me la situazione appare disperata, e spero che sia conseguenza di questo mare che non lascia mai la vista e obnubila la ragione.

 

Nota della redazione. Le foto a corredo dell’articolo sono di Rossano Di Loreto

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