Cinema - Filmati

L’Intelligenza Artificiale e il cinema

segnalato da Sandro Russo, in condivisione con Redazione Cultura News

L’Intelligenza Artificiale è il nuovo doping per il cinema?
di Giulio Gargia  –
Da Redazione Cultura News numero di Marzo 2025 – https://redazioneculturanews.com/terza-pagina/

L’I.A. sbarca a Hollywood: l’influenza delle nuove tecnologie sugli Oscar 2025

Da qualche tempo un nuovo fantasma si aggira per gli Studios. Si chiama Intelligenza Artificiale ed è apparso di nuovo nella notte degli Oscar… Ma che peso ha avuto sulle nomination di quest’anno l’uso dell’I.A.?
Diversi film candidati agli Oscar 2025 l’hanno usata nei loro processi produttivi, , suscitando interrogativi sull’originalità delle opere in questione. Infatti, alcuni paragonano le I.A. ai metabolizzanti nelle gare sportive, e dicono sia il nuovo doping per il cinema. Ma quali sono i film arrivati in nomination che hanno utilizzato l’I.A.?

Brady Corbet, regista di “The Brutalist”, premiato con la statuetta per la miglior interpretazione maschile di Adrien Brody, ha impiegato il software Respeecher, per migliorare la pronuncia del dialetto ungherese degli attori principali. Perciò ha modificato digitalmente le loro voci per renderle più vicine a quelle originali. Il regista ha però tenuto a sottolineare che l’I.A. è stata utilizzata in modo limitato, senza alterare significativamente le performance reali degli attori.

Un passo in più è stato fatto in “Emilia Pérez”, quando la voce dell’attrice protagonista Karla Sofía Gascón, in nomination come attrice protagonista, è stata combinata con quella della cantante Camille tramite l’I.A., creando una performance vocale ibrida con cui il brano “El Mal” ha vinto l’Oscar come miglior canzone originale. E qui parlare di doping in effetti potrebbe essere lecito.

Molto più avanti su questo terreno troviamo “The Wild Robot”, film di animazione selezionato tra i 5 in nomination, che ha utilizzato strumenti di machine learning (cioè sistemi che apprendono o migliorano le performance in base ai dati che utilizzano) per ottimizzare i movimenti e le espressioni facciali dei personaggi animati, raggiungendo un realismo senza precedenti. L’uso di algoritmi avanzati di animazione procedurale e simulazione basata su I.A. ha permesso una maggiore fluidità e naturalezza nelle animazioni, migliorando l’esperienza visiva complessiva. Anche qui, accertata la presenza di anabolizzanti visivi.

Ma chi ne ha beneficiato di più, in questa ideale classifica, sembra sia “Il Regno del Pianeta delle Scimmie” che ha impiegato l’I.A. per ricreare città futuristiche senza l’uso di set fisici tradizionali, utilizzando software di generazione procedurale e modellazione 3D per creare ambientazioni dettagliate e realistiche. La produzione ha sfruttato l’I.A. per generare ambienti complessi, riducendo i costi e i tempi associati alla costruzione di set fisici, offrendo al contempo una maggiore flessibilità creativa. Dichiarandosi così lo Schwarzenegger dell’I.A. e soprattutto risparmiando montagne di dollari.

Non si conosce invece se ci sia stato e in che misura l’apporto dell’I.A. nel film pigliatutto di questa edizione “Anora”, vincitore come miglior film, miglior regia e miglior montaggio. Alcuni affermano che l’I.A. l’abbia aiutato indirettamente, cioè si sia avvantaggiato delle polemiche sull’uso dei software da parte del concorrente “The Brutalist”.

Chi si è chiamato ufficialmente fuori è “Heretic”, candidato ai Golden Globe e ai BAFTA per l’interpretazione di Hugh Grant, in cui la produzione ha dichiarato esplicitamente di non aver utilizzato l’I.A. generativa, evidenziando la scelta consapevole di mantenere metodi tradizionali nella realizzazione del film. Questa decisione è stata presa per dare un segnale di preoccupazione riguardo all’uso dell’I.A. e al suo impatto sulla creatività e sull’occupazione.

Un caso di scuola in questo senso è stato quello di Bruce Willis.
Nel 2021, l’attore ha autorizzato l’uso della sua immagine per la realizzazione di uno spot pubblicitario per MegaFon, una compagnia di telecomunicazioni russa. La società georgiana Deepcake ha creato un “gemello digitale” dell’attore utilizzando tecniche di deepfake. Questo ha permesso di sovrapporre il volto di Willis a quello di un altro attore, creando l’illusione che l’attore americano fosse presente nello spot, pur non partecipando fisicamente alle riprese.
Poi nel 2022, diverse testate hanno riportato la notizia che Bruce Willis avesse venduto i diritti della sua immagine a Deepcake, consentendo la creazione di un suo alter ego digitale per futuri progetti cinematografici o pubblicitari. Ma Willis, attraverso un suo portavoce ha smentito e la stessa Deepcake ha confermato che Willis non ha venduto i diritti del suo volto, sottolineando che la formulazione riguardo ai diritti era errata.
Quindi in questo caso entrambe le parti hanno avuto un vantaggio. Willis ha fatto un lavoro che non avrebbe potuto svolgere di persona, e la produzione ha potuto usare la sua immagine per una performance specifica. Inoltre, l’attore ha mantenuto il controllo sui diritti cedendo solo quelli strettamente connessi allo spot.
Cosa che forse in un film vero e proprio sarebbe stata più complicata, ma tuttavia il modello per equilibrare vantaggi e svantaggi nell‘uso dell’I.A. comincia a intravedersi: generazione di immagini di “alter ego” sotto lo stretto controllo dell’ego originale.
Insomma, se l’I.A. è il doping del grande schermo, ci vorrà qualcuno che cominci a scrivere le regole dell’antidoping.

 

 

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