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Non si può mancare l’evento epocale della mostra su Caravaggio a Palazzo Barberini a Roma, da quanto leggiamo la più completa a memoria d’uomo.
Qui dal sito ufficiale dei Musei di Roma (include l’elenco delle opere presenti): https://www.imuseidiroma.it/news/mostra-caravaggio-2025/
Dal 7 marzo al 6 luglio 2025
La grande mostra Caravaggio 2025 – che sarà allestita presso Palazzo Barberini, una delle due sedi espositive delle Gallerie Nazionali di Arte Antica Barberini Corsini – si inserisce all’interno delle celebrazioni per il Giubileo 2025.
È organizzata in collaborazione con la Galleria Borghese, con il supporto della Direzione Generale Musei, Ministero della Cultura e con il sostegno di Intesa Sanpaolo. Vi saranno esposte sia opere di Caravaggio meno note, e molto difficili da ammirare in altri contesti, sia alcuni dei suoi dipinti più celebri.
A Caravaggio è dedicata la copertina e l’articolo di apertura di Robinson uscito il 2 marzo 2025 con la Repubblica.
A seguire, riprendiamo un articolo di Melania Mazzucco, scrittrice ed esperta d’arte pittorica.
Perché ti amo, maledetto Caravaggio
di Melania Mazzucco – Da la Repubblica del 6 marzo 2025
«Era egli di color fosco, ed aveva foschi gli occhi, nere le ciglia ed i capelli, e tale riuscì ancora naturalmente nel suo dipingere». Il tenebroso ritratto di Bellori è un capolavoro di cromo-psicologia. Il colore nero è sempre, nell’immaginario dell’Occidente, associato al male, all’assenza di grazia. Nella Vita di Michelangelo Merigi da Caravaggio (pubblicata nel 1672), Bellori correggeva gli elogi a lui tributati in gioventù e fissava l’immagine stereotipata dell’artista. Caravaggio è ormai morto da decenni: il 18 luglio del 1610, a Porto Ercole — mentre, fallito a causa dell’ennesimo arresto il tentativo di rientrare a Roma, inseguiva in un’odissea disperata lungo la costa laziale la feluca che trasportava «le sue robbe». Intanto i suoi seguaci si sono dispersi, altre tendenze artistiche hanno vinto. Si è affermata la visione classicista dell’arte: Poussin aveva già sentenziato che Caravaggio era «venuto al mondo per uccidere la pittura». La fisiognomica nera, l’insistenza sulla mala vita («l’ingegno torbido e contenzioso», «le inquiete inclinazioni»), avvalora la svalutazione delle opere e liquida la sua reputazione.
Bentornato Caravaggio il figliol prodigo
di Dario Pappalardo 04 marzo 2025
Così la memoria del maestro milanese venuto a Roma nell’ultimo decennio del XVII secolo con l’ambizione di affermarsi e sovvertire ogni regola, protetto da cardinali e aristocratici, ammirato dai collezionisti più raffinati, venerato e imitato dai pittori giovani, si eclissa rapidamente. Quando Goethe nel 1786-88 compie il Grand tour in Italia, non gli consigliano di vedere i suoi quadri. Eppure svariati erano ancora nelle chiese di Roma, e avevano resistito alle proteste dei committenti. Oggi quelle stesse chiese (San Luigi dei Francesi, Santa Maria del Popolo, Sant’Agostino), sono le più visitate della capitale.
Benché perfino nel Settecento illuminista Caravaggio avesse mantenuto ammiratori (ma Algarotti doveva definirlo il “Rembrante italiano” per persuadere gli scettici), la prima timida riscoperta si deve a Stendhal, che ammirò a Berlino i suoi quadri rifiutati «perché troppo brutti», e a Roma la Madonna di Loreto, notando che l’energia del carattere che lo rese assassino gli impedì «di cadere nel genere insulso e nobile»: eppure non intuì il potenziale narrativo del personaggio (perfetto per le sue Cronache italiane), né il Romanticismo ne fece il proprio eroe. Negli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento, quando nei teatri d’Italia e Francia trionfavano drammi sulle vite dei pittori (Raffaello, Tiziano, Tintoretto), quelli su Merisi passarono quasi inosservati.
Caravaggio riserva sorprese: 3 teste riemerse nel Martirio di Sant’Orsola
di Pasquale Raicaldo 06 marzo 2025
Un secolo dopo, Goffredo Alessandrini girò Caravaggio. Il pittore maledetto, con Amedeo Nazzari: del film, nel 1941, la critica apprezzò interprete e scenografie, ma non capiva perché si dovesse riabilitare un artista tanto protervo, e il pubblico era troppo distratto dalla guerra per appassionarsi alle sue peripezie. C’è voluto il lavorio incessante di Roberto Longhi — che allo studio di Caravaggio ha dedicato una vita (dalla tesi di laurea nel 1911 alla mostra epocale di Palazzo Reale a Milano nel 1951, alla monografia, riscritta fino alla morte) — per comprendere la portata della sua rivoluzione artistica.
Caravaggio, un anno da superstar. Torna a Roma il pittore maledetto
di Dario Pappalardo 22 gennaio 2025
La Rai, che nel 1967 produsse lo sceneggiato in tre puntate di Silverio Blasi con Gianmaria Volonté, ne certificò la popolarità ritrovata. Ma solo nello scorcio del Novecento Caravaggio diventa un mito (scalzando Giotto, Leonardo, Michelangelo, Raffaello): Derek Jarman gli dedica nel 1986 un film scandaloso e austero (è il periodo in cui si esalta la presunta omosessualità di Merisi; si legga anche M. L’enigma Caravaggio di Peter Robb, del 1998).
L’allestimento della mostra “Caravaggio 2025” alle Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini fino al 6 luglio, a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi, Thomas Clement Salomon
Frequentatore di taverne e di puttane, rissoso, strafottente, trasgressivo: i comportamenti che nella Roma dei papi ne avevano decretato, alla fine, l’esilio, la mala morte e l’oblio, sono diventati virtù. Il Novecento premia gli artisti tormentati dalla vita breve.
Ormai non si contano più le mostre, i graphic novel, i fumetti (anche di Milo Manara), le biografie, i romanzi “storici” col nome Caravaggio nel titolo: tutti thriller, ruotano intorno a crimini e delitti (non necessariamente i suoi). Le parole associate a lui sono: cospirazione, assassino, mistero, sigillo, nero, giallo. Anche i personaggi a lui legati, come la cortigiana e sua “donna” Lena Antognetti, vantano a loro volta biografie documentarie e romanzate. Del 2008 è la nuova miniserie Rai, con Alessio Boni; del 2022 il film di Michele Placido, con Riccardo Scamarcio. Saggi e studi scientifici, ritrovamenti di documenti archivistici, hanno permesso di dissipare le imprecisioni cronologiche, di chiarire la prima fase della sua carriera, superare i dogmi del magistero di Longhi. Vantano monografie anche singoli quadri (come Il Caravaggio perduto di Jonathan Harr, che racconta il ritrovamento della Cattura di Cristo, o la Natività di Palermo di Michele Cuppone, sull’opera rubata nel 1969), perfino la mostra del 1951.
©Alberto Novelli & Alessio Panunzi per Gallerie Nazionali Arte Antica
Il trionfo di Caravaggio rappresenta un caso singolare. Perché — sebbene Longhi avrebbe volentieri dato “al macero” tutte le principali biografie dell’artista — il “popolo” ama oggi Michelangelo Merisi per la sua pittura quanto per la sua vita disastrosa. La leggenda nera non svilisce, ma corrobora la sua scelta intransigente e provocatoria di verità («La sola natura per oggetto del suo pennello»: così il marchese Giustiniani aveva mirabilmente sintetizzato la sua ideologia della pittura). E ciò che sconcertava o disgustava i suoi contemporanei — la nudità grezza delle cose, gli oggetti e i fiori dipinti con la stessa cura delle figure, l’assenza di decoro e di finzione, il ripudio dell’attrezzeria sacra, la scelta di rappresentare i simili e i peggiori, lo spregio del bello a favore dell’imperfezione dei corpi, dei gesti e dei sentimenti, la gagliardia degli scuri e della luce — permette oggi ai suoi quadri di arrivare ai nostri occhi senza filtro alcuno.
Bacchino malato (1595 circa): tela giovanile di Caravaggio, è alla Galleria Borghese di Roma
Non c’è bisogno di conoscere la mitologia per cogliere la novità del Bacchino malato o del Narciso, la solitudine di San Giovanni Battista, la naturalezza delle sante Caterina, Marta e Maria Maddalena, Orsola; né le scritture per capire il dramma sacro della Cattura di Cristo o la Cena di Emmaus e soprattutto dell’ultimo quadro a lui restituito, l’Ecce Homo: la storia del ritrovamento nel 2021 in un’asta madrilena in cui, attribuito alla “scuola di Ribera”, era stato messo in vendita per 1500 euro, pare la trama di uno degli innumerevoli romanzi sul Merisi.
Ecce Homo (1606-1609): scoperto a Madrid nel 2021, si trova in una collezione privata
Per il visitatore, Caravaggio 2025 è un godimento. A Palazzo Barberini può vedere, tutti insieme, e senza l’abituale contorno di epigoni, tutti i capolavori di Merisi, disposti nelle sale come nei capitoli di un libro. In alcuni casi, si tratta di un ritorno a casa: opere che a Roma, e per le collezioni romane, furono dipinte (e vedere eccezionalmente riuniti i quadri giovanili oggi “americani”, I bari, I musici, San Francesco in estasi, provenienti da Fort Worth, New York, Hartford, è un privilegio senza prezzo). Questo genio peccatore, troppo umano, sconfitto dalla società ma anche dai suoi demoni, ci ha lasciati più di quattrocento anni fa. Eppure il taglio ravvicinato delle sue composizioni, l’essenzialità, l’immediatezza dei gesti, l’autenticità dei volti, delle cose, degli spazi, non hanno perso nulla della forza originaria. Mai come in questa violenta e brutale primavera lo sentiamo vicino — e vivo.
[Melania Mazzucco – Da la Repubblica del 6 marzo 2025]
