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Viaggio in Marocco (11). Una tripletta di racconti brevi

di Marco Muratore

Un aspetto ulteriore del lavoro della scrittura, oltre il contenuto, è stato nel caso di Marco la ricerca di un format, una formula visiva-grafica che ha prodotto delle schede di un formato standard, come delle carte da gioco – tali da poter essere contenute una una scatola di legno intarsiato comprata apposta – con un raccontino da una parte e la foto corrispondente dall’altra.
Qui di seguito alcuni di questi esperimenti
S. R.

 L’ultimo dromedario

Ricorda bene Mustafà quando vendette Anas. Camminano fianco a fianco, erano cresciuti assieme, lui ed il dromedario.
Dietro la duna l’oasi, dove il mercante l’aspetta con un pacco di monete consumate, quasi sbiadite. Li vede arrivare stimando subito, con occhio esperto, il valore dell’animale, superiore al prezzo contrattato.
Mustafà da un colpo di gomito ad Anas, che arabo significa “affettuoso ed amichevole”, così era il loro rapporto. Il dromedario allunga il passo. Lui in quel mondo ci resta, lo sa; male che vada si troverà a caricare americani grassi e goffi, che giocano a fare i tuareg.
Mustafà incassa i soldi, proprio quelli che gli mancavano per pagare la nuova Jeep: 200 cavalli motore al posto di 30 dromedari venduti, Anas era l’ultimo.
Lui restava, per Mustafà iniziava una nuova vita.

L’amaro segreto delle carote

Le scelgo con cura una per una. – Le patate piccole, mi raccomando. I pomodori non troppo maturi e le cipolle rotonde e sode. Qui tutto è fresco, è un mercato locale, se non hai merce buona perdi il cliente alla Mellah –, spiega Aisha. – Le carote no, non qui, le prendiamo all’altro banco.
– Eccoci, guarda che belle e grosse, oggi ti rivelo un segreto.
Rientrati al riad, in cucina dispone con cura le verdure sul tagliere: – Pelale bene le carote. Ora tagliale a metà. Lo vedi il canale centrale, più chiaro? Incidi a destra e a sinistra e toglilo. Sentirai: sparirà così ogni traccia di amarezza, quella che l’ortaggio estrae dalla terra, l’amarezza dei popoli che l’hanno abitata”
Aisha serena sorride. La cura e l’attenzione nel preparare il cibo rendono dolce la vita quotidiana.

La benedizione di Mawyia

Sembra ancora più piccola, così accovacciata vicino alla grande porta della moschea.
Ha quell’età infinita che hanno i vecchi segnati dagli anni, le sue rughe li mostrano uno ad uno.
Ogni tanto chiude gli occhi per qualche minuto e la testa le ciondola di lato. Le dita piccole e nodose sentivano tutto lo sforzo con cui si aggrappa alla vita.
Con le poche monete che riceve si compra il pane. Le sardine invece, avvolte in un pezzo di carta lercia, gliele portano i pescatori, prendendo quelle che cadono dalle ceste.
Non mi aspetto un gesto così. In cambio dei cinque dirham mi prende la mano. Io gliela accarezzo e lei, in uno slancio, mi abbraccia, sussurrando una litania che suona come una benedizione. Ma sono io che benedico lei: se abbracci Mawiya abbracci tutte le nonne del mondo.

[Viaggio in Marocco (11)  – Continua]

 

 

 

1 Comment

1 Comments

  1. Sandro Russo

    9 Marzo 2025 at 19:50

    L’idea di Marco dei raccontini brevi con foto fronte/retro, l’ho vista nascere; non ho capito subito dove sarebbe andato a parare, ma quando l’ho vista realizzata, l’ho trovata geniale. Quelle carte le ho chiamate da subito “i tarocchi di Marco”.
    Mi ha detto un amico scrittore – per passione non per lavoro, proprio come noi – che è una grande idea per fare i regali di Natale agli amici, invece dei soliti libri che ormai non li legge più nessun (…quelli regalati). Invece il cofanetto con i “tarocchi”, quello sì… avrebbe tutto un altro richiamo!

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