di Francesco De Luca
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Ernesto Prudente, Ponza, 6 novembre 1929 – Roma, 22 settembre 2012
Classe 1929, insegnante elementare e poi cultore delle cose ponzesi. La vita di Ernesto può essere divisa nettamente in due parti. La prima trascorsa nella scuola prevalentemente. Con interessi politici (socialista), civili (a più riprese consigliere comunale), con uno stile di vita gaudente (cacciatore, ottimo compagno a tavola, gustatore di vini ).
Una volta in pensione scattò in lui un impegno impellente. La società ponzese si era trasformata profondamente dal dopoguerra agli anni ’80, e si andava modificando ancor più velocemente. La cultura popolare (detti, proverbi, aneddoti, personaggi) la vedeva sfumarsi e perdersi presso i compaesani, dediti in modo compulsivo al turismo e al suo sfruttamento. Capì che doveva dedicarsi alla memoria storico-culturale dell’isola.
Cominciò a raccogliere i proverbi e i detti. Ne conseguì la necessità di sistemarli. Gli venne in aiuto il lungo tempo che trascorreva da solo a Palmarola.
La combinazione – tempo in solitudine e necessità di portare ordine nelle scartoffie raccolte, piene di eventi, di date, di personaggi popolari divertenti e rappresentativi – lo travolse. Lo confessa lui stesso: mai avrebbe creduto di diventare scrittore. E invece lo divenne. Con l’aiuto dell’amico Giosuè Coppa, ha scritto di storia, di narrativa, di dialetto. Tutto incentrato su Ponza e la sua vicenda culturale, sociale e politica.
Non pago, tartassava con insistenze l’amico Salvatore Perrotta, studente universitario a Napoli, affinché visitasse l’Archivio Storico di Napoli e fotocopiasse documenti e note riguardanti Ponza e i ponzesi.
Salvatore lo ha accontentato con dovizia. Da quelle note Ernesto assume notizie che poi dissemina nel suo libro: Fogli sparpagliati – 2006.
Dal Memorandum del febbraio 1858 – Piantagione della ginestra.
La nota regale avverte gli Isolani che quella pianta, utilizzata per “cingerne i poderi per garantire le coltivazioni dai danni dei Sali marini” (pag. 92) potrebbe essere utile per altri scopi. Come avviene “in altri luoghi del Regno e precisamente nelle Calabrie ove assoggettandosene i virgulti a semplicissimo processo di macerazione si profitta della parte filamentosa per usi svariati e soprammodo per le manifatture di telerie da servire per letti, per tavola, per camicie, per vestimenta e per telacci adattabili alla costruzione di sacchi, di materassi e di paglioni”.
Per tale ragione si invitano gli isolani ad incrementare la piantagione della ginestra da cui trarre la fibra necessaria per utensili vari, necessari alla vita quotidiana.
Queste notizie erano il pane quotidiano con cui Ernesto saziava la fame di conoscere le cose riguardanti la vita dei ponzesi. Una vita grama, tesa a supportare una esistenza posticcia, perché fondata sulla colonia, e a creare il bagaglio di conoscenze della propria tradizione culturale.
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