riceviamo in redazione e pubblichiamo
L’Associazione Fogolâr Furlan di Roma e l’Associazione Triestini e Goriziani in Roma vi invitano all’incontro
COSTRUIRE LA PACE CON UNA STORIA DI FRONTIERA.
Presentazione del libro di Adriana Aromolo “Un cielo da neve”
pubblicato dalla casa editrice Davide Ghaleb.
Venerdì 21 febbraio 2025, ore 17.00 presso Fogolâr Furlan – Sala Italia, Via Ulisse Aldrovandi 16 e 16/b, Roma.
L’incontro sarà condotto da Pier Vittorio Buffa, giornalista e scrittore.
Durante la presentazione, l’attrice Giorgia Lepore Martinelli leggerà alcuni brani tratti dal libro.
Interverrà inoltre la scrittrice Francesca Crisi, esperta in metodologie autobiografiche, sul tema della memoria.
“Sono passati quasi ottant’anni dalla mattina di maggio in cui Augusto, scesi i gradini di pietra della villetta, era passato sulla ghiaia scricchiolante del giardino profumato di rose e calycanthus, aveva aperto il cancello di ferro e non aveva fatto più ritorno.”
Con queste parole, Adriana Aromolo apre la sua narrazione, raccontando la storia della sua famiglia, che si intreccia con gli eventi drammatici di Gorizia, 5 maggio 1945, in una città occupata dalle truppe di Tito. L’autrice, pur attingendo da vicende autobiografiche, non si sofferma sulla cronaca storica delle deportazioni e delle foibe, ma offre un ritratto psicologico e generazionale che attraversa quattro donne della sua famiglia.
In Un cielo da neve, si dipana un viaggio introspettivo nel dolore e nel congelamento emotivo causato dalla guerra e dai lutti mai elaborati. La narrazione accompagna il lettore attraverso il percorso di pacificazione di queste donne, culminando con il superamento delle divisioni e l’eliminazione del muro che per decenni ha separato Gorizia, simbolo di frontiere e conflitti.
La storia della famiglia Aromolo si fa così emblema di un’esperienza collettiva, offrendo uno spunto di riflessione sui traumi della guerra, sulle divisioni ideologiche e sulle possibilità di riconciliazione.
Vi aspettiamo per un pomeriggio di riflessione e dialogo.
Per informazioni:
Associazione Fogolâr Furlan di Roma – Via Ulisse Aldrovandi 16/b, Roma
Qui, Calycanhus praecox, a fioritura invernale, dal profumo indimenticabile
Un cielo da neve
Adriana Aromolo
“Sono passati quasi ottant’anni dalla mattina di maggio in cui Augusto, scesi i gradini di pietra della villetta, era passato sulla ghiaia scricchiolante del giardino profumato di rose e calycanthus, aveva aperto il cancello di ferro e non aveva fatto più ritorno.”
Gorizia, 5 maggio 1945: lì, in una città occupata dalle truppe di Tito, è il fulcro della narrazione, in gran parte autobiografica, ma l’autrice non vuole parlare dettagliatamente di storia, delle giornate convulse e tragiche di quella primavera in cui venne deportato suo nonno, membro del Cln goriziano.
Con Un cielo da neve, attraverso il ritratto psicologico, vengono descritte quattro generazioni di donne della sua famiglia, dalla mitteleuropa austroungarica ai giorni nostri, per mostrare il danno che la tragedia della guerra, di qualunque tipo, delle deportazioni e delle foibe ha provocato nella vita della sua famiglia d’origine, come in tante altre vite. Una tragedia vista dall’«interno», un viaggio introspettivo nel congelamento dei sentimenti e dell’affettività che un lutto non rielaborato ha provocato. Fino all’affrancamento dal danno nell’ultima generazione. È un percorso di graduale pacificazione attraverso i sentimenti di queste donne, pacificazione e superamento delle divisioni anche nella vita reale con l’eliminazione del muro che divideva in due parti Gorizia, una italiana, l’altra jugoslava – poi slovena -. All’interno di queste vicende si inserisce una storia d’amore, tanto più struggente per l’incapacità di concluderla.
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Sandro Russo
20 Febbraio 2025 at 06:46
Scorrendo la trama di questo libro, ho sentito l’eco di un film visto di recente, su un personaggio del mito, altri tempi, altre guerre… Eppure quante similitudini
Ho appena visto Itaca, il ritorno, di Uberto Pasolini, con Ralph Fiennes e Juliette Binoche.
Una Odissea dello spirito, senza viaggi, senza mostri, senza dei. Solo un uomo sfinito che torna a casa dopo anni di lontananza, una moglie tenace che lotta per mantenere la fede nel suo improbabile ritorno e un figlio che prova a diventare adulto.
In una pur classica ambientazione, con spade, archi e frecce e noncuranti ammazzamenti, una denuncia contro le guerre, che cambiano le persone una volta e per sempre, ne bloccano l’evoluzione come esseri umani e impediscono loro di riprendere il ruolo nella vita, una volta tornati.