Personaggi ed Eventi

Un libro su Edith Piaf, di Elena Stancanelli

proposto dalla Redazione, da la Repubblica 

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Passioni
“Io per te” Quando Piaf scelse Cerdan
di Elena Stancanelli – Da la Repubblica del 14 febbraio 2025

– Lei, la cantante più amata. Lui, il pugile più forte. Furono uniti da un amore che finirà tragicamente. Canzoni e lettere raccontano l’improvvisa e fatale felicità
– La moglie si dispera ma Édith, cresciuta nella bohème, non si fa certo spaventare da relazioni complicate e non ha timori borghesi

 

«Si un jour la vie t’arrache à moi / Si tu meurs que tu sois loin de moi / Peu m’importe si tu m’aimes / Car moi je mourrais aussi » (Se un giorno la vita ti strappasse a me / E tu morissi trovandoti lontano / Poco m’importerebbe che tu m’ami / Perché anch’io ne morirei).
Édith Piaf aveva scritto questi versi subito dopo aver conosciuto il grande amore della sua vita. Sarebbero diventati una canzone intitolata Hymne à l’amour, musicata da Marguerite Monnot. Pianista e compositrice, Monnot era molto amica di Piaf e negli anni avrebbe scritto per lei Les amants d’un jour (famosa anche in italiano, cantata da Gino Paoli col titolo L’albergo a ore) – ascolta qui nella versione di Herbert Pagani e della stessa Edith Piaf  – e Milord, sul testo di Georges Moustaki. L’uomo che aveva ispirato alla Piaf quelle parole, che si sarebbero rivelate profetiche, era Marcel Cerdan. Sposato, viveva a Casablanca con la moglie e i tre figli ed era famoso almeno quanto lei ma in un campo molto diverso. Era un pugile, nato in Algeria, un pied noir come Albert Camus. Campione europeo dei pesi welter, fu protagonista di un incontro storico a Vichy, organizzato nel 1940 dalle forze di occupazione tedesche. L’avversario, uno sconosciuto José Ferrer, si presentò sul ring – allestito nel Vélodrome d’Hiver, poche settimane dopo essere stato teatro della deportazione di più di ottomila ebrei (sul sito, leggi qui) – con un accappatoio decorato da una svastica e due accompagnatori in uniforme franchista. Prima di iniziare, salutò il pubblico tendendo il braccio alla maniera fascista. L’incontro durò ottantatré secondi, Ferrer andò al tappeto cinque volte prima di gettare la spugna. Il pubblico, in piedi, acclamò Cerdan cantando la Marsigliese.

Édith Piaf nel frattempo si fingeva collaborazionista. Aveva inventato uno stratagemma grazie al quale, tra il 1942 e il 1943, salvò centinaia di prigionieri francesi nei campi di concentramento. Si presentava per cantare, e alla fine del concerto si faceva fotografare con i prigionieri. Poi ritagliava i loro volti per appiccicarli su documenti falsi che lei stessa consegnava, dopo averli fatti entrare in Germania nascosti in una valigia con un doppio fondo.

Figlia di un contorsionista di circo e una cantante di strada livornese, era nata il 19 dicembre 1915, ed era stata cresciuta dalla nonna, una berbera ammaestratrice di pulci. Da bambina iniziò a cantare anche lei, per strada, nei locali, fin quando qualcuno la scoprì, facendola diventare “il passerotto”, soprannome che le diedero i suoi devoti ammiratori perché era molto minuta e perché piaf, nel dialetto parigino, significa proprio uccellino.

Il 7 luglio 1946, l’anno in cui usciva in Francia La vie en rose, Marcel Cerdan la ascoltò cantare dal vivo a Parigi, al Club des cinq, e se ne innamorò. Si rividero poi a New York l’anno successivo e quel giorno lui si fece coraggio e la invitò a cena. «Mio adorato, non immagini cosa sia una casa vuota di te… ogni volta mi chiedo come fare a continuare a vivere quando non ci sei… la verità è che non vivo, e questo è atroce: una vita senza vita, ecco… ti amo insensatamente, enormemente, follemente… stringimi tra le tue braccia, niente conta al di fuori di te per me».
Moi pur toi è il titolo dell’epistolario di Édith Piaf e Marcel Cerdan, non ancora pubblicato in italiano, corredato di bellissime fotografie nelle quali i due ridono, sempre, pazzamente, e sembrano immensamente felici. Il loro amore è però uno scandalo, e per molto tempo sono costretti a nasconderlo, lei farà addirittura una conferenza stampa per spiegare come tra lei e quell’uomo, sposato, non ci sia altro che amicizia. Ma poi lo segue appena può, e prendono addirittura una casa insieme, a Parigi.

La moglie si dispera, ma Édith Piaf, cresciuta nella bohème, non si fa certo spaventare da relazioni amorose complicate e non ha alcuna preoccupazione borghese. Così, in poco tempo, la fiaba del pugile e del passerotto conquista le copertine e il cuore dei francesi. Dalle lettere scopriamo che lei gli insegna a vestire in maniera elegante, segue i suoi incontri con trepidazione ed è convinta di portargli fortuna. Devota di Santa Teresa, che l’avrebbe fatta guarire da una malattia agli occhi quando era bambina, il giorno in cui lui combatte per il titolo mondiale avverte in casa un fortissimo profumo di rose. È un segno, pensa, il presagio della vittoria. Quando Marcel torna nell’appartamento di Park Avenue, dopo aver battuto il campione Tony Zale in 12 round al Roosevelt Stadium di Jersey City, lei gli fa trovare un tappeto di petali di rosa davanti all’ascensore, fino dentro casa.

Il 16 giugno del 1949, quando Cerdan combatte per mantenere il titolo contro Jake LaMotta, ilToro scatenato del film di Scorsese interpretato da De Niro, Édith non c’è, è rimasta a Parigi per un concerto. Durante la prima ripresa Cerdan si sloga la spalla, ma rifiuta di ritirarsi. Grida ai suoi che se getteranno la spugna si ucciderà. E va avanti a combattere con un solo braccio per dieci round, ma alla fine è costretto a cedere. Il suo avversario, colpito dalla tenacia e dal coraggio, gli offre la possibilità di una rivincita. La data dell’incontro è fissata per il 24 settembre successivo. Édith Piaf gli scrive che un mago le aveva detto che avrebbe dovuto rimanere sempre accanto a lui, e che fin quando ci fosse stata lei al suo fianco le cose sarebbero andate bene, sarebbero arrivate le vittorie e niente di brutto sarebbe potuto capitargli.

Il giorno fissato però Cerdan dà forfait, l’incontro è rimandato al 2 dicembre. Cerdan riparte per Parigi il 2 ottobre. Édith Piaf deve però tornare a New York, per alcuni concerti. Sente la mancanza di lui, lo chiama, gli scrive, gli chiede disperatamente di raggiungerla. «Prendi l’aereo », lo implora, «se prenderai la nave avrò il tempo di morire, mi manchi troppo». Il 27 ottobre 1949, dopo l’allenamento, Marcel Cerdan si imbarca per New York. C’è una foto di lui con la valigia sulla spalla, mentre lascia la sua casa parigina per andare all’aeroporto di Orly. Ma il suo volo, il Lockheed L-749 Constellation, si schianta contro il Monte Redondo sull’isola di São Miguel, nelle Azzorre, uccidendo tutti gli undici membri dell’equipaggio e trentasette passeggeri a bordo. In quel momento Édith era sul palco.

Aveva incaricato il suo assistente Marc Bonel di andare a prendere Cerdan. Il concerto era ormai finito e la cantante era già a dormire quando in aeroporto arrivò la notizia della tragedia. La sera successiva lei vuole cantare, e canta: «Si un jour la vie t’arrache à moi / Si tu meurs que tu sois loin de moi / Peu m’importe si tu m’aimes / Car moi je mourrais aussi…», prima di accasciarsi sul palco, svenuta. Dal giorno della morte di Cerdan Édith Piaf si prende cura della famiglia di lui, fa venire a Parigi la moglie e i figli e li ospita nella sua casa. Muore il 10 ottobre 1963, per le conseguenze di un uso smodato di morfina. Il corteo funebre che conduce il suo feretro al cimitero di Père Lachaise viene seguito da mezzo milione di persone. Non si vedeva tanta commozione e partecipazione popolare dal 25 agosto del 1944, giorno della liberazione di Parigi.

Note

  • Il libro. Ti bacio il cuore; di Elena Stancanelli (Electa, pagg. 92, euro 15). Il testo qui sopra è tratto dal libro

  • Immagine di copertina: dall’articolo di Repubblica
  • Abbiamo pubblicato sul sito altre “Lettere d’amore” e storie di amori celebri. Nella schermata dell’indice del sito, con i titoli degli articoli, è possibile cercarli singolarmente, o attraverso il sito stesso, in “Cerca nel sito”, oppure con i comuni motori di ricerca, digitando Ponza racconta + … (il titolo dell’articolo) – Ndr

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