Personaggi ed Eventi

Altri ricordi di Franco Feola (seconda parte)

di Silverio Lamonica   

per la prima parte (leggi qui)

Ero più “grandicello” di mio fratello Francesco; compresi la gravità di quel gesto e cercai di fermarlo, ma invano. Anzi, raddoppiò il ritmo tra gli schiamazzi e l’incitamento dei compagni, fino a quando, ormai stanco, gettò a terra quel sasso enorme e si avviò verso casa.

Intanto si era formato un bel capannello di persone intorno alla “lanza” di Franco Feola, la cui carena era ormai ridotta ad una semi-groviera. Ciascuno esprimeva il proprio parere: “I’ credo ca ‘u guagluine s’è appuggiato e ’u lignamme fradicio ha ceduto subbeto subbeto!” . Un altro: “Però è ’nu bellu dammage e chi sa quant ce vò’ p’a mettere a nnuovo!” e ancora: “Ma cu tutt’i sorde d’i bullette d’a luce, pecché nun ze fa ’na varchetella nova?” E altri commenti…

Il pomeriggio del giorno seguente, arrivò in spiaggia “l’armatore” di quel relitto (ormai così si poteva definire quel barchino impeciato, pieno di falle) e tutto infuriato cominciò a urlare: “Mariuncielle puh! Fetentielle, puh! Chi è stato? Mascalzone! Puh! Se v’acchiappe vi spezze in due! Hoshe!”. Nello stesso tempo, con la sua andatura goffa ci rincorreva per tutta la spiaggia. Intanto Francesco, l’autore del “misfatto”, era già fuggito a gambe levate verso casa, appena lo aveva visto arrivare. Alla fine, riuscì ad agguantare il più piccolo della compagnia il quale, atterrito, esclamò: “Nun so stato io! Francisco, ‘u figlio ‘i Fausto, è stato!” Quindi Franco Feola si rivolse a me, tutto inviperito: “Dirò a tuo patre cosa ha fatte chillu  fetente ’i fratete! Lo spezze in due! Hoshe!” E così blaterando, se ne andò.

Mio padre, appena seppe come andò la faccenda, non solo non rimproverò Francesco, ma espresse anche l’intenzione di non voler risarcire il danno al “compare”. Però mia madre era di diverso avviso e lo supplicò: “Fausto, accunciàmmula nuie ’a varca d’u cumpare Franco. Nun putimme mette ’u Sangiuvanne ’ncopp’ a parracina!(1).

Papà alla fine, si convinse e diede disposizioni di riparare il danno a mio fratello Peppino, già allora bravo carpentiere che lavorava nel laboratorio di Luigi (Gigino) Parisi, tra l’attuale Farmacia della dottoressa Ortensia e il palazzo Martinelli.

Peppino, dopo aver completato il lavoro in pochi giorni, disse a mio padre: “P’a miseria! Teneva a carena tutta fradicia. Si smesteve ‘na chiana se ne scenneva a funno subbeto subbeto! Ci aggio mise nu sacco i tavule nove. L’aggio calafatato, stucchiata e pittata. Mo’ s’adda pagà ‘u materiale a Giggino” (la carena era fradicia, se urtava uno scoglio a fior d’acqua <‘a chiana> sarebbe subito colato a picco. Ho sostituito molte tavole. Si deve pagare il materiale a Giggino, il carpentiere). Non ricordo la spesa, ma fu abbastanza consistente. Fatto sta che il “compare” si trovò la barchetta messa a nuovo e per giunta, gratis.

1) ’U Sangiuvanne (San Giovanni Battista) va identificato col padrino (o madrina) di battesimo e cresima. Metterlo sulla “parracina” (muro a secco che limita l’orto oppure il terreno in collina) voleva dire ripudiarlo, offenderlo: ciò era grave, perché legato da un vincolo spirituale alla famiglia del battezzato o cresimato). Ora mi sovviene che, oltre a Peppino, Franco Feola fu il padrino di cresima anche di mio fratello Luigi, elettricista (papà della professoressa Lucia).

L’inaugurazione della targa al sindaco Vitiello
Verso la metà degli anni ’50, l’allora sindaco Francesco Sandolo rinnovò la toponomastica di alcune strade del centro storico. Intitolò via Parata al sindaco Vincenzo De Luca, che amministrò l’isola negli ultimi decenni dell’800 e edificò l’attuale cimitero; e al sindaco Gaetano Vitiello del primo decennio del ‘900, la piazzetta della Punta Bianca, per la realizzazione di numerose opere pubbliche e il potenziamento del collegamento tra Ponza e il continente.


piazza Gaetano Vitiello in una foto d’epoca

Quando fu inaugurata la targa al sindaco Vitiello, venne a Ponza il figlio, l’avvocato Giulio Vitiello da Oristano, dove viveva. Ebbi la fortuna di conoscere l’avvocato Giulio e di collaborare con lui nella stesura del suo saggio storico “Ponza, Brevis Insula, Brevis Historia”. Ebbene, mi raccontava l’amico avvocato che a quella cerimonia era presente anche Franco Feola, il quale disse ad alta voce: “A tutti dedicano piazze e strade e a me, che ho portate la luce a Ponze, niente.” L’avvocato Giulio gli rispose: “Nemmeno a mio padre, quando era in vita, gli hanno dedicato piazze o strade. Solo dopo morti, chi resta si ricorda delle buone azioni del defunto. So che anche tu hai fatto del bene a quest’isola. Sono certo che un giorno anche a te dedicheranno una piazza o una strada”.

Intendo terminare questo articolo con l’auspicio del mio caro amico Giulio Vitiello: la memoria di Franco Feola, per i servigi resi alla sua isola con tanti sacrifici, va onorata.

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