Ischia

Casamicciola e la Ricostruzione: una chiacchierata con Peppino Mazzella (seconda parte)

segnalato da Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

dal blog Al tavolo di Amalia
Laura Mattera Iacono intervista Giuseppe Mazzella

per la prima parte (leggi qui)

Come si esce dall’emergenza abitativa a Casamicciola? La chiacchierata con Peppino Mazzella entra nel vivo. Il nodo centrale è la ricostruzione del Comune, tenendo ben presente la memoria storica.
Qui di seguito la seconda parte.

Parlavamo del Pio Monte. Si parla di realizzare al suo interno un polo universitario. È fattibile in prospettiva? 

Tutto si può fare. Ma l’Università richiede organizzazione e infrastrutture che al momento sul territorio non esistono”.

Per esempio, collegamenti marittimi efficienti anche in inverno. E già questo è un grosso problema. Inoltre studenti e studentesse avrebbero bisogno di biblioteche, di spazi idonei per studiare, di ottime connessioni internet, di alloggi,  ma anche di luoghi di aggregazione e di svago. Casamicciola – e in generale l’isola  – offre tutto questo? 

A proposito di biblioteche e di spazi per giovani e meno giovani – prosegue Peppino –  posso dirti una cosa. La Villa Mennella è stata praticamente abbandonata”.
È una delle ville che Teresa e io abbiamo incontrato su via Principessa Margherita.
Apparteneva al dr. Giuseppe Mennella, un personaggio importante qui a Casamicciola. Aveva un biblioteca fantastica,  circa 3.000 volumi dedicati alla storia di Ischia e di Casamicciola in particolare. Il dr. Mennella morì nel 1949 e negli anni ’50 i libri furono venduti al duca di Camerini.  La Villa è stata acquisita dalla Provincia all’inizio degli anni ‘2000 e poi passata alla Regione per trasferimento di competenze.  Ha ospitato il Centro per l’impiego, ma poi dopo il terremoto del 2017 è stata abbandonata e ora versa in condizioni pietose. Se si recuperasse, potrebbe costituire un punto d’incontro e di aggregazione importante. Una biblioteca, uno spazio per presentazioni e tanto altro… “

Perché le strutture pubbliche di tale portata vengono abbandonate? Una domanda che non trova risposta. 

L’emergenza abitativa in tutto questo è l’elemento di maggiore preoccupazione. Come si può affrontare?

La risposta di Peppino è molto dettagliata
Nel dicembre 2024 è arrivato il piano di ricostruzione della Regione Campania. L’abbiamo atteso ben 7 anni. Il piano prevede tre zone rosse: il Majo, il Celario e in parte La Rita. Prima di attuarlo, si attendono 60 giorni per le osservazioni da parte dei cittadini. È un piano che andrebbe studiato nei minimi dettagli, io ho potuto visionarlo solo per sommi capi. Ma a me pare che sia carente”. 

In che senso?
Intanto, da quanto mi risulta al Celario hanno già chiesto di ricostruire in alcuni punti. Ma soprattutto io credo che la ricostruzione debba partire dalle strutture e infrastrutture pubbliche. Strade e scuole sono fondamentali. Tutto intorno poi bisogna ricostruire l’abitato, laddove possibile. Altrimenti continuiamo con la macchia di leopardo, un po’ qui, un po’ lì senza un nesso logico”.

Prende fiato e continua:

L’idea del prof. Luongo di dedicare la zona del Majo a un parco scientifico, era ottima, purtroppo non ha avuto seguito. Io credo che si debba ripartire dal piano regolatore del 1983”. 

Un po’ lontano nel tempo. 

Certamente bisognerebbe aggiornarlo. Ma è l’unico piano regolatore approvato, con una gestazione molto complessa. Era stato redatto nel 1973, dieci anni prima, a seguito dello studio di Beguinot, un urbanista di notevole prestigio che propose un piano regolatore generale per tutta l’isola. Purtroppo gli sforzi non andarono a buon fine”.

Si arriva comunque a un piano regolatore nel 1983.
E nel 1985 arriva la legge Galasso che comportò vincoli molto severi per l’edilizia e imponeva la redazione di un piano paesaggistico”, 

La storia degli anni ’60, ’70 e ’80 è aggrovigliata e rischiamo di perderci. Ma davvero pensi che si possa recuperare il piano regolatore del 1983?

Io credo proprio di sì, con i correttivi adatti”.

Per l’emergenza abitativa, cosa si può fare? La gente aspetta.

Siamo sulla terrazza. Peppino si alza e ci indica la collina: “Guarda lì, quello è il Cretaio. Lì già c’è un insediamento  abitativo, bisogna dargli regole e infrastrutture, con strade illuminate, un supermercato, punti di ristoro”.

Ma quello è un vulcano!

Sei fai questo ragionamento, tutta l’isola è un vulcano. Il verde da sacrificare sarebbe pochissimo. Bisogna solo stabilire regole precise e ben definite”.

Questa è la proposta di Peppino Mazzella. Teresa e io ringraziamo per la mattinata molto interessante. Dirigendoci verso la nostra auto, ci imbattiamo in quelle ville abbandonate. Un colpo al cuore. Torneremo a Casamicciola.

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