di Francesco De Luca
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Quando a Ponza nascono gruppi di lavoro, associazioni, comitive, compagnie, per me sono segnali che esiste una comunità che, in vari modi, si aggrega. E così manifesta la sua vitalità. Plaudo pertanto in modo viscerale alla costituzione del ‘gruppo culturale parrocchiale’ presso la parrocchia dei SS. Domitilla e Silverio in Ponza.
Don Ramon, il parroco, ha dato le redini di questo gruppo al prof. Gino Usai. E Gino, da avveduto ponzese, ha subito pensato di offrire ai compaesani un saggio di ciò che si può fare allorquando ci si unisce per rivisitare la ‘cultura ponzese’, e mostrarne i pregi.
Le mie espressioni, come vedete, sono altisonanti… lo faccio apposta per controbattere l’atmosfera sonnolenta che si vive a Ponza in fatto di ‘cultura’. Essa trova espressioni pregevoli soltanto nelle manifestazioni teatrali e soltanto in modo episodico. Diversamente è assente. Anche se di cultori dello spirito ‘isolano’ ce ne sono. Come dimostra questo incontro che è stato organizzato per sabato 1° febbraio nella chiesa della SS. Trinità dal Gruppo culturale parrocchiale, alle ore 18,00.
Gino Usai ha pensato di offrire ai Ponzesi la lettura di poesie di autori nostrani.
Nella Locandina si annuncia: Le più belle poesie della nostra comunità isolana.
È un’esagerazione pubblicitaria. Le poesie sono interessanti, stimolano la riflessione e suscitano emozioni, senza nessuna pretesa di affermazione estetica. Nessuna… Ciascuno elaborerà in petto il suo giudizio.
Ci sono autori del passato… come Silverio D’Atri (Faville dell’ anima – Verbania Ed. – 1963 ). Il dottore, fratello del farmacista D’Atri e padre di Genoveffa (la tabaccaia) e Giulia.
Del passato è pure Tommaso Lamonica. Ottimo insegnante che ci ha lasciato poesie delicate (Isole e acque – Antonio Lalli editore – 1977 ).
E poi altri che circolano fra di noi, vivendo l’isola anche con spirito poetico.
Qualcuno si esprime in dialetto, e lo fa perché crede che è nella parlata popolare che si tramanda lo spirito della comunità. Io sono fra questi e invito tutti a partecipare. Per sentirci uniti.