La Galite

I ponzesi a La Calle, prima de La Galite

segnalato da Biagio Vitiello

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Dobbiamo a Biagio Vitiello, indefesso cercatore sul web di storie e citazioni che riguardano Ponza, la scoperta di un brano che parla appunto della storia precedente all’insediamento dei ponzesi a La Galite. È tratta da un libro di Marco Mastroleo – leggi qui e qui -, che conosciamo personalmente e figura anche tra i contributori del sito.
Clorofilia è “un romanzo di fantascienza ambientato a Ponza”, le cui varie puntate si possono anche leggere on line. Se la trama fa definire il libro come appartenente al genere ‘fantascienza’, le parti che lo compongono sono rigorosamente documentate, conoscendo Marco, se non altro da ricerche personali e da fonti orali.
La parte che ha attirato l’attenzione di Biagio riguarda proprio i Ponzesi che si erano stabiliti sulle coste della Tunisia (al confine con l’Algeria), prima di “scoprire” la Galite la straordinaria “isola specchio di Ponza”, come altrove l’abbiamo definita (leggi qui):
Questo lo stralcio da Clorofilia:

” – Guardando il mare da questa prospettiva, con lo sguardo rivolto a sud, mi viene in mente la storia delle navi coralliere. Nella seconda metà dell’Ottocento, Ponza era al suo massimo splendore. La gente si occupava di pesca e di agricoltura. Sull’isola si stava, tutto sommato, bene. I ponzesi, in particolare, erano specializzati nella pesca d’altura, la pesca del pesce spada, e nella raccolta del corallo, un’attività che avevano ereditato dai loro avi, gli abitanti di Torre del Greco, venuti qui a colonizzare una parte dell’isola. La joint venture, come la chiameremmo oggi, tra Torre del Greco e Ponza era una “potenza” nel campo della raccolta del corallo, famosa in tutto il Mar Mediterraneo: si scambiavano o mettevano in comune navi, equipaggi e finanze. E qui, sull’isola, abitavano i più famosi e più bravi corallieri d’Italia.
Girando per il Mediterraneo, avevano scoperto l’isola La Galite, cento miglia a sud della Sardegna, di fronte alla città tunisina di El Kale, La Calle in epoca francese.
I ponzesi conoscevano già La Calle, perché scappavano lì quando volevano evitare di pagare le tasse, quando l’isola era troppo affollata o, nella gran parte dei casi, quando l’esercito li chiamava a combattere e loro non volevano andarci! Un rifugio di ponzesi “mariuoli”, insomma!
Tra i vari “mariuoli fuggitivi” c’era un certo Antonio D’Arco che, nel 1867 “se ne scappó” da Ponza a La Calle su una nave coralliera di Torre del Greco per sfuggire ad una condanna. Aveva picchiato a sangue un coatto, ed era ricercato.
– Ma, zia, i “coatti” di Roma?
– Ma no! I coatti erano persone che venivano confinate sull’isola. Erano costretti a stare qui come se Ponza fosse una enorme prigione. Domani, scendendo in paese, prometto di raccontarvi anche questa storia.
Comunque, cinque anni dopo essere arrivato a La Calle, Antonio D’Arco prese una barca, la famiglia, sette fucili da caccia, quattro mobili, qualche animale, qualche seme ed occupò l’isoletta La Galite, proclamandosene padrone.
– Seeee! Che matto!
– Infatti. Fatto sta che, dopo qualche tempo, lo raggiunse Giuseppe, suo fratello. L’isola cominciò a diventare presto un vero e proprio piccolo regno, tanto che la Francia, che all’epoca dominava sulla Tunisia, chiese ai tunisini di inviare una nave a vapore per far sloggiare i ponzesi.Era il 1873. Antonio D’Arco avviò una piccola guerra di resistenza, ma aveva solo sette fucili! Così si arrese. A patto, però, che i tunisini gli… pagassero il disturbo, per così dire. Volle un indennizzo in cambio della resa. E se ne tornò a La Calle. Però, Antonio, fermo non poteva stare, così già nel 1877 tornò di nuovo sull’isola. La Tunisia, stavolta, mandò subito una guardia, una sola… una di numero, con tanto di bandiera nazionale, per sottolineare che quella era e rimaneva terra tunisina. Questa situazione stava bene a tutti, così cominciò una pacifica convivenza. I coloni ponzesi divennero addirittura duecentocinquanta, perfettamente organizzati, come se fossero a Ponza. Con le istituzioni, il dialetto ed i santi protettori identici a quelli dell’isola madre. Insomma, una piccola Ponza in mare di Tunisia.
– Fico! Che spettacolo, zia. Questa storia è veramente incredibile. Ma è vera?
– Sì, sì. Verissima, Licia!
– E sono ancora lì, i “ponzesi tunisini”?
– No. Purtroppo, la storia è finita male. Durante la Seconda guerra mondiale, l’Italia di Mussolini dichiarò guerra alla Francia. Di contro, i francesi arrestarono tutti i ponzesi di La Galite rimasti cittadini italiani. Quelli che, invece, erano diventati francesi, andarono in guerra con la Francia. I ponzesi, però, proprio come Antonio D’Arco, non sanno stare fermi! Così, dopo la guerra, i ponzesi di La Galite ripresero la “marcia”, se ne andarono in giro per il Mediterraneo e l’isola si spopolò. Nel 1967, sull’isola erano rimasti solo sessanta ponzesi. A metà degli anni Settanta, a La Galite era rimasto un solo abitante, che di cognome faceva, ovviamente, D’Arco.

Ruines du Bastion de France près de El Kala

Fin qui la storia condensata di Marco Mastroleo, ma Biagio ha identificato – con il supporto delle memorie di Achille Vitiello  (leggi qui e qui)  l’antesignano della diaspora, nella persona di tal Silverio Mazzella

Questo è Silverio Mazzella, uno dei primi emigranti ponzesi installatosi a la Calle (Tunisia)  intorno l’anno 1850. La moglie era Marianna Conte, detta Marianna a rossa. Tutti i loro figli sono nati in questa piccola città, e lavorarono alla costruzione di un forte francese chiamato Bastion de France, su di un promontorio.

 

Nota

El Kala (precedentemente La Calle ) è un comune della wilaya di El Tarf in Algeria. Capitale della daïra , si trova 20  km a nord est di El Tarf e 77  km a est di Annaba . È vicino al confine algerino-tunisino (18 chilometri)

 

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