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Trent’anni fa veniva a mancare improvvisamente il mio amico Sandro Pambianchi (Roma 1944-1994). Alto, fisico possente e animo mite, condividevamo assieme lunghe passeggiate, nelle quali parlavamo di poesia e di pittura. Una passione che lui, timidissimo e umile, non osava far conoscere se non agli amici più intimi. Ogni momento libero dalla sua attività di editore, che condivideva con il padre Anacleto, il fratello Massimo e la sorella Miriam, che avevano ed hanno una fornitissima libreria universitaria in viale Ippocrate, poco distante dalla stamperia, lo dedicava alla scrittura e alla pittura. E con la sua solita modestia sottoponeva a me per un parere le sue opere. Ci univa in questa fraterna amicizia anche l’amore per il mare, la pesca e… Ponza.
Sandro venne nella nostra isola – mi raccontava – agli inizi degli anni settanta, quando Ponza era ancora intatta nel suo silenzio millenario. Vi approdò assieme ad un amico con il quale si accampò – all’epoca non esistevano divieti – sulla spiaggia di Chiaia di Luna. Svegliarsi il mattino presto su una riviera tutta per loro, fu un’esperienza unica, un’immersione panica in un paesaggio fantastico e lussureggiante. Il primo giorno furono svegliati, aggiungeva sorridendo, da alcuni ciottoli che erano arrivati alla loro tenda, smossi da un asino che brucava sulla rupe prospiciente. Descriveva con vivezza quell’atmosfera e le sensazioni che erano rimaste indelebili nella sua mente. Ponza restava un luogo del cuore che amava ricordare in ogni momento.
Quando gli proposi di stampare l’opuscolo sulle isole ponziane tratto dalle “Memorie de’ viaggi per l’Europa scritta a diversi in occasione dei suoi viaggi” dell’Abate Giovan Battista Pacichelli (Napoli 1685), fu lietissimo e si mise subito all’opera. La piccola pubblicazione, quasi artigianale, con prefazione e disegni del pittore romano Libero Magnoni, che i ponzesi ben conoscono, stampato in poche copie, fu accolto con grande interesse dai lettori.
La copertina del fascicolo sulle Isole Ponziane dell’Abate G.B. Pacichelli stampato da Sandro Pambianchi
Un giorno, superando la sua timidezza, mi portò alcuni fogli con delle poesie scritte con la penna stilografica che tanto amava. Erano in unica copia e rimasero a me. Di recente, nel rimettere in ordine tra le mie carte, ho ritrovato quelle vecchie poesie semplici, ma intense, in cui vibra una profonda sensibilità. Credo meritino di essere conosciute non solo come ricordo postumo di un mio carissimo amico, ma anche come omaggio al nostro piccolo mondo di vento e di mare.
La partenza
L’odore del gasolio
invade la banchina.
Lo scricchiolio del sartiame
dondolato dall’onda,
il grido stridulo del gabbiano
accompagnano i miei ricordi
antichi come i volti e i lavori
di questo porto,
mentre mi attardo,
rapito da un ponente rosseggiante,
sul ponte del traghetto
Ponza-Anzio.
I marosi
Questo rincorrersi di schiume bianche,
di creste d’onda spazzate dal vento
di maestrale,
l’odore forte di salsedine e alghe
inebriano l’anima mia
e, immobile, sulla spiaggia,
vedo i miei pensieri
rincorrersi come i marosi
nel rosseggiante tramonto settembrino.
Surf-Casting
La frustrata della canna,
il nylon che scorre veloce fuori dal mulinello
e il piombo che cade nell’acqua,
al di là delle onde.
L’attesa dell’abboccata,
mentre il vento gelido della notte taglia la faccia.
Per compagna la speranza, una sigaretta,
e la luce della lampada a gas
che riscaldano l’anima timorosa e felice
fin quando l’alba rompe il silenzio dei miei sogni.
La vela
Leggera come il pensiero,
scivoli tra le onde
sostenuta dalle brezze,
fino all’orizzonte.
Minuscolo punto bianco
svanisci oltre il cielo dorato.
Bambino sulla spiaggia di cala Feola, olio di Sandro Pambianchi
Immagine di copertina: All’uscita dal tunnel di Chiaia di Luna (foto di Sandro Pambianchi)