Personaggi ed Eventi

M. Il figlio del secolo. Il punto di vista dello sceneggiatore della serie Sky

segnalato da Sandro Russo

.

Abbiamo pubblicato molti articoli sulla serie Sky ispirata a M. Il figlio del secolo, di Antonio Scurati, le cui puntate si stanno svolgendo e completando in questi giorni (in fondo una schermata dell’indice con gli articoli più recenti].
Lo riteniamo un approfondimento necessario, una volta accettato di non scrivere direttamente del “duce” del fascismo ma delle sue rappresentazioni (Teatro e serie Sky).
Il quadro non sarebbe completo – abbiamo ritenuto – senza  questo ulteriore contributo: il punto di vista dello sceneggiatore della serie.
In un’intervista di Concetto Vecchio a Stefano Bises, su la Repubblica.
S. R.

Bises. M. Serie Sky. Screenshot immagine da la Repubblica

L’intervista
Bises: “Abbiamo smascherato M. ma la gente cerca ancora l’uomo forte”
di Concetto Vecchio da La Repubblica del 27.01.25


Stefano Bises, 60 anni, insieme a Davide Serino ha scritto la sceneggiatura di M., la serie in onda su Sky. Com’è entrato in questa storia?
«Nell’estate del 2018 mi arriva una copia diM. Il figlio del secolo, il libro di Antonio Scurati, che non conoscevo. Dentro c’era una sua dedica: “A Stefano, con la speranza di lavorare insieme”».

Scurati immaginava già di ricavarne un film?
«Nei giorni seguenti mi ha chiamato il produttore Lorenzo Mieli. Aveva comprato i diritti e voleva che scrivessi la sceneggiatura per una serie tv».

Cosa ha pensato quando ha letto il libro?
«Che potenza, e quante cose che non so!».

Una delle critiche è che l’avete trasformato in una macchietta alla Crozza.
«C’è una certa dose di parodizzazione. Mussolini è un arcitaliano, che peraltro odiava gli italiani, li disprezzava, come ne abbiamo visti tanti, rappresentati al cinema da Alberto Sordi. Ma metterlo anche dentro una commedia è stato un modo per tirarlo giù dal piedistallo, facendolo vedere per quello che era: un uomo pieno di viltà, un opportunista».

Questa esasperazione caricaturale non va a scapito del rigore storico?
«Ma la serie non ha la pretesa di essere un trattato storico. Non è un documentario. È una trasposizione, che però è rigorosa nei punti chiave della storia».

Cosa ha detto Mieli quando gli avete mandato la prima puntata?
«È una bomba atomica».

Quando entra in scena Joe Wright?
«Nel marzo del 2022 mi pare. Mieli è a Los Angeles, dove incontra casualmente Wright, gli parla del progetto, Wright si infiamma, chiede di leggere i copioni, se ne innamora, e due mesi dopo sbarca a Roma».

Vi incontrate?
«Sì, a casa di Mieli, con Serino. Sono molto in soggezione perché mi sembra di aver di fronte un caterpillar anglosassone super assertivo».

Il Churchill di Wright, Gary Oldman, ha vinto l’Oscar con “L’ora più buia”.
«Ci troviamo di fronte a un regista abituato a lavorare con talenti immensi, anche se poi conoscendolo meglio Joe si rivela timido, schivo, emotivo, tutt’altro che una star. Ma quella sera, preso dall’entusiasmo del progetto lui è pieno di ordini: “Voglio questo, voglio quest’altro”».

Scurati inizialmente era scettico.
Sì, perché noi siamo andati oltre il libro. In un certo senso glielo abbiamo stravolto. Questo ha creato tensioni. “Non va bene, non va bene”, ripeteva leggendo la stesura e facendo le sue osservazioni. Molte delle quali peraltro erano fondate e costruttive».

L’ha condizionata?
«Ci ha caricato di responsabilità ulteriori. Se Scurati ti dice che la strada presa è sbagliata e pericolosa i tuoi dubbi si trasformano in angosce».

Ora Scurati si è detto molto contento del vostro lavoro.
«Sì, ed io penso che le sue resistenze in fondo ci abbiano impedito di sbilanciarci troppo…».

Giorgia Meloni non vedrà la serie. Le dispiace?
«Più che altro non mi sorprende che dica che non la guarderà».

A La Russa non è piaciuta: quasi quasi è meglio il libro, ha detto.
«Ed io sono contento che gli abbiamo fatto rivalutare il libro».

In generale la destra vi attacca.
«Perché abbiamo osato tirare giù dal piedistallo l’idolo. Perché abbiamo messo discussione il Mussolini che ha fatto anche cose buone. Il Duce, diceva ancora Berlusconi nel 1995, non ha mai ucciso nessuno…».

Cosa ha capito di Mussolini?
«Che alla radice del suo agire c’è un rifiuto.
L’essere stato cacciato dal Partito socialista. I suoi primi discorsi, dopo, sono quelli di un ripudiato».

Questa spiega le terribili violenze contro le sinistre?
«Almeno in parte penso di sì. Una vendetta. È come quando vieni lasciato per amore, tu vorresti che l’altro stia male, soffra. Allo stesso modo Mussolini voleva piacere a tutti, un tratto tipico degli autoritarismi, e quindi sognava di riunire i socialisti sotto il fascismo».

La serie è violenta.
«Ma il fascismo è stato violento. C’è qui una contraddizione: perché a volte Mussolini se ne serve, a volte vorrebbe liberarsi dei ras che invece vorrebbero alzare sempre di più il tiro, ma in fondo non può farne a meno. La violenza è connaturata al fascismo».

Oggi che similitudine vede?
«Siamo dentro potenziali rischi per la democrazia. Trump, Putin, Orban, ora l’Austria: si cerca l’uomo forte. Mi ha colpito leggere su Repubblica che al congresso dell’Afd che ha incoronato Alice Weidel candidata alla cancelleria, non c’erano più gli impresentabili nostalgici del nazismo, ma la borghesia.
Esattamente come al secondo congresso dei Fasci di combattimento».

È un rischio che corriamo anche noi italiani?
«Vedo una compressione dei diritti.
Nella quinta puntata Mussolini dice: nessuno mi chiede della libertà, tutti mi chiedono lavoro, cibo, medicine.§Questa è la cosa più pericolosa di tutte. Cedere sui diritti in cambio della presunta soddisfazione dei bisogni. Lì si rompono le democrazie».

Ma perché pensa che ci riguardi?
«Perché vedo come viene trattato il dissenso, per esempio, che è fortemente limitato. E come la questione sociale venga affrontata con risposte penali: i decreti sicurezza, Caivano».

La risposta a una domanda di insicurezza è securitaria?
«Già Mussolini diceva: c’è sempre un tempo nel quale i popoli smarriti van verso le idee semplici e gli uomini forti. Noi siamo in quel tempo».

[Di Concetto Vecchio. Intervista a Stefano Bises, da la Repubblica di ieri 28 gennaio 2025]

Una schermata dell’indice con i titoli degli ultimi articoli dedicato alla serie Sky (cliccare per ingrandire)

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top