La Redazione
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Dopo tanti anni è più che mai doveroso ricordare.
Scrisse Primo Levi: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare».
L’amaca – da la Repubblica del 25 gennaio 2025
Il passato ostaggio del presente
di Michele Serra
Si va verso il Giorno della Memoria in un clima aspro, sgradevole, come se il presente imponesse il suo dazio e impedisse di raccogliersi in silenzio, e in concordia, attorno a una delle massime tragedie della storia.
Così che perfino il più unanime dei giudizi storici, quello sulla Shoah, che vede l’umanità intera chinarsi sulle vittime, e solo gli eredi dei carnefici in disparte, risulta quasi incrinato da divisioni e polemiche che con la memoria di quello sterminio inaudito non hanno niente a che vedere.
Da un lato gli insulti, stupidi e feroci, a Liliana Segre, considerata corresponsabile, in quanto ebrea, della politica di Israele, a conferma che sì, purtroppo non è più così netto il confine tra antisionismo e antisemitismo, tra ostilità politica e ostilità razziale.
Dall’altro la decisione della Comunità ebraica milanese di disertare l’incontro del 27 gennaio per la presenza di associazioni, come l’Anpi, ritenute “troppo filopalestinesi”, a conferma che sì, criticare la distruzione di Gaza e l’annessionismo del governo Netanyahu in Cisgiordania (che nel sito della Comunità milanese viene chiamata “Giudea e Samaria”, come usa la destra nazionalista israeliana: e vale quanto una scelta di campo) viene considerato incompatibile con la memoria della Shoah.
Il passato diventa ostaggio del presente, viene usato, o abusato, per alzare la voce sulle breaking news. Non se ne esce, non ci si rigira più, è come se gli uomini di buona volontà fossero in ostaggio dei faziosi: così è la guerra, del resto, un baccano diabolico che ruba il tempo e lo spazio al silenzio.
[Di Michele Serra, da la Repubblica del 25 gennaio 2025]