segnalato da Sandro Russo da Robinson
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Seguiamo Serenella Iovino da tempo, che ci parli di eco-poesia, dei rapporti tra le specie animale e umana e di come la letteratura le ha registrate. Stavolta ci introduce alla “Paleoarcheologia”, che è una parola nuova per noi. Ma non è nuovo l’interesse per le origini della cultura visuale, come dire, tornando molto ma molto indietro nel tempo, a come le origini del cinema si possono far risalire alla Preistoria.
Visioni
La Preistoria che inventò il cinema
di Serenella Iovino
Tra neuroscienze e studi culturali, Michele Cometa indaga sulle origini della capacità di rappresentazione. Che ci ha reso umani
Buio. E luce — ma fioca. Ombre in movimento. Pareti come schermi, suoni, spazi. Freddo e umido sulla pelle e nei sensi, pietre sotto le mani. E poi ci sono le immagini. Sono disegni geometrici. E tutti questi animali: tori, cavalli, rinoceronti, mammut, orsi, uccelli. E ancora, ibridi: uomini-leone, uomini-pesce, donne-bisonte. Vengono a noi dal Paleolitico superiore e sembrano già fotogrammi. Il cinema, ci suggeriscono, non lo hanno inventato i fratelli Lumière e nemmeno gli artisti cinesi degli antichi teatri delle ombre o i giavanesi del Wayang Kulit. Il cinema è nato quando un primate appartenente alla specie homo sapiens ha cominciato a calarsi nel fondo oscuro delle caverne e su quegli schermi di pietra ha “fatto-immagine”.
È una storia lunga duecentomila anni quella che Michele Cometa ripercorre in Paleoestetica. Alle origini della cultura visuale (Raffaello Cortina ed.), un vero e proprio tour de force all’incrocio tra neuroscienze e studi culturali che prova a fare chiarezza sui presupposti del bisogno umano di raffigurare. Non un’impresa da dilettanti e neanche una di quelle da fare in solitaria. Già da tempo infatti studiosi di discipline diverse – antropologia, psicologia sociale, neuroscienze, paleontologia, biologia, archeologia cognitiva – lavorano insieme per tracciare le coordinate evolutive della cultura visuale e narrativa, il che significa tout court scrivere la storia dell’autocoscienza.
Cometa partecipa a questo dibattito da anni. Ha cominciato con Perché le storie ci aiutano a vivere (Raffaello Cortina, 2017), dove il tema era quello che in America si chiama “ darwinismo letterario”, ossia lo studio delle condizioni che definiscono l’homo sapiens come “specie narrativa”. Con Paleoestetica però si spinge ancora più indietro. Prima dei racconti e dei miti, infatti, ci sono state le immagini. Anzi, c’è stato il “fare-immagine”.
Fare-immagine, insiste Cometa, non arte. La differenza è sottile ma sostanziale. Non siamo soltanto all’alba dell’atto artistico intenzionale, ma di ciò che rende possibile l’esperienza di queste immagini dipinte nelle pitture rupestri o scolpite nelle miniature: una forma di conoscenza che passa attraverso i sensi e il piacere che queste sensazioni ci danno.
Qui Cometa crea un ponte tra Alexander Baumgarten e Charles Darwin. Il primo nel 1750 aveva teorizzato l’estetica come scientia cognitionis sensitivae, la scienza della conoscenza sensibile. Il secondo un secolo dopo ha spiegato che certi comportamenti hanno vantaggi evolutivi e quindi si conservano nei tratti di una specie.
Che i meccanismi cognitivi legati al fare- immagine siano stati vantaggiosi per l’homo sapiens è testimoniato dal fatto che quell’estetica è ancora la nostra estetica. Quelle figure lontane come stelle (trentaduemila anni Chauvet, trentaseimila Altamira, oltre quarantacinquemila Leang Tedongnge, in Indonesia) ci sono familiari, sono parte del nostro patrimonio visuale. Anche se non sappiamo più che cosa significhino, le riconosciamo, proprio come sappiamo che una lingua che non comprendiamo è comunque una lingua.
“Nelle grotte di Chauvet o Altamira ci sono figure che ancora ci “parlano”, che ci sono familiari anche se non ne sappiamo nulla”
Studiare l’evoluzione di questo patrimonio estetico è importante perché attraverso quelle rappresentazioni gli antichi umani non facevano solo immagine: facevano-mente. Proprio così: fare-mente. Come da anni insegnano le neuroscienze, la mente non è un viaggio solitario nel nostro cervello e nemmeno una sostanza incorporea, ma è un processo relazionale e incarnato. La mente è una funzione dell’umano nel suo essere nel mondo. Il pensiero passa attraverso la corporeità nostra e dell’altro, si costruisce tramite la rete di azioni e di soggetti umani e non umani che partecipano al nostro creare, sentire, immaginare. È questo mondo pieno di altri che mi rimanda indietro la mia immagine. In esso e nel mio vedermi agire, io mi rifletto. Dire che facendo-immagine l’homo sapiens ha fatto-mente significa riconoscere nell’atto estetico una delle forme originarie e primordiali dell’autocoscienza: le immagini sono dispositivi per pensare e pensarsi, per raccontare e raccontarsi. Si sono evolute insieme ai neuroni specchio.
L’incarnazione più potente di questo processo sono gli ibridi umano-animali. In loro s’incorpora il dinamismo in cui è immersa la nostra specie. Come le caverne sono paleo-schermi, questi ibridi sono paleo-cinema, paleo-racconto e paleo-teoria. Sono forme embrionali di filosofia, perché è qui che è nata la prima riflessione dell’umano su di sé come animale, eppure altro dagli altri animali.
Ed è anche qui che è nato il mito, pensiero metamorfico di centauri, chimere e sirene, di dèi e nature che mutano.
«Nella caverna che chiameranno Altamira | una mano senza volto traccia la curva | di un dorso di bisonte », Borges scrisse. Qualunque volto avesse quella mano, le immagini furono il suo specchio. In quello specchio non abbiamo mai smesso di rifletterci. I suoi nomi ora sono arte, cinema, fotografia, letteratura. Chissà quali saranno i prossimi.
Rupestre. Pannello dell’unicorno (Pannello dell’orso nero), forse una replica della pittura rupestre originale nelle grotte di Lascaux (Francia sud occidentale, nel dipartimento della Dordogna) Sotto pitture nelle grotte di Altamira e gioco di ombre teatrali A sinistra, frame di un filmato dei fratelli Lumière
La preistoria che inventò il cinema di Serenella Iovino. Robinson 19.01.25
Michele Cometa. Paleoestetica. Alle origini della cultura visuale (Raffaello Cortina pagg. 328 euro 26 -Voto 8/10)
Immagine di copertina. Putture rupestri nelle Grotte di Lascaux ((Bridgeman Images, dall’articolo di Robinson)
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