di Silverio Lamonica
Franco De Luca, col suo articolo “Quattro erano”, mi ha riportato alla mente la mia unica passatella, avvenuta in gioventù presso l’allora bar La Pergola, in via Banchina Nuova, gestito da Mastro Luigi Cantone, tra l’altro ottimo artigiano edile. Precedentemente il bar-mescita di mastro Luigi si trovava a Sant’Antonio, proprio dove ora c’è il Bar Onda Marina, e nell’immediato dopoguerra era gestito dalla suocera Carmela Russo. Quasi tutti i giorni i miei genitori mi mandavano a prendere la solita bottiglia di vino che l’anziana Carmela mesceva con abilità, da un grosso bottiglione.
Ebbene, nella seconda metà degli anni ’60, con alcuni amici, tra cui Luciano Gazzotti, Franco Schiano, Antonio Feola (padre del medico e del dentista), Mario Iozzi, Giuseppe de Luca, Michele Rispoli, mio fratello Francesco ed io – in una tiepida serata di primavera – decidemmo di bere qualcosa presso il suddetto bar.
Accomodatici ad un tavolo, ordinammo da bere.
Disse Giuseppe: “Ce vulimme iucà stu vino a tuocco?”
“Mi sembra un’ottima idea” replicò Franco Schiano
Intervenne mio fratello Francesco: “D’accordo. Però dobbiamo introdurre una variante”.
“E che variante è?” domandò Luciano.
“Padrone, sotto e a femmena incinta” rispose prontamente Francesco, il quale si offrì per ricoprire quel nuovo “ruolo”, come prova dimostrativa.
Fummo quasi tutti d’accordo, tranne Antonio che volle sapere, prima di accettare, in quale occasione mio fratello scoprì quella “novità”. E Francesco disse: “Durante le lunghe traversate da ufficiale di macchine sulle navi mercantili”.
Alla prima conta, risultò padrone Franco Schiano e “sotto” chi scrive.
Franco: “Il primo bicchiere lo bevo alla salute di tutti i presenti. – e tracannò tutto d’un fiato il boccale. Poi riempì un altro calice – Quest’altro bicchiere al “sotto”. Bevvi, mostrando di gustare il “nettare”. “Il terzo bicchiere è per Giuseppe”, aggiunse Franco con benevolenza.
Ma mentre Giuseppe sollevava il bicchiere per portarlo alla bocca, mio fratello Francesco – interpretando alla perfezione il ruolo della femmena incinta, si massaggiò con delicatezza la pancia in un lamentoso “Aaaaaaah”.
Giuseppe, con disappunto, cedette il bicchiere di fronte a quella “voglia” così eloquentemente manifestata.
Quindi si passò alla seconda fase e stavolta il “tuocco” indicò come padrone Luciano Gazzotti, sotto Michele Rispoli e – pura combinazione “A Femmena incinta” di nuovo mio fratello Francesco. Stessa scena: bevvero il padrone, il sotto e quando fu offerto il calice di nuovo a Giuseppe – già lo reggeva con la mano destra – echeggiò nuovamente nella sala il lamentoso Aaaaaaah dell’importuna femmena incinta. Giuseppe non voleva assolutamente mollare il bicchiere, strappatogli di mano a viva forza da Franco Schiano e Francesco, mentre esclamava stizzito: “Mo amma furnì cu sta cacchia i femmena incinta!”. Tutti noi ci scompisciavamo dalle risa, adagiando il torace e la testa sul tavolo, quando intervenne Mastro Luigi – che di passatelle ne aveva viste tante – e con la sua proverbiale flemma osservò: “Ma in questo tuocco c’è un altro patrone … non è sisteme” (Mastro Luigi, nel suo simpaticissimo italiano-dialettale prediligeva le finali in “e”). A questo punto, il volume della nostra ilarità aumentò notevolmente.
L’ indimenticabile serata trascorse velocemente in grande allegria e alla fine Giuseppe osservò sportivamente: “Invece ‘i va piglià cu cchiù pitte, avite scievute u cchiù gruosse d’a cumpagnia. Eh brave!” (invece di prendervela col più giovane, avete scelto il più anziano della compagnia. Bravi!).