di Sandro Russo e Roberto Pedicino
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Come da tempo (im)memorabile, anche quest’anno si è tenuto a Roma, ai primi di gennaio, “Il Gioco del Cinema”, un incontro – kermesse? raduno di appassionati? gara? – su argomenti cinematografici.
Vi partecipiamo solo da pochi anni, con il gruppo di amici cinefili di cui faccio parte, ma il gioco va avanti, nella forma attuale, da circa vent’anni e risalgono al lontano 1991 i primi incontri – un appuntamento annuale di amici collegati da una comune passione -, per cimentarsi in una gara, un po’ gioco dell’oca, un po’ Trivial pursuit – su temi collegati con il cinema.
Per certi aspetti mi ha richiamato alla memoria il rito del Monopoli, dei pomeriggi di tante estati fa, con amici che sono ancora nel giro: Luisa e Silverio Guarino, Franco Zecca, Fausto Capozzi. Ma era una dimensione molto più privata.
Questo gioco è cresciuto negli anni, le domande sono continuamente aggiornate e i partecipanti sono sempre di più; quest’anno oltre le cinquanta persone, a occhio.
Sede, lo spazioso seminterrato di una sala parrocchiale su via Gregorio VII; abbondanza di viveri e generi di conforto provvisti in modo volontario, con un minimo di coordinazione, dai partecipanti: chi porta il salato, chi i dolci, chi le bevande.
Per saperne di più ho chiesto all’animatore (e unico artefice) del ‘Gioco’ Roberto Pedicino, già medico-pediatra al Policlinico Umberto 1°, attualmente anche lui in pensione, che stranamente non ho conosciuto per aver lavorato per anni nella stessa struttura, ma attraverso amici comuni.
Così ha risposto sinteticamente Roberto:
“Non so se quanto scrivo è utile, e soprattutto se rispondo in tempo alle tue domande, ma queste sono le risposte a quanto chiedi:
a) Obiettivi del gioco:
– quello personale è di studiare: alcune cose le scopro preparando le domande, ma poi mi diverto molto e mi rilassa.
– quello “pubblico”, condividere e dare spunto a vedere anche cose poco conosciute. La gara è una sovrastruttura che per alcuni diventa una priorità. Credo che i più sani siano quelli che ne capiscono poco, che vengono solo per divertirsi.
b) La struttura è quella di Rischiatutto, del quale ho un ricordo nostalgico ed ingenuo. Tolti i soldi di mezzo, mi incuriosiva qualunque argomento venisse proposto.
c) sono debitore dell’idea a Paolo Morales, uomo di grande umanità, cultura e amico vero, scomparso circa dieci anni fa. È stato autore degli storyboard di Gangs Of New York (compare anche nel film mentre disegna, dal vero, un incontro di pugilato) e de Il Padrino III, ma anche autore di fumetti importanti come Martin Mystère.
Paolo aveva un modo di raccontare aneddoti e storie, molto empatico. Si può vedere su YouTube che spiega gli avvenimenti che lo hanno portato a collaborare con… Margheriti? Tessari? (non ricordo) per un film, mai realizzato, in uno dei paesi dell’est che hanno ottenuto l’autonomia dopo la dissoluzione dell’URSS. Avvenimenti assurdi come molti del cinema italiano.
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Torniamo ‘in diretta’ con le impressioni mie dell’edizione di quest’anno.
Un gioco e una serata gradevolissimi; ognuno di noi si tiene libero, sposta impegni per essere presente, quando arriva “la chiamata” di Roberto.
Una volta formalizzate le squadre, che arrivano già compatte e precostituite (ognuno arruola gli amici più ferrati “per vincere”) e dopo un breve spuntino propiziatorio, in perfetto orario si comincia a giocare.
Il palco, che rimarrà vuoto, con i primi arrivati
Gli argomenti:
– Commedia
– Cinema americano
– Citazioni e remake
– Fanta-horror
– Roma e il cinema
– Comunisti
– Varie
– Kubrick
Sei clip per gruppo
Si sono costituiti i gruppi tra un po’ si comincia a giocare. Sulla destra il tavolo con i ‘mangiarini’
Ci sono tre squadre, identificate come “Max Cady” “Jack Torrance” e “Quinlan” [nomi di personaggi di film famosi (1) -ndr] che a turno rispondono ai quesiti proposti sullo schermo – un programma complesso ma efficiente – che per la categoria e il numero scelti dal portavoce della squadra (designato prima) mostra una clip di breve durata, in base alla quale viene formulata la domanda. La domanda non è riconoscere di che film si tratta – sarebbe scontato e troppo facile – ma inerente al film in modo non prevedibile (tipo: di che colore erano le scarpe d Ingrid Bergman nella famosa scena della festa in Notorius di Hitchcock? …domande così! (2).
Le clip presentate sono perfette; né lunghe né troppo corte, ma mettono voglia di procurarsi il film e vederlo tutto.
Il primo livello delle domande è chiedersi : L’ho visto – Non l’ho visto… Anche se la domanda non si sa dove andrà a parare.
Dopo si confabula tra i membri del gruppo e il severo (ma equo) notaio emette il verdetto: Giusto! Sbagliato – e assegna il punteggio che la segretaria di redazione annota diligentemente.
Alcune clip si vorrebbe non finissero mai e qualche volta, i film o gli attori più amati, suscitano l’entusiasmo della platea.
Alcuni li ho annotati sul mio taccuino: Applausi per Sordi (Il Marchese del Grillo), Per Totò (in Miseria e Nobiltà), per Tarantino (Pulp Fiction), per Clint Eastwood (la scena finale di Gran Torino).
Insomma… si gioca, si sgomita per vincere, si ricordano bei film e tanti altri se ne vorrebbero vedere (ah! c ‘erano anche molte cose buone da mangiare!)
– Ecc’… – direbbe Pinuccio ‘Giovanotto’, il nostro amico barese-ponzese – Quest’ ci piace faare
Una schermata degli articoli di Roberto Pedicino sul sito (cliccare per ingrandire)
Note
(1) – Per i curiosi: “Max Cady” è il nome del personaggio interpretato da Robert De Niro nel film Cape Fear, il promontorio della paura (M. Scorsese, 1991); “Jack Torrance” è il protagonista Jack Nicholson di Shining (S. Kubrick, 1977) e “Quinlan” è Orson Welles ne L’infernale Quinlan ((Touch of Evil) 1958.
(2) – Nella clip tratta da Il Marchese del Grillo (M. Monicelli, 1981) si vede Gasperino ‘mbriaco (il sosia del Marchese nel film, ma sempre Sordi) che viene portato al patibolo per l’esecuzione mediante ghigliottina; sotto al palco il servitore dice a Sordi: – Marchese, è l’ora!
Le domande sono: Dove è stata girata la scena? Dove sono scritte, a Roma, queste parole?
Il luogo è Roma, sull’isola Tiberina e alla seconda domanda qualunque lettore di Ponzaracconta avrebbe saputo rispondere brillantemente: Al Cimitero del Verano: é l’epitaffio sulla tomba di Alberto Sordi (leggi qui).