Storia

Don Luigi Maria Dies al vaglio della mia coscienza (parte seconda)

di Francesco De Luca 

per la parte prima (leggi qui)

Dal luglio 1943 il Fascismo ormai ‘caduto’ – come si dice – protrasse la sua esistenza fino al 1945, con atti deleteri per gli Italiani, perpetrati dalla Repubblica Sociale.
Il Dies era a conoscenza dei crimini della Repubblica Sociale giacché l’ Istantanea vede la stampa nel 1949.
Ricalco questa data per rimarcare come il Dies si astiene dal dare un giudizio su Mussolini ‘politico’. Scrive: “l’astro politico, Mussolini, che a Ponza si spegneva, è la più bella apologia dell’animo umano che già nobile per natura, diventa divina per il dono della fede e della grazia“ (pag. 19).
A lui appare soltanto il Mussolini credente e lui, quale mediatore fra l’uomo e Dio, comprende e assolve.
Il Corvisieri rimarca questa posizione e la denuncia. Nelle pagine (All’ Isola di Ponza da pagg.328 a 339) scrive che il parroco Dies …”cercò di accreditare la religiosità morale di Mussolini senza neanche chiedersi dove queste qualità erano finite durante i massacri e le torture della Repubblica di Salò”.

Fu fascista il Dies? Domanda e risposta vanno esplicitate. Perché il nocciolo della ricerca mira a portare luce su questo aspetto. Rispondo serenamente che Dies, a mio parere, fu fascista come lo fu mio padre (militare), come mio suocero (fanalista), insieme agli Italiani che pensavano al sostentamento più che alle condizioni politiche.
La sua visione della religione era tradizionalista. Riteneva di essere e si sentiva un ‘funzionario’ di Dio anzitutto, e dello Stato (etico) poi. Delle tre virtù – fede, speranza e carità – coltivava in modo massivo la prima. La speranza gli veniva dalla pratica della prima. La carità gli difettava perché non era accompagnata dalla condivisione con chi è debole, povero, diseredato. Il ‘patire insieme’ ossia la compassione, che è qualità umana, non virtù teologale, gli era estranea. Gli mancava lo spirito missionario di chi parteggia in modo viscerale per i deboli.
Questo giudizio lo traggo anche considerando le opere che realizzò con coraggio e spirito innovativo. Mi riferisco all’ Orfanatrofio infantile, all’ Azione Cattolica, all’ Opera di Sussidio intrapresa per i poveri al termine della guerra.  L’Orfanatrofio, gestito dalle Suore del Preziosissimo Sangue rese Ponza centro di un comprensorio territoriale includente il Lazio e la Campania; l’ Azione Cattolica della parrocchia era la più numerosa della Diocesi; l’Opera di Sussidio fu tanto breve quanto improduttiva.
Opere coraggiose e innovative che diedero lustro alla sua figura ma che non intaccarono la vita dei Ponzesi come fattori di progresso sociale e civile.
Diversamente da come è avvenuto per la programmazione del calendario liturgico della parrocchia SS. Silverio e Domitilla. Lì egli ha lasciato eventi, scritti e canti che caratterizzano in modo singolare la vita dei fedeli.

Silverio Corvisieri nel libro Zì Baldone (da pagg 227 a 273) bolla Dies come espressione del cattolicesimo retrivo e nostalgico, precedente al Concilio Vaticano II.
Il mio giudizio è inficiato dalla gratitudine che sento di dovere a Dies, perché sono cresciuto in quel complesso di idealità e di valori, da lui innalzato. Vi ho creduto allora, e oggi mi riempie l’animo di vitalità.
Allorché ne constatai la mancanza di solidità morale e di logica razionale mi sono allontanato dalla religione, giudicando quel complesso di valori e idealità che da ragazzo ho respirato, un arricchimento intellettuale. Ho conosciuto la dipendenza
religiosa e ne sono uscito senza spirito di recriminazione.
Con convinzione e serenità ritengo che Dies esprimesse un cattolicesimo superato.
Quando ritornò a Ponza nel 1969 io insegnavo nella Scuola Elementare di Le Forna. Avevo tagliato il cordone ombelicale col Cristianesimo ed ero – come sono – religiosamente agnostico. Non lo frequentai. Rimango sentimentalmente legato alle
tradizioni religiose che Dies ci ha lasciato.

 

Don Luigi Maria Dies al vaglio della mia coscienza (fine)

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