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Sì è vero! Siamo su un’isola… una scheggia di terra in mezzo al mare, ma…
Al debole chiarore del lume sul tavolo si allungava la sagoma del fiasco del vino. Dopo il frugale pasto serale erano rimasti seduti. La stanchezza per la fatica della giornata solcava sui volti, tracce profonde. La fiammella a tratti evidenziava lineamenti antichi. Il lavoro nei campi era duro, la terra poco fertile non rendeva molto e vivevano di quelle povere cose che riuscivano a mettere sul tavolo.
La terra, la loro terra ereditata dagli avi, a seguito della colonizzazione dei primi del ’700. Quella zona agricola non aveva sbocchi al mare: fatto paradossale per un’isola.
Il minuscolo agglomerato dei “Conti” racchiuso nella vallata è attraversato da una piccola mulattiera; per strada si respira l’odore del fieno, degli animali e delle greggi allevate.
L’odore delle stalle attraversando le stradine dei Conti si incideva nella memoria; non sembrava neanche di stare su di un’isola. Si mescolava a quello del mosto in fermentazione nelle cantine…
Il lavoro nei campi occupava tutta la loro giornata, dal primo chiarore del mattino al calar della sera, sul ritorno era facile incontrare il contadino a cavallo dell’asino, ai lati le fascine del legno per la cucina e a seguito, legate dietro, trotterellavano una pecora ed una capra.
Questa immagine che mi porto dentro è per sempre un abbraccio alla storia dell’isola. Solo la domenica scendevano a valle verso il mare a Santa Maria per le funzioni della messa. Per andare a Nord, verso Le Forna dove era insediata una piccola colonia di pescatori e contadini – vi era diffuso l’uso dei “forni” che dava nome alla zona – occorrevano diverse ore a cavallo dell’asino per percorrere gli impervi sentieri che portavano all’abitato.
Quella sera intorno al tavolo il silenzio era interrotto a tratti per decidere se continuare il duro lavoro dei campi o andare per mare, l’eterno richiamo, il destino della gente delle isole.
Non vi apprezzerò, non vi amerò mai abbastanza, per le vostre vite trascorse per intero in quell’angolo segregato di Ponza.
C’era.. sì che c’era, il mondo contadino sull’isola, sulla nostra isola!
Nota
Immagine di copertina (a cura della Redazione): Jean-François Millet [Gréville-Hague, (Normandia), 1814 – Barbizon, 1875] è stato un pittore francese, considerato uno dei maggiori esponenti del Realismo. Il dipinto raffigurato è Des glaneuses dit aussi Les glaneuses [‘Alcune spigolatrici’ detto anche ‘Le spigolatrici’]. In inglese: The Gleaners.
Il dipinto fu presentato al Salon di Parigi del 1857 ed è emblematico, insieme a L’Angelus (guarda e leggi qui), del mondo rurale che fu il soggetto preferito del pittore.