Politica

Premierato nell’Italia della “controriforma”

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

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Focus
Premierato nell’Italia della “controriforma”

Il governo di Giorgia Meloni Lilly Gruber lo definisce di “destra-destra” e non di “centro-destra”. Condivido tale definizione perché si tratta di un governo di due “destre” in un tempo dove ogni partito politico ridefinisce la propria ideologia al tempo della rivoluzione dell’informatica e della telematica.

Il governo di destra-destra cioè la coalizione tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega non ha omogeneità politica ma ha tre “controriforme” che ne costituiscono la base programmatica. Le tre riforme non sono compatibili ma antitetiche, unite solo dal mastice del potere.
Il “premierato” che propone Fratelli d’Italia è l’antitesi della autonomia differenziata che vuole la Lega poiché ulteriormente dividere l’Italia in venti staterelli é l’antitesi del concetto di “Nazione” che usa la Meloni al posto del concetto più forte e unitario di “Repubblica” che personalmente utilizzo per definire me stesso in questa Democrazia politica nel contesto pieno, ove mi sento, dell’Unione Europea.
Premierato e autonomia differenziata fra venti regioni sono due contro-riforme non compatibili.
La terza contro-riforma chiesta da Forza Italia è la separazione di carriera in magistratura ed è una riforma che pone in essere una nuova organizzazione della Giustizia in una Democrazia lontana dal Liberalismo dei padri fondatori.
Queste tre controriforme vogliono rappresentare una risposta della “nuova destra” ad una “nuova sinistra” che invece deve trovare la sua ragione di essere nella piena attuazione della Costituzione Repubblicana del 1948.
La Costituzione del 1948 delinea un parlamentarismo forte non debole. Assegna poteri importanti al Capo dello Stato e si differenzia molto dalla Costituzione della quarta repubblica francese che durò dal1946 al 1958.
Proprio nella Francia attuale noi assistiamo alla crisi della quinta repubblica voluta da de Gaulle nel 1958.
C’è come era logico e già scritto nella storia, un ritorno forte al parlamentarismo. Le assemblee legislative non chiedono un sol uomo (o donna) al Comando. Chiedono una democrazia ampia e fondata sugli enti locali. La vicenda dei cugini francesi dovrebbe farci capire che la scelta del 1948 fu il “compromesso storico” più realistico e profondo per il massimo livello di democrazia politica.

G. M.

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