di Pasquale Scarpati
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Cuius regio, eius et religio («di chi [è] la regione, di lui [sia] la religione»).
Fu una delle clausole della pace di Augusta tra protestanti e cattolici del 1555. Questo a dimostrazione della interconnessione tra potere, territorio e popolazione. Nella storia, le religioni hanno sempre dato una spinta alla conquista e alla sottomissione di territori e genti, quando non sono state esse stesse causa di contrasti e guerre.
Ma partiamo dalle origini…
La morte
Da quando l’uomo cominciò a sollevarsi su due gambe e poté alzare gli occhi verso l’azzurro cielo e la cima delle montagne boscose o brulle oppure innevate, avvertì, nel suo intimo, il bisogno di rivolgersi a qualcuno “di lassù” ed anche, all’occorrenza di “quaggiù” ed anche “sottoterra” perché ebbe sentore di non riuscire a comprendere molti eventi.
Aveva poi bisogno di un proprio conforto che non dipendesse dagli uomini di cui evidentemente poco si fidava. Aveva bisogno di qualcuno, al di sopra degli suoi simili, che gli desse speranza di superare le difficoltà che quotidianamente si frapponevano e si frappongono nel suo cammino. Aveva bisogno infine, di sentirsi protetto in una vita piena di pericoli. Capiva di essere fragile e quindi di essere soggetto alla morte in qualsiasi momento della vita.
Si pose, quindi, il problema di cosa ci fosse dopo il trapasso. Immaginò molte cose che non sto qui ad elencare.
Oggi, sbandierando gli enormi progressi della medicina, ci sembra quasi che questa debba essere bandita. Chiunque, infatti, si meraviglia e/o si arrovella se viene a mancare una persona cara. Per questo qualcuno ha detto: “Prima si ricorreva al proprio dio, ora si ricorre… agli avvocati per capire, stupito, come mai quella persona sia andata via. Come se la scienza tutto potesse e l’uomo fosse diventato eterno o meglio onnipotente”.
Così si rimane attoniti quando muore un bambino o un giovane. Si cercano affannosamente le cause o meglio il “colpevole”. Così come è successo a Bari – “Neonato trovato morto; la culla termica non ha funzionato?” – dove non si fa passare sotto silenzio neppure un’opera di bene. La coralità della partecipazione è una sorta di rito per esorcizzare la morte. Il voler apparire con dei discorsi scritti, non sempre dettati dal cuore ma preparati dall’eulogista, fa parte di questa coralità.
Ma la morte non si fa intimidire perché come dicevano gli antichi: “Essa cerca ’na scasuna” (un pretesto)”.
Il potere e la religione
È successo diverse volte nella storia che quando qualcuno ha preso – o per nascita ha ereditato -, un potere assoluto, si sia identificato con la deità. Era un uomo direttamente il dio-protettore oppure un intero popolo lo considerava strumento nelle sue mani, come avveniva presso gli ebrei. Stuzzicando la fantasia – cosa che, a volte, oggi manca -, per dare un senso alle cose, creò miti e leggende e si adeguò alle divinità o meglio adeguò le divinità a se stesso.
I Romani ad esempio nulla facevano se non avevano preso i responsi divini, neppure sposarsi o attaccare battaglia. Famoso è l’episodio di quel console (P. Claudio Pulcro) che durante la prima guerra punica gettò a mare i polli sacri che avevano mangiato di mala voglia (segno di sciagura) – “Che bevano, allora!”- disse
Perse la battaglia e finì sotto processo non perché fosse stato sconfitto ma per… empietà!
Le religioni hanno influenzato i costumi ed hanno mitigato, in qualche modo ma non sempre, la ferocia insita nell’animo umano. Senza le sue regole probabilmente ci scanneremmo a vicenda perché è pur vero che spesso in nome di un Dio si è combattuto e si è ammazzato e ancora oggi purtroppo succede, ma almeno esistono delle regole/leggi che lo vietano. Immaginate se queste non esistessero! Ognuno si sentirebbe in diritto di ammazzare chiunque, rubare, stuprare e fare altre cose abominevoli. Succedono lo stesso, ma essendoci dei codici religiosi o sociali – ma questi ultimi hanno ed hanno avuto l’avallo religioso -, la stragrande maggioranza della gente si astiene dal farlo oppure stempera le proprie pulsioni.
Che l’animo umano ami la violenza è dimostrato dal fatto che nei secoli passati la gente accorreva in massa e godeva nel vedere il sangue scorrere nelle arene e si sbellicava dalla risate vedendo il fuggi fuggi di quei poveretti davanti alle bestie divenute più feroci perché pungolate e affamate. Pare, infatti, che la folla fosse poco attratta, anzi annoiata, quando alcuni cristiani seraficamente pregavano in attesa di essere sbranati (che coraggio!). Ma quella carneficina era “istituzionalizzata”.
Con il trascorrere del tempo mutò la forma ma non la sostanza. Se, infatti, da una parte la religione proibiva di uccidere, dall’altra condannava le persone alle torture, al rogo, ad ogni forma di supplizio. La folla poi accorreva schiamazzando e ululando per assistere allo “spettacolo” delle persone mandate non solo alla pena capitale ma squartate, come conigli, in pubblica piazza. Anche oggi si corre a vedere film truculenti e ancora oggi purtroppo e in nome di un dio, si bombarda, si lacerano e si disintegrano corpi umani. Martiri gli uni e gli altri.
Come sarebbe un mondo senza regole? E a tal proposito molte regole della democrazia occidentale sono nate dopo che “nuvole di sangue” sono salite dalla terra in nome di un dio, come ad esempio, la Guerra dei Trent’anni che vide contrapposti cattolici e protestanti e quelle tra calvinisti, cattolici e le altre sette protestanti.
L’ipocrisia
L’ipocrisia, fa parte dell’animo umano, per cui spesso non si sa e/o è difficile capire se ciò che si dice, sia veramente ciò che si pensa oppure si finge. Non è dato sapere. Dice Veruccio: “Tra la fronte e la bocca c’è meno di un palmo di distanza ma a volte, o spesso, questa è lunga anni luce o meglio… parsec”.
Quanti adempiono alle cerimonie religiose solo e soltanto per mettersi in mostra o per convenienza propria o per politica? Quante persone, infatti, si prostrano davanti al loro dio e poi hanno un pugnale (di solito nascosto) che usano subito dopo con violenza! Altri userebbero il pugnale in ogni occasione ma, frenati dal codice morale dalla loro religione, lo usano con moderazione. Infine c’è chi non lo usa per niente, anzi lo getta in un pozzo profondissimo e lo lascia arrugginire e disfare nella melma. Ma questo non è dato sapere se non a posteriori dopo che le azioni sono state compiute perché quello è il dato di fatto.
Come se il dio avesse sbagliato nel creare una vita umana o come se avesse dato a qualcuno la prerogativa di togliere la vita che lui ha dato. È mai possibile?
La religione dalla metà del secolo scorso in poi
La religione cambia con i tempi o è essa stessa stessa a modificarli.
Il Dio della mia fanciullezza, ad esempio, era alquanto diverso da quello attuale. Era molto più severo e intransigente. Ricordo bene come erano dipinti i non cattolici! Anatema contro i non credenti e i non osservanti (almeno questa fu la mia esperienza e percezione)!
I comunisti, per la loro ideologia, aborrivano la Chiesa. Si astenevano e/o si vantavano di non entrare mai in chiesa e, di contro, a loro era proibito avvicinarsi ai Sacramenti. Per molti, però, era solo un atteggiamento. Davanti al Suo rappresentate, portato in alto su una sedia (detta gestatoria), ci si inginocchiava e ai sacerdoti era obbligatorio baciare la mano perché consacrata. Così era anche vietatissimo toccare con le proprie mani l’ostia una volta consacrata. I riti erano complessi e incomprensibili e anche pesanti e barocchi erano i paramenti, soprattutto durante le benedizioni solenni.
Papa Giovanni XXIII fin dalla sua elezione, nel 1958, aprì un forellino in questo muro vecchio di secoli. Un muro mezzo scalcinato, pieno di rovi, difficile da abbattere. Un muro che non lasciava vedere oltre se non attraverso delle grate come ci sono nei conventi di clausura. Suscitò infatti infinito scalpore che avesse ricevuto in Vaticano il dottor Fisher primate della chiesa anglicana, e la figlia di Kruscev segretario del PCUS dell’Unione Sovietica dove si diceva si attuasse “l’amore libero!”, cosa sconcia ed inaudita per quei tempi!).
Pagine di giornali e fermento tra i parlamentari e nel mondo! Fece scalpore, altresì, l’aver esortato, sia pur timidamente, a dare i sacramenti anche ai comunisti conclamati. Fu lui che tolse dalle preghiere del venerdì santo quella contro gli ebrei.
Oggi ricevere Abu Mazen in Vaticano, andare in una sinagoga, abbracciare un patriarca ortodosso o dialogare con il Dalai Lama fa parte della normalità. Anzi è un bene. Don Enzo Mazzi parroco della Comunità dell’Isolotto di Firenze fu sospeso a divinis perché aveva “osato” far intervenire i fedeli durante l’omelia; per non parlare di don Milani. Non veniva proclamata una guerra di religione perché anacronistica, ma ci veniva inculcato il sentimento di repulsione nei confronti dei non credenti.
Sembrano eventi di chissà quanti secoli fa. Invece parlo degli anni ’50 ed inizio anni ’60. Ed ancora agli inizi degli anni ’70 suscitava un gran clamore discutere sulla pillola anticoncezionale!
Ora quel forellino e diventato un grande buco. Attraverso questo si sono viste tante nefandezze ma anche opere di bene. Il sacerdote ha, forse, più libertà di esprimersi e di seguire la sua vocazione. Può operare più liberamente anche in zone pericolose rischiando anche la vita. Ma un muro con un buco diviene, per legge fisica, più debole per cui deve essere costantemente puntellato, ma da ottimi ingegneri! Questi, se veramente vogliono, possono renderlo solido adoperando gli strumenti più adatti.
Religione e società
Senza la religione avremmo avuto un mondo bruto anzi la civiltà stessa sarebbe “morta sul nascere”. Applicando infatti la legge del più forte e mettendo in pratica “chi di spada ferisce di spada perisce”, i più forti avrebbero sgozzato o resi schiavi i più deboli. A loro volta quei pochi che riuscivano a sopravvivere, diventati adulti e più forti degli altri avrebbero fatto a pezzi quelli più vecchi, divenuti a loro volta deboli ed avrebbero altresì ucciso i piccoli perché avrebbero potuto nuocere; oppure, come facevano gli Spartiati, i più deboli sarebbero stati soppressi. Si sarebbe quindi persa sia la memoria e l’esperienza rappresentati dagli anziani sia il futuro rappresentato dalle nuove generazioni che avrebbero potuto far progredire l’umanità.
Così accade nel regno animale dove il re-leone, quando perde le forze, viene allontanato dal branco e lasciato solo a morire mentre il nuovo padrone s’impadronisce di tutto ed addirittura uccide i cuccioli che non sono suoi. Fino a che non viene anche lui, ferocemente, spodestato. Ma lì sono gli istinti (ovvero l’eredità genetica) a governare, non la mente.
La riconoscenza e il… raccoglimento
Ognuno prega il suo Dio e nel pregare, se lo fa con raccoglimento, addolcisce il suo animo e trova conforto. Tutto il mondo, infatti, intorno a lui sparisce: rimane lui e la divinità e forse, in quel momento, quello che noi chiamiamo lo Spirito Santo discende in lui e gli inculca (perché Santo) pensieri di pace e bontà senza altri scopi o fini. Nel chiedere perdono per se stesso, potrebbe anche perdonare; nel ringraziare la divinità di tutto ciò che gli ha donato e che usa (anche a sproposito, purtroppo) potrebbe avere anche un po’ di riconoscenza e soprattutto Amore per la sua tutela (oggi ce n’è tanto bisogno). Nel considerare gli affetti che ha ricevuto e da cui viene abbracciato – ci avete mai pensato? – potrebbe anche riversarli un pochino sugli altri. Non tutto è cattivo come spesso ci viene fatto vedere dai mass media.
Per cui questo mondo, dove tutto viene strombazzato, dove vi è marasma e confusione, sembra soltanto arcigno e crudele: delitti di qua, morti di là, alluvioni, stragi, guerre, catastrofi ambientali, incendi, piogge diluviane, e chi ne ha più ne metta.
Il Bene invece, esiste. Il più delle volte, però, non è quello di facciata. Non ama stare alla luce del Sole (quello è soltanto apparenza e non serve); bisogna, invece, trovarlo.
Trovarlo non è semplice perché sta nascosto, rannicchiato, forse, in una grotta, forse nelle piccole cose, forse in se stesso. Bisogna che Diogene finalmente, trovi l’uomo!
Forse, probabilmente è solo utopia ma questo è il pensiero e l’augurio per il Nuovo Anno, di Pasquale
Nota
Le immagini scelte per questo articolo, scelte dal curatore Sandro Russo (Redazione), sono tratte dal film “La via lattea”, Luis Buñuel (1969), a suo modo una ricerca della verità! Buñuel, di cui è rimasta famosa l’affermazione: “Grazie a Dio, sono ateo”.
E dal film “I colori della Passione” (vedi sotto).
La via lattea (La Voie lactée) è un film del 1969 diretto da Luis Buñuel. Impiegando il surrealismo e la narrativa non lineare, il film racconta la storia delle eresie e delle contraddizioni della religione cattolica.
I colori della passione è un film del 2011 diretto da Lech Majewski con Rutger Hauer, Charlotte Rampling e Michael York.
Il film narra la storia di alcuni dei 500 personaggi dipinti nel quadro Salita al Calvario del pittore olandese Pieter Bruegel il Vecchio. Il tema della sofferenza del Cristo è ambientato al tempo delle repressioni religiose nelle Fiandre, nel 1564