proposto da Sandro Russo e Gianni Sarro
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Proponiamo un nuova serie, con relativi approfondimenti, curata in tandem, da Sandro Russo per la parte letteraria e da Gianni Sarro per l’aspetto cinematografico.
Buone letture, buone visioni e… sonni agitati
La storia
L’immortale morso del vampiro
di Michele Mari – Da la Repubblica del 7 gennaio 2025
Torna al cinema “Nosferatu”, un remake del film di Murnau Perché questo personaggio continua ad affascinarci
Apparve per la prima volta in un romanzo del 1816: da allora tanti registi hanno offerto le loro versioni
Proseguendo nella sua esplorazione affettiva dei generi horror, il regista Robert Eggers, cui si devono film notevoli come The Witch e The Lighthouse, ci propone in queste settimane un nuovo Nosferatu, remake dell’omonimo film di Murnau. Viene da chiedersi cosa renda immortale anche cinematograficamente questo personaggio, o meglio questo “tipo”.
Nosferatu, di Herzog con Klaus Kinski, del 1979
In letteratura, al netto di diverse liriche e ballate popolari settecentesche, a loro volta ispirate al folklore medioevale, il vampiro nasce nel 1816 con Il vampiro di John William Polidori, che nella figura di lord Ruthven adombrò quella di lord Byron, già fascinoso e sulfureo di suo; quindi, dopo la divulgazione popolare (Varney il vampiro) e diverse variazioni di autori come Hoffmann, Maupassant, Gautier, ha la sua definitiva consacrazione nel Dracula di Bram Stoker (1897).
Da qui in avanti la sua fortuna sarà prevalentemente cinematografica, grazie a film diventati subito classici come Nosferatu di Murnau (1922), Dracula di Tod Browning (1931), Vampyr di Dreyer (1932) e Dracula il vampiro di Fischer (1958).
Fra questi il mio preferito è il film di Dreyer, l’unico a non seguire la trama di Stoker e a proporre un vampiro puro e assoluto, vittima e mostro insieme, e al tutto privo delle abilità mondane che caratterizzano i suoi più prestigiosi colleghi; non è un caso, credo, che il volto di Julian West non sia diventato un’icona come invece quelli di Max Schreck (in Murnau), di Bela Lugosi (in Browning) e di Christopher Lee (in Fischer): o, proseguendo negli anni, come i volti di Klaus Kinski nel Nosferatu di Herzog (1979) o di Frank Langella e di Gary Oldman nei Dracula , rispettivamente, di Badham (1979) e di Coppola (1992).
Tutti questi personaggi sono dei seduttori, e chi più chi meno danno ragione a Stephen King quando, in Danse macabre, afferma che il loro successo è direttamente proporzionale alla valenza sessuale dei loro morsi, che mettono lo spettatore e la spettatrice in condizione di godere di scene di dominazione e di stupro senza sentirsi in colpa e senza angoscia (ma il morso non è solo metafora eufemizzante dell’atto sessuale: è anche indizio di una sessualità prevalentemente orale, cosa che spiega perché i primi fan di Dracula siano gli adolescenti).
Le cose stanno così se ci atteniamo al canone (e alla sua deriva, da Intervista col vampiro di Jordan a Vampires di Carpenter, da Dracula reborn di McManus a Dracula untold di Shore fino al recentissimo Nosferatu di Eggers): ma se ci allontaniamo dall’alberatura sorta sul ceppo del romanzo di Stoker, scopriamo che esiste un filone al femminile che ha la sua origine, piuttosto, nella Carmilla di Sheridan Le Fanu (1872) e, sorprendentemente, in una lirica di Rudyard Kipling. Nel 1897 (lo stesso anno del Dracula di Stoker) la New Gallery di Londra ospitò una mostra collettiva, dov’era possibile ammirare un quadro di Philip Burne-Jones che rappresentava una bella vampira china su un giovane appena morso e apparentemente morto; a mo’ di didascalia, sotto il quadro era appesa la poesia The vampire, composta per l’occasione da Kipling.
Il clamore fu grande, tanto che in pochi anni ne nacquero due pièces teatrali, una delle quali fu scelta da William Fox per inaugurare la propria casa di produzione cinematografica, quella che sarebbe diventata la 20th Century Fox. Quel film uscì nel 1915: si intitolava La vampira, ed era interpretato da Theda Bara, che per i suoi tratti di donna fatale divenne subito il prototipo della “vamp”. È facile sospettare che dietro ci sia stata un’operazione di marketing ideata dallo stesso Fox, che già aveva inventato il nome Theda Bara (anagramma di Arab Death) per Theodosia Goodman. Sta di fatto che nel 1986 Grace Jones sarà la vampira protagonista di un film intitolato appunto Vamp, e che sempre più spesso registi di vaglia abbiano privilegiato la declinazione femminile del tema, da Roger Vadim (Il sangue e la rosa,1960) a Tony Scott (Miriam si sveglia a mezzanotte, 1983), da Ken Russell (La tana del serpente bianco, 1988, da un racconto poco noto di Stoker) a Jim Jarmusch (Solo gli amanti sopravvivono, 2013). Inevitabile il sotto-filone lesbico, che ha il proprio classico in Vampyros Lesbos (1971) di Jesus Franco, un regista talmente ossessionato dalla figura dei vampiri da avervi dedicato una decina di film.
La questione della sessualità, comunque, non ci soddisfa completamente, nel senso che, da sola, non basta a rendere ragione della resistenza del vampiro nel nostro immaginario letterario e cinematografico. Il mio sospetto è che molto conti la fungibilità o transitività del vampiro, in altre parole la sua contiguità ad altri “tipi”, dai licantropi (affratellamento esplicitato dalla saga Twilight) agli zombie: ricordo in proposito che Io sono leggenda, il romanzo di Richard Matheson in cui essere vampiri è la norma per tutti tranne che per il protagonista, e dal quale sono stati tratti tre film (L’ultimo uomo sulla terra,1964; 1975: occhi bianchi sul pianeta terra, 1971; Io sono leggenda, 2007), ha ispirato anche La notte dei morti viventi di George A. Romero, che quanto a sequel e remake ha pochi rivali. Ma non dobbiamo dimenticarci, infine, della disponibilità del tema a trascorrere dall’horror alla commedia.
Se per la creatura di Frankenstein ci viene in mente solo Frankenstein Junior, per i vampiri abbiano a disposizione una vasta gamma che va dalla commedia nera alla commedia tout court alla vera e propria parodia: e dunque, in ordine crescente di demenzialità, Dal tramonto all’alba di Robert Rodriguez, Ammazzavampiri di Tom Holland, La brillante carriera di un giovane vampiro di Jimmy Huston, Dracula cerca sangue di vergine… e morì di sete di Paul Morrissey, Vampiro a Brooklin di Wes Craven, Amore all’ultimo morso di John Landis, Per favore non mordermi sul collo di Polanski, Dracula morto e contento di Mel Brooks e, dulcis in fundo, Fracchia contro Dracula…
Immagini. Dracula Sopra, Bela Lugosi in una delle scene più famose del film del 1931. Sotto, Nosferatu , principe della notte ( 1979) con Klaus Kinski
Nosferatu, il principe della notte (Nosferatu: Phantom der Nacht) è un film del 1979 scritto, prodotto e diretto da Werner Herzog. È il remake del film diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, Nosferatu il vampiro (1922) sebbene il nome del conte sia di nuovo Dracula (come nel romanzo di Bram Stoker) e non Orlok (come nel film di Murnau) – [Da Wikipedia, ndr]
[Michele Mari – Da la Repubblica del 7 gennaio 2025]
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Nota del 13 genn. 2025 (cfr. Commento di Sandro Russo)
Sono restato impressionato dal florilegio di titoli (libri e film) sciorinati da Michele Mari nella sua immensa attitudine classificatoria ed elencatrice. Del resto siamo degli ammiratori di Michele Mari, di cui nel tempo abbiamo raccolto diversi scritti sul sito (suoi o sui suoi libri).
Ma sui vampiri c’è una quantità enorme di materiale, tanto da chiedersi se ci sono altri personaggi – storici o di fantasia – che hanno avuto un successo tale, nella letteratura o cinema… E perché proprio il vampiro?
Sul tema Vampiri, due “perle’ che abbiamo pubblicato sul sito e che non trovo nell’elenco, sono il notevole videoclip di John Landis (1983) per Michael Jackson: Thriller
E una canzone di Annie Lennox: Love Song for a Vampire utilizzata nella colonna sonora del film Dracula di Bram Stoker (basato sulla novella ‘gotica’ di Bram Stoker del 1897), di Francis Ford Coppola (1992). Che mette i brividi solo a sentirla.
Uno screenshot dell’indice degli articoli di Michele Mari pubblicati sul sito:
Sandro Russo
13 Gennaio 2025 at 20:21
Sono restato impressionato dal florilegio di titoli (libri e film) sciorinati da Michele Mari nella sua immensa capacità classificatoria ed elencatrice. Del resto siamo degli strenui ammiratori di Michele Mari, di cui nel tempo abbiamo raccolto diversi scritti sul sito (suoi o sui suoi libri). Nell’articolo di base uno screenshot dell’indice con alcuni titoli.
Ma sui vampiri c’è una quantità enorme di materiale, tanto da chiedersi se ci sono altri personaggi – storici o di fantasia – che hanno avuto un successo tale, nella letteratura o cinema… E perché proprio il vampiro?
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Sul tema Vampiri, due “perle’ che abbiamo pubblicato sul sito e che non trovo nell’elenco, sono il notevole videoclip di John Landis (1983) per Michael Jackson: Thriller
E una canzone di Annie Lennox: Love Song for a Vampire utilizzata nella colonna sonora del film Dracula di Bram Stoker (basato sulla novella ‘gotica’ di Bram Stoker del 1897), di Francis Ford Coppola (1992). Che mette i brividi solo a sentirla.
Tano Pirrone
14 Gennaio 2025 at 05:58
Sandro, ho la prima risposta alla tua domanda: dura potente nel tempo chi diventa Leggenda, essere simbolico che vive nel Mito, assumendone le forme e le Responsabilità.