Editoriale

Epicrisi 511. Uno sguardo oltre la solitudine

di Enzo Di Fazio

 

Settimana molto impegnativa quella appena passata.
Per numero di articoli (ne sono stati pubblicati 37!) e per contenuti.
C’è, ahimè, poca Ponza in quello che abbiamo raccontato e buona parte di quel poco arriva dagli articoli di stampa.
I nostri contributori isolani più assidui sono Franco De Luca, Martina e Bixio, i primi due fin da quando è nato il sito, Bixio da un tempo più recente. Per i loro apporti non smetteremo mai di ringraziarli.

Nella settimana abbiamo anche annunciato il nuovo traguardo raggiunto dei 18000 articoli pubblicati, rappresentativi del lavoro che, non senza difficoltà ed intoppi, portiamo avanti da quasi 14 anni.
Nelle pagine scritte finora c’è tanta storia del passato isolano, raccontato sempre in maniera professionale e documentata, come c’è pure tanta storia recente. Un patrimonio culturale che, come sottolinea Luisa, sarebbe da conservare in una memoria digitale in un museo, una biblioteca, un archivio, insomma in un luogo, fruibile da tutti, di incontro e di aggregazione di cui non smetteremo mai di rappresentare la necessità e di sollecitare la realizzazione.

Dicevo settimana importante per contenuti.
Un apporto significativo l’hanno avuto gli articoli che hanno parlato della donna, del suo ruolo all’interno della società e della sua vulnerabilità.
Vulnerabilità che emerge soprattutto nei rapporti di coppia.
Ci sono tre articoli che trattano da diversi punti di vista questo tema
Con l’educazione sentimentale al tempo di internet… si affronta il problema del ghosting (parola derivante dall’inglese ghost, fantasma), vale a dire delle interruzioni brusche delle relazioni sentimentali e di scomparire dalla vita del partner, rendendosi irreperibile. Può riguardare anche i maschi ma ad esserne vittime sono essenzialmente le donne. È un fenomeno che esiste da sempre ma che con la tecnologizzazione e l’avvio delle relazioni sempre più on-line è cresciuto enormemente. Ha vari aspetti e l’articolo lo spiega. Dietro ci sono la debolezza umana e l’incapacità di relazionarsi che trovano scudo nella tecnologia.

Come ci sono anche le insane passioni, che derivano da un istinto animalesco e primordiale come argomenta Bixio nel suo articolo parlando di insidia o le violenze di gruppo come ricorda Sandro proponendo i fatti accaduti a Milano nella notte di Capodanno di cui – pare – che i responsabili siano degli immigrati, circostanza che se da una parte rafforza le posizioni di una destra che vuole le mani libere sui migranti, dall’altra dà lo spunto per parlare di integrazione, tolleranza, educazione.
Al riguardo faccio mie le parole di Luigi Narducci postate in un commento all’articolo: la soluzione è l’inclusione che vuol dire tante cose: casa, lavoro, scuola, inserimento in un contesto di relazioni…
Soluzione non facile vero, ma da perseguire.

E sempre a proposito di donne, è da tempo che si parla del loro riscatto, soprattutto nell’ambito professionale, quantunque comporti notevoli sacrifici che la natura ha riservato solo a loro, come la maternità. Una conferma viene dall’articolo Sempre più donne chirurgo, proposto da Sandro.

E una conferma viene anche, seppure in maniera più leggera, dalla rivalutazione della figura della Befana, che ha sempre richiamato nell’immaginario collettivo la fine che facevano le streghe nel Medioevo per essere la scopa una rappresentazione dei roghi in cui il manico costituiva il palo al quale la condannata veniva legata e la saggina la catasta di legna da ardere.
Giulia Mattioli con l’articolo La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte tira fuori la femminilità che può avere anche una Befana e, in contrapposizione al ricco Babbo Natale, alcuni suoi aspetti che la rendono simpatica a chi ama i comportamenti sostenibili in un’epoca votata al consumismo, come può essere l’utilizzo di stracci e scarpe rotte e il riutilizzo creativo di vecchie calze.

Parlando di Befana vien da sé richiamare altri due pezzi:
La mia calza della Befana, la simpatica poesia con la quale Silverio Lamonica ci ricorda di cosa fossero riempite le nostre calze… qualche pasticcino, nu poche ‘i nucelline americane, qualche mostarda ed un pezzo di carbone che non mancava mai,
e La storia del gatto della Befana, articoletto grazie al quale viene riabilitato anche il gatto nero che, associato nel credo popolare abitualmente ad un concetto di negatività, vediamo spesso accompagnare, nell’iconografia classica, la Befana a cavallo della scopa nei suoi lunghi viaggi in giro per l’Italia.

Riabilitato il gatto nero ecco proposto da Sylvie, per l’attenzione che sul sito abbiamo sempre riservato agli animali, un bell’articolo pubblicato su la Repubblica di fine anno: L’assemblea degli animali scomparsi.
Pensarli tutti insieme raccolti su una collina, come aveva fatto il poeta Edgar Lee Masters con tutti i diseredati e gli emarginati di questo mondo nell’Antologia di Spoon River, è un bel modo di onorare tutti quegli animali, non solo gatti e cani, che hanno fatto parte in qualche modo della nostra vita. Il pensiero va, mentre scrivo, a Pupo, il cane corriere di nonno Silverio, che, protagonista di tanti bei momenti della mia infanzia, ho ricordato in un articolo pubblicato su queste pagine agli inizi della mia collaborazione con il sito.

Altri temi diffusamente trattati nella settimana sono quelli politici, stimolati da accadimenti internazionali come la scomparsa di Jean Marie Le Pen, il protagonismo del neo-eletto presidente americano Trump la cui politica appare parecchio influenzata oltre che sostenuta dal potere finanziario secondo la logica del più forte, la riapertura delle indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella, avvenuto 45 anni fa.
Sono eventi che portano a riflettere su certi fatti storici ai quali, quando accaduti, non si è data molta importanza. Per esempio, quando nell’88 Le Pen ottenne il 14% alle presidenziali nessuno si allarmò. E invece era stato gettato il seme del populismo di destra che oggi sta dilagando in Europa e negli Stati Uniti e di cui non percepiamo ancora nella giusta misura l’ampiezza e la pericolosità delle conseguenze.
Complottisti, svegliatevi! scrive, con acume ed ironia, Concita De Gregorio pensando al progetto espansionistico del neoeletto Trump e del suo socio Musk.

Rimanendo nell’ambito politico e su un tema di cui oggi, con la destra al potere, si parla tanto sono stati proposti tre articoli (Intervista a Luca Marinelli (1 e 2), intervista a Barbara Chichiarelli) riguardanti la miniserie su Mussolini che da venerdì 10 è cominciata ad andare in onda su Sky.
Difficile parlare di un personaggio come Mussolini (e del “fascismo” che ci ha lasciato in eredità). Lo facciamo come Redazione per vie traverse, utilizzando le interviste del Corriere della Sera a Luca Marinelli e di Repubblica a Barbara Chichiarelli, attori interpreti della serie Sky “M. il figlio del secolo”.
Il primo della serie richiama altri articoli usciti sul sito sul tema: dalle formulazioni di Umberto Eco su Ur-fascismo “il fascismo eterno”, alle recensioni dello spettacolo teatrale di “M. il figlio del secolo”, di Antonio Scurati.
Perché questo rinnovato interesse al tema? Sono cent’anni esatti da quel famoso discorso in Parlamento del 3 gennaio 1925 in cui il (non ancora) Duce si assunse la responsabilità morale dell’omicidio Matteotti. Il discorso è ritenuto dagli storici l’atto costitutivo del fascismo come regime autoritario.

Ed ora dedichiamoci un po’ a Ponza.
Non c’è molto da dire come segnalavo agli inizi di questa epicrisi, ma quel poco è importante perché attiene ai sentimenti degli isolani e al rapporto che hanno con la propria terra.
In questi giorni, freddi e ventosi tipici dell’inverno, ci sono momenti che ispirano poesie come succede a Bixio (Non sarai mai solo) o analisi su come l’isola prevalga con i suoi tempi e le sue necessità sulla volontà della gente.
L’isolaitudine, un sentimento che è proprio di coloro che stanno con ostinazione sull’isola tutto l’anno, si insedia e riprende il dominio dell’animo, scrive Franco De Luca in L’isolaitudine, di nuovo e L’isolaitudine, sempre.

Il resto lo apprendiamo dai giornali. Il caso Pozzi non è ancora chiuso; Cala Feola ha bisogno del rifacimento della scogliera; per domani 13 è stato convocato un importante consiglio. Si parlerà di finanza e di bilancio, confidiamo che qualcuno ci faccia un resoconto.
Non ci dimentichiamo di dare il benvenuto alla piccola Beatrice che è andata ad allietare la contrada di Sant’Antonio.
C’è poi un articolo sulla raccolta dei rifiuti (il rapporto Ispra), segnalato da Guido Del Gizzo; vi sono contenuti dati interessanti sui quali gli amministratori di Ponza e la comunità isolana dovrebbero meditare, visto che l’isola è ancora fanalino di coda nella raccolta differenziata, tra i comuni della provincia di Latina.

E passiamo ad altro.
Interessante il report di un non recente viaggio di Sandro Russo in Madagascar proposto in quattro puntate (1, 2, 3 e 4) e suggerito dalla Mostra di Adriano Madonna a Sperlonga, frutto della sua ultima avventura in quell’isola dell’oceano Indiano.
Mi piace leggere dei viaggi di Sandro (e penso che accada anche a tanti altri lettori), perché non sono semplici cartoline dei posti che vede, piuttosto delle avventure mentali con le agnizioni e le associazioni che dai luoghi gli derivano, così che sembra di farlo con lui, il viaggio.

Da Ischia, grazie all’amico e collega Giuseppe Mazzella di Rurillo, abbiamo i continui aggiornamenti sul lento processo di ricostruzione post terremoto di Casamicciola, e degli altri comuni interessati, con analisi sempre accurate su ciò che stato fatto e che si poteva fare meglio (Feste natalizie ad Ischia, cartellone in ordine sparso ma Lacco Ameno al centro) e su ciò che si farà grazie al piano di ricostruzione della regione Campania finalmente varato e in discussione (Ischia. La svolta della pianificazione: ora o mai più).

Ci sono poi le pagine culturali e quelle del tempo libero, varie ed interessanti come sempre.
Le propongo nell’ordine dei giorni in cui sono state pubblicate:
Una canzone per la domenica (327). Un brano degli Yes per il trailer di ‘Here’ di Zemekis di Renzo & Sandro Russo, singolare concordanza familiare sull’amore per il pop-rock inglese degli anni intorno ai ’70:
Tiene apierto di Franco De Luca, un tuffo nel dialetto macchiettistico isolano;
La svolta della vita di Giuseppe Mazzella, una rassegna su personalità storiche che dalla vocazione e dalla volontà hanno trovato la forza per affermarsi nel mondo;

‘Un bacio nel gelo’, a Formia mostra fotografica di Pasquale Gionta, un’interessante rassegna fotografica di un viaggio fatto nella Russia degli anni ’80;
La Zampogna: a Formia il festival di musica e cultura tradizionale alla sua XXIX edizione, la consueta rassegna d’inizio d’anno che si avvale della pregevole collaborazione del musico-etnologo Ambrogio Sparagna;
La mia ‘Recherche’, una nota di soddisfazione di Teresa Denurra fatta dopo aver completato la lettura dell’opera narrativa Alla ricerca del tempo perduto di M. Proust, romanzo che, costituito di 7 parti, ha la fama di essere considerato il più lungo del mondo.

E siamo alla fine.
Le ultime righe le dedico alla liberazione di Cecilia Sala, di cui ha scritto in maniera un po’ cinica Guido Del Gizzo nel suo articolo di venerdì.

Concordo con lui nel dire che 21 giorni di prigionia, senza subire violenze, per quanto a noi noto, non sono nulla rispetto alle sofferenze e alle privazioni che patiscono tanti ostaggi e carcerati detenuti ingiustamente anche per anni. Ma è forse questa una colpa? E’ forse una colpa quella di scendere dall’aereo con zainetto e Barbour?
A corredo di questa epicrisi allego un video che invito ad ascoltare anche se un po’ lungo, in cui Cecilia racconta, a caldo, con la voce rotta dall’emozione, a Mario Calabresi i suoi 21 giorni di prigionia chiusa in una cella di massima sicurezza senza sapere perché. C’è un passaggio in cui ricorda i meno fortunati avvertendo un senso di colpa, nel momento in cui è stata liberata, rispetto a chi resta dentro. E ci sono tante altre cose che abbiamo la fortuna di sentire perché qualcuno ce le racconta.

YouTube player

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Un’occasione per riflettere sull’importanza della libertà e su quanto poco basti per metterla a rischio

Buona domenica a tutti con un saluto particolare a chi è riuscito a leggermi fino in fondo.

 

 

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