Personaggi ed Eventi

Saranno solo canzonette, ma grande Bennato!

di Gianni Sarro

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Il Concerto del 27 dicembre all’Auditorium

– Sono le 21.20 quando le luci della sala Santa Cecilia si spengono e si diffondono le note de Le quattro stagioni di Vivaldi; è poco più di un accenno prima che sul palco appaia il protagonista della serata: Edoardo Bennato, dall’inconfondibile ed icononico outfit: T-shirt con la scritta Campi Flegrei 55 (spiegherà più avanti, nel corso della serata, che via Campi Flegrei, 55 era l’indirizza dove ha abitato da piccolo e di come il 55 nella cabala napoletana rappresenti  ’a musica) e jeans, una veloce introduzione ed ecco le prime note di Dotti, medici e sapienti, bissate subito dopo da In fila per tre: siamo dentro la Storia: di Bennato, della musica italiana, di tutti noi che siamo cresciuti con le sue canzoni.

La prima parte del concerto
vede la presenza fissa sul palco del Quartetto flegreo, in questo frangente scorrono altre canzoni indimenticabili come L’isola che non c’è e La Fata. Il pubblico, che riempie in ogni ordine di posti la capiente sala, accompagna con trasporto la performance dell’artista partenopeo.

La seconda parte dello spettacolo si apre con il solo Edoardo sul palco: chitarra, armonica, kazoo e batteria con pedale: è il momento di Sono solo canzonette e Il gatto e la volpe, unite in un non indimenticabile medley; colpa del mixer che non riesce a calibrare il sound, caratterizzato da un rimbombo che fa perdere le sfumature del momento forse più intimistico del concerto.

Ma non c’è tempo per voltarsi indietro, perché arriva la terza parte del concerto, quella dove Edoardo è accompagnato dalla sua Be Band: una torrida versione di La torre di Babele, bissata da una versione al fulmicotone di Mangiafuoco caratterizzata da un lunga jam session dove spicca il suono primordiale e coinvolgente dei tamburi e percussioni di Roberto Perrone, che insieme ai due chitarristi Giuseppe Scarpato e Gennaro Porcelli costituisce una macchina rock-blues vulcanica. Il sound della Be Band travolge tutto e tutti: con pezzi immortali quali Quando sarai grande a Una settimana… un giorno…, Le ragazze fanno grandi sogni.

L’Auditorium ormai è una bolgia e pronto per raggiungere l’acme del climax, che arriva puntuale quando echeggiano le prime note di Il rock di Capitan Uncino: uno tsumani rock di puro godimento, la sezione ritmica pulsa come un meccanismo implacabile, le due chitarre si scambiano riff e assoli roventi, al pubblico non resta che cantare e ballare, lasciandosi andare a quel mix di rock blues contaminato con venature partenopee e mediterranee che costituisce l’essenza della musica di Eodardo.

Tuttavia non è ancora finita c’è spazio ancora per i bis, la conclusione è affidata a Nisida capolavoro bennatiano del 1982, reggae vesuviano che ci racconta non solo della bellezza dell’incantevole isola di fronte a Posillipo, canta Bennato: «Coi suoi giardini e il porto naturale, con l’Italsider alle spalle che la sta a guardare Nisida sembra un’isola inventata, ma mio padre mi assicura che c’è sempre stata».
La festa è finita, Bennato saluta. Sì, saranno solo canzonette, ma la voglia di cantare e di volare ci accompagnerà per sempre.

Nota 
Riguardo al titolo, Sono solo canzonette è il settimo album in studio di  Edoardo Bennato, uscito nel 1980. Si tratta di un concept album ispirato alla storia di Peter Pan. È stato pubblicato a meno di un mese dal precedente LP Uffà! Uffà!
Le tracce del disco sono in seguito quasi tutte aggiunte in Peter Pan, il musical del 2006.

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