di Mario Balzano
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“Come se la concretezza materiale (delle similitudini) potesse offrire sostegno alle costruzioni mentali” scrive Franco De Luca nel suo recente articolo ‘Ritorno a scuola’.
È proprio così, ma non riesco a dire la mia o meglio mi ritrovo completamente dentro le riflessioni di Franco.
Resta invece lo stupore e la seduzione che esercita su di me il parlare per similitudine come usavano i nostri nonni o comunque tutti i paesani poco o per niente scolarizzati.
Questa considerazione nasce in seguito all’ascolto casuale di una relazione di Galimberti in cui il filosofo afferma che il nostro linguaggio deriva da Platone il quale ragionava in termini di soggetto – predicato – complemento: “Aiace è forte” mentre prima di lui si ragionava per similitudine “Come il leone così Aiace”.
Ops! (Non so come si scriva ops ma ci siamo capiti). Mentre ascolto, mi viene in mente che i miei nonni ragionavano per similitudini, paragoni, come se l’esempio di Platone fosse accettato soltanto da chi, scolarizzato a livello superiore avesse rifiutato la concretezza per l’astrazione.
Infatti “Aiace è forte” è un concetto astratto; “Come il leone così Aiace” è un concetto plastico e concreto.
Alcuni esempi di similitudini paesane:
Tu si comm’…
He fatt’ comm’ facett’ chill’…
Faie comm’ e Tatucc!
Faie comm’ ‘a iatta ‘i zi’ Maria!
Mangie ‘nu chile e pesa tre quart’!
Ce ne sono molte altre che sfuggono alla memoria…
Il mio invito è, a chi ricorda, di riportare alla memoria queste espressioni. Sciocco amarcord? Può essere ma le emozioni che suscitano, che sanno di profumo di isola pre-turistica, sono impagabili…
Ricordo a chi non c’era che Ponza Racconta nasce tra le sedie di un bar e un gobbo con su un elenco di nomi dialettali di pesci…
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