Filosofia

Il segreto dell’immortalità, in un antico testo persiano riportato da Paulo Coelho

segnalato da Sandro Russo e da Marco Màdana Rufo Mansur –

 

Siamo stati a lungo indecisi se proporre ai lettori l’articolo che segue. Mi sono sentito e confrontato con Marco Màdana, mio referente per tutto quel che attiene alla cultura orientale e medio-orientale. Poi per motivi diversi – che proveremo anche a  spiegare – abbiamo proceduto alla pubblicazione. Intanto è da leggere questo racconto di antica saggezza, quasi una parabola

Scena bucolica dipinta su un pannello di piastrelle in ceramica  – © Gerard Degeorge
(dall”illustrazione dell’articolo su la Repubblica)

L’immortalità nascosta in un albero: il racconto di Paulo Coelho
di Paulo Coelho – da la Repubblica del 24 dicembre 2024

Una pianta magica e la spasmodica ricerca per trovarla nella leggenda persiana tramandata per noi da un autore bestseller
Tutte le battaglie che affronti sono causate da nomi: proprietà, gelosia, ricchezza

Racconta il famoso poeta persiano Rumi che un giorno, in un villaggio nel nord dell’attuale Iran, si presentò un uomo che narrava storie meravigliose su un albero i cui frutti garantivano l’immortalità a chiunque li mangiasse.
Ben presto, la notizia giunse alle orecchie del re, ma, prima che questi potesse domandargli dove si trovava quel prodigio della natura, il viandante era già ripartito.
Il re, tuttavia, era determinato a diventare immortale, perché voleva avere tempo a sufficienza per trasformare il suo regno in un esempio per tutti i popoli del mondo. Fin da giovane aveva sognato di sconfiggere la povertà, di insegnare la giustizia e di assicurare cibo a ciascuno dei suoi sudditi, ma ben presto si era reso conto che portare avanti un tale impegno avrebbe richiesto più di una generazione. Ora la vita gli stava dando un’opportunità e lui, certo, non se la sarebbe lasciata sfuggire.
Convocò l’uomo più coraggioso della sua corte e gli affidò la missione di trovare l’albero.

L’uomo partì il giorno seguente, ben fornito di denaro per ottenere informazioni, cibo e tutto il necessario per raggiungere il suo obiettivo. Attraversò città, pianure e montagne, facendo domande e offrendo ricompense. Le persone oneste gli assicuravano che un simile albero non esisteva, i cinici manifestavano un ironico rispetto, e qualche imbroglione finiva per mandarlo in luoghi remoti, con l’unico scopo di avere in cambio qualche moneta.
Dopo varie delusioni, l’uomo decise infine di desistere dalla ricerca. Per quanto avesse un’ammirazione sconfinata per il suo sovrano, sarebbe tornato da lui a mani vuote. Sapeva che, proprio per questo, avrebbe perduto l’onore, ma era stanco e, soprattutto, profondamente convinto che l’albero dell’immortalità non esistesse.

Sulla via del ritorno, mentre risaliva una piccola collina, si ricordò che proprio lì viveva un saggio. E pensò: «Ho perso ogni speranza di trovare ciò che desidero, ma potrei almeno chiedere la sua benedizione e implorarlo di pregare per il mio destino».
Giunto al cospetto del saggio, non riuscendo più a sopportare la tensione scoppiò in un pianto dirotto.
«Perché sei così disperato, figliolo?» — domandò il sant’uomo.
«Il re mi ha incaricato di trovare un albero che è unico al mondo: i suoi frutti ci donano la vita eterna. Io ho sempre portato a termine le mie missioni con lealtà e coraggio, ma stavolta dovrò tornare da lui a mani vuote».
Il saggio si mise a ridere e disse:
«Quello che tu stai cercando esiste, ed è l’acqua della vita che proviene dall’oceano infinito di Dio. Il tuo errore è stato cercare una forma, con un nome.
A volte si chiama “albero”, altre volte “sole”, altre volte ancora “nuvola”. Possiamo definirlo come qualsiasi cosa che esista sulla Terra. Invece, per poter riuscire a trovare questo frutto, bisogna rinunciare alla forma e concentrarsi sul contenuto.

Qualsiasi cosa in cui vi sia la presenza della Creazione racchiude in sé l’eternità. Nulla può andare distrutto. Quando il nostro cuore cessa di battere, comunque la nostra esistenza si trasforma nella natura circostante. Possiamo diventare alberi, gocce di pioggia, piante, o persino un altro essere umano.

Perché mai soffermarsi sulla parola “albero” e dimenticare che siamo immortali? Rinasciamo sempre nei nostri figli, nell’amore che manifestiamo verso il mondo, in ognuno degli atti di generosità e di carità che compiamo.

Torna pure dal tuo re e annunciagli che non dovrà preoccuparsi di trovare il frutto di un albero magico: ogni atteggiamento e ogni decisione che assumerà nel presente è destinato a durare per molte generazioni. Chiedigli, dunque, di essere giusto con il suo popolo. Se saprà svolgere il suo lavoro con dedizione, nessuno lo dimenticherà e il suo esempio avrà di sicuro influenza sulla storia del suo popolo e spronerà i suoi figli e i suoi nipoti a comportarsi nel modo migliore.

E digli anche questo: chiunque sia alla ricerca soltanto di un nome, rimarrà per sempre legato all’apparenza e non riuscirà mai a scoprire il mistero che si cela in ogni cosa e il miracolo della vita».

Infine il sant’uomo concluse: «Tutte le battaglie che affrontiamo sono causate da nomi: proprietà, gelosia, ricchezza, immortalità. Quando, invece, tralasciamo i nomi e perseguiamo la realtà che si nasconde dietro le parole, allora avremo tutto ciò che desideriamo. E, soprattutto, raggiungeremo la pace dello spirito».

© Paulo Coelho 2024(Traduzione di Rita Desti)

Il libro. Il cerchio della felicità
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L’agenda. Legàmi Agenda 2025
di Paulo Coelho (La nave di Teseo, trad. di Rita Desti, euro 18)
1 Comment

1 Comments

  1. Marco Màdana Rufo Mansur

    26 Dicembre 2024 at 12:41

    Caro Sandro,
    mi chiedi se è il caso di pubblicare questo articolo di Paolo Coelho dichiarando la tua scarsa simpatia per questo autore.
    Ti rispondo.
    Intanto la storia è di Jaluddin Rumi e non di Coelho, che l’ha solo svolta a suo modo.
    Ora il discorso è questo: Rumi sta al sufismo e all’Islam quasi come Gesù al Cristianesimo. Dunque dire che il racconto è scontato e tutto il resto è come dire che le parabole dei Vangeli sono banalità.
    E in realtà lo sono, fino a che le si interpretano sulla base dell’etica e della morale. Ancora di più se il loro valore spirituale è ridotto al letteralismo ignorante o in mala fede.
    Tuttavia – e questo è un fatto di cui puoi stare sicuro -, le parabole di Gesù e i racconti Sufi, ad esempio, sono simboli letterari, e come tali assolvono alle loro funzioni educative. Diversi significati sono posti a diversi livelli di profondità. L’uomo coglie il significato che gli compete, secondo le proprie qualifiche, e secondo la natura particolare delle proprie aspirazioni.
    Quello che altri non vedono, tu lo vedi chiaramente, stupendoti addirittura che non sia evidente a tutti. Ma quello che tu non riesci a vedere, altri lo vedono, a loro volta stupendosi di come tu non possa vederlo. E così via…
    I significati più esoterici, che operativi la più alta liberazione, sono racchiusi nell’insegnamento dei grandi maestri, ad esempio, come messaggi tra le righe di semplici parabole. Non c’è bisogno di occultare la verità, creando cerchie nascoste di iniziati o scrivendo trattati difficili di scienze occulte. La verità è concepita per gradi e, pur essendo una e indivisibile, assume innumerevoli forme tante quanti sono i livelli di comprensione degli esseri umani.
    Quando chiesero al Profeta Muhammad quale fosse la reale Qibla, la direzione rituale verso la quale posizionarsi per compiere la preghiera, egli rispose: “Esistono tante Qibla, direzioni, quanti sono i volti sulla terra” E come potrebbe non essere così?
    Quindi il mio parere è di pubblicare il testo. Ognuno ci coglierà quello che può e vuole.

    Quando poi mi dici che ti è sembrato un ottimo esempio per spiegare cosa sono il “significante” e il “significato” sono d’accordo: la parabola è perfetta. È proprio di questo che tratta!

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